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6 giugno: alea iacta est

Il dado è tratto. Oggi si aprono le urne e gli Italiani saranno chiamati a fare il loro dovere di cittadini. Anche se purtroppo è l’unico dovere che pensiamo di avere noi italiani. La campagna elettorale è stata basata più sul gossip che sulle proposte, sulle iniziative, sui programmi. Nessuno, né a destra, né a sinistra ci ha detto cos’ha intenzione di fare per l’Europa e per l’Italia in caso di vittoria delle elezioni. Poco male, diranno alcuni, tanto tutto ciò che viene promesso viene poi puntualmente disatteso - in casa nostra avviene così. Invece ciò denota una grave crisi della politica italiana.


Non solo crisi morale, ma anche crisi di idee e di uomini. Mentre negli Stati Uniti veniva eletto un uomo di quarantasie anni, da noi ne veniva eletto uno di settantadue - potrebbero tranquillamente essere padre e figlio. Si vedono insomma sempre le stesse facce, quindi è normale che non vi siano nuove idee, ma solo una riproposizione degli stessi progetti di quindici, venti anni fa. La situazione attuale della politica è grosso modo questa: la destra - guidata da quindici anni dallo stesso uomo - sta andando sempre più a destra, follemente attratta dal manganello e dall’idea di regime - che in parte esiste già - ed occupa cannibalmente tutti i posti di comando nell’informazione, nell’editoria, nella politica e nelle commissioni di controllo.

Compiendo tutto ciò in maniera arrogante e insultando chi tenta di mettersi di traverso. Ma nonostante tutto ciò ha la pubblica opinione dalla sua parte. La sinistra -sempre se esiste ancora - guidata da un anno dal vice di colui che la guidava prima, agonizza incapace di fermare ciò che sta accadendo, preoccupandosi solo di litigare con sè stessa e che non riesce a parlare nemmeno più ai suoi elettori. Quindi ci troviamo di fronte ad una destra che probabilmente vincerà anche queste elezioni e diventerà ancor peggiore di quella attuale ed una sinistra che se perderà in maniera eclatante diventerà una larva. Bismarck diceva che un grande statista, quando è privo di un nemico, se lo crea. Purtoppo Berlusconi non è uno statista, e quindi non sente, e non comprende, questa necessità.

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