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4 Aprile, Roma. In due milioni al Circo Massimo a fare una "scampagnata"

Come potete ben vedere dalla foto sopra, ieri a Roma eravamo davvero in pochi. "Uno sciopero contro la pioggia", come ha giustamente detto Brunetta. "Una scampagnata per il bel tempo", ha detto qualcun’altro.

Il Manifesto, ovviamente, mira più vicino e centra il bersaglio con una prima pagina titolata "Capo Lavoro", mentre il Corriere della Sera, fresco di nuova direzione, decide per la totale soggettività dell’informazione e relega la manifestazione alla ottava pagina, servendo come antipasto la battuta di Berlusconi alla richiesta di Epifani di un tavolo contrattuale "Un tavolo? in testa glielo dò"

Il circo massimo era pieno, stracolmo, la gente non riusciva ad entrare. Le vie adiacenti erano piene anch’esse, come fiumi durante la stagione delle pioggie. E’ strabiliante quanto si possa dire per delegittimare una tale e imponente adunata di persone. Credo che sia strabiliante ed ottuso perchè una manifestazione del genere non è una tornata elettorale, non delegittima il governo: lancia segnali che un governo deve saper interpretare.


Una giornata bellissima, quella del 4 Aprile a Roma. Le strade sono colorate, sono presenti italiani da tutta la penisola, ma non solo: sono tantissimi gli extracomunitari provenienti da tutto il mondo che camminano per le strade assieme a noi. Il rosso della Cgil domina ovunque come colore, e cammina su volti neri, gialli e bianchi. Ce n’è per una intera bandiera della pace.

Tutti sorridono, perchè è bellissimo essere insieme, assaporare passo per passo quel dolcissimo sapore che ha l’uguaglianza, il trovarsi insieme: il sapore della comune identità.

Da una parte una bandiera di Bari, dall’altra una di Vicenza, ci sono volti che hanno sopra il sorriso qualche segno di una nottata scomoda in un pullman, eppure sono qui, camminano al mio fianco.

Quanta fatica fa la gente, a volte, per scioperare contro la pioggia...


Ci sono rappresentanti dell’onda anomala studentesca, ci sono i partigiani, a ricordare le origini e le battaglie passate, ci sono gli operai, il mondo della scuola, i genitori che chiedono il tempo pieno, i braccianti agricoli, i disoccupati, e tutti coloro che credono in un futuro diverso, migliore.

Tutti lì per ricordare che non esiste il mondo del lavoro senza contrattazione, per ricordare la necessità del diritto a dissentire, il primo dei diritti: il diritto allo sciopero.



Guglielmo Epifani inizia a parlare, a una platea pronta, carica, che ha fatto piovere (appunto) applausi su di un delegato Flai extracomunitario, risate su Pravettoni e qualche lacrima sui racconti dell’Ilva di Taranto.

Guglielmo Epifani inizia a parlare e si legge sul suo volto, anche a metri e metri di distanza, lo sdegno, la volontà di lottare, la sincerità delle parole. Non è un trascinatore di masse, ma sa misurare le parole, sa centellinarle ad una ad una, affinchè non ci sia modo di interpretarle male o malignamente.


Inizia ricordando la precedente affluenza al Circo Massimo, quando segretario era Cofferati, ed ammette che è stata una sfida, e non facile, l’idea di provare a riempirlo nuovamente.

Poi parla dell’accordo separato, "hanno votato tre milioni e seicentomila persone per comunicare il No ad un accordo separato, adesso è necessario un referendum unitario e vincolante", e della nullità dell’impegno del governo contro la crisi: "c’è un abisso tra quello che avrebbe potuto fare contro la crisi e quello che ha fatto finora" (...) "Tanti precari perdono il posto, ma per loro non è chiaro cosa sia disponibile, e comunque è poco per troppo pochi. Perchè non si attua una moratoria dei licenziamenti? Non si è sospesa la Bossi-Fini e tanti immigrati perdono con il lavoro il permesso di soggiorno."

Il lavoro, i licenziamenti, l’ombra e la paura di una crisi che si sta spargendo a macchia d’olio come un fantasma. Sono ben 16 milioni le persone che in Italia guadagnano meno di 1300 euro al mese. E gran parte di queste non arriva ai 1000 al mese. in questo 2009, solo tra le donne, saranno ben 340.000 a perdere il posto di lavoro. E ai pensionati si pensa dando l’elemosina di quaranta euro con una social card.

E’ necessario un nuovo tavolo col governo, in cui si possa parlare, in cui si venga ascoltati, in cui, veramente, come Berlusconi stesso ha detto da Strasburgo, ci sia sempre più attenzione al sociale. Ed anche senza di esso "ci siamo adoperati in questo anno per 5000 accordi sul lavoro all’interno delle imprese" , tra lavoratori e dirigenti, "ma questo i giornali non lo dicono".

Questo il succo del discorso di Guglielmo Epifani.
Anche lui sommerso da applausi, accalorato da un forte sole e da un abbraccio di una folla immensa e sorridente, intrisa del coraggio di chi vuole credere.

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