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500 immigrati dispersi nel Mediterraneo. Li stiamo uccidendo

Ci sono forse 500 persone che sono affogate non lontano dalla costa della Libia. Sono a rischio di vita per trovare un avvenire migliore. Respinte dalle nostre ambasciate. Impossibilitati a muoversi liberamente nel mondo. A causa di una legge italiana che impedisce di avere dei visti regolari per venire a lavorare o stare da noi. Queste persone le abbiamo noi sulla coscienza. Questi essere umani stanno morendo per il nostro egoismo, per non avergli permesso di venire regolarmente sul suolo che riteniamo non sia di tutti. E anche una strage di queste proporzioni non trova quello spazio che dovrebbe avere sui media. Ma se muore un solo italiano siamo pronti a dedicargli pagine e immagini senza fine. La nostra è una cultura dell’orrore.

In Africa e nel Sud del mondo un intero villaggio fa la colletta per mandare un lontano parente in Europa, in Italia. Si parte da terre lontane verso le ambasciate delle varie capitali. Si cammina a piedi e si staziona per settimane od anni davanti a consolati che non ti rilasciaranno mai quel visto per una terra che si crede promessa. Le fortune di una vita di un’intera comunità vengono allora investite su una sola persona perché attraversi il deserto, si affidi a loschi figuri che forse ti traghetterano verso un paradiso possibile. Poi, su quelle maledette barche sconnesse si troverà, spesso, solo la morte: giovani, mogli e bambini.

Nei nostri notiziari vengno trattati come numeri, come carne da macello. Disperati li chiamiamo. Clandestini. Extracomunitari. Pieni di malattie. Chi ce la farà potrà esssere trattato come uno schiavo. Chi non ce la farà peggio per lui. In fondo sono solo esseri umani di serie B...



Ma questi uomini, donne e bambini hanno una storia. Hanno una famiglia, Hanno una comunità a cui fare riferimento. Cercano cibo e un benessere che qui credono facile da ottenere.

Non sanno che se non moriranno, qui da noi li ghettizzeremo, li odieremo, li faremo sentire diversi. Saranno degli extracomunitari, dei clandestini, dei non esseri umani.

Noi questi esseri, che nella loro terra ci accoglierebbero come dei re, li abbiamo tutti sulla coscienza. Muoiono per la nostra indifferenza, per le nostre leggi xenofobe e razziste, per le nostre depredazioni. Muoiono sperando di trovare un mondo migliore. E trovano solo l’inferno.

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