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25 aprile: giorno di eterna resistenza

Celebrare significa ricordare davvero, cioè col cuore: vivere il significato reale di quei momenti storici per comprendere e contrastare le nuove forme di oppressione: "ora reinventiamoci la resistenza.

Ogni tempo ha il suo fascismo: se ne notano i segni premonitori dovunque la concentrazione di potere nega al cittadino la possibilità di esprimere ed attuare la sua volontà. A questo si arriva in molti modi, non necessariamente con l'intimidazione poliziesca, ma anche negando o distorcendo l'informazione, inquinando la giustizia, paralizzando la scuola, diffondendo in molti modi sottili la nostalgia per un mondo in cui regnava sovrano l'ordine, ed in cui la sicurezza dei pochi privilegiati riposava sul lavoro forzato e sul silenzio forzato dei molti. (Primo Levi)

Oggi 25 aprile, giornata di festa nazionale per l'anniversario della liberazione dal nazifasismo, è un giorno di riflessione. Riflettere significa davvero celebrare al meglio questa ricorrenza, vitalizzandone il suo significato originario. Il pericolo che questi eventi storici cadano nell'oblio collettivo è reale, e ciò non dipende dall'incapacità di fissare sul calendario quella data. Non è necessario cancellare le date di quelle ricorrenze per far perdere il significato storico di quei momenti che hanno determinato la nostra identità.

Al contrario, oserei dire che oggi il pericolo consiste proprio in questo tentativo di “formalizzare” il ricordo: è proprio nel momento in cui questi eventi diventano “giornata della memoria” che si rischia di scadere in celebrazioni retoriche, in vuoti ritualismi privi di contenuto reale. Quell'evento storico assume una dimensione extratemporale, e diventa quindi una cornice priva valore che fa perdere significato a quell'evento storico ma attuale. Passato ma presente. Sì, questo è il punto.

I romani ritenevano che il luogo della memoria risiedesse nel cuore. Il verbo “Ricordare” infatti deriva dalla radice “cor”, cioè cuore: “ricordare” significa “ripassare dalle parti del cuore”. Bisogna pertanto rivere col cuore quell'evento per renderlo attuale.

Ascoltiamo le parole di chi quell'evento l'ha vissuto davvero in carne e ossa, col cuore: videointervista: http://www.unita.it/culture/il-partigiano-max-ora-br-reinventiamo-la-resistenza-1.285716

E' urgente creare il fronte della rigenerazione democratica con tutti i partiti, gruppi civili e cittadini del paese. Rinnovare l'impegno democratico”: così vede la prossima celebrazione della Liberazione, il partigiano Massimo Rendina, nome di battaglia “Max il giornalista”, comandante della divisione Garibaldi, che prese parte alla liberazione di Torino. Per l'attuale Presidente dell'ANPI di Roma, questo 25 aprile 2011 assume il significato particolare di una lotta contro la grave involuzione democratica e il disimpegno collettivo odierno.”

Parlando con il cuore, nella Casa della Memoria, tra le viuzze nascoste di Trastevere, Rendina confessa che teme l'affermazione delle destre xenofobe e i fantasmi dell'intolleranza che rigurgitano nel cuore dell'Europa. Sottolinea che, “non si potrebbe tornare oggi al fascismo” ma, citando Benedetto Croce, “non bisogna guardare solo ai gruppi e movimenti fascisti, ma alla mentalità fascista. Quella sì, perché si converte oggi in un neo-populismo di destra che riduce il Parlamento a vaga camera di registrazione”...
(dall'Unità)

Chiunque può constatare lo slancio ideale, umanistico e profondamente attuale delle parole del novantenne partigiano Massimo Rendina, che denuncia dopo, in conclusione dell'articolo, le barbarie che ancora oggi si consumano a casa nostra, accuratamente mascherate: “Nel non riconoscere nei profughi, indipendentemente dalla pelle, un nostro fratello, stiamo colpendo la persona umana nella sua essenza. Una pericolosa deriva, quando un “noi” decide arbitrariamente chi espellere dal genere umano e chi può farne parte”
Dal ricordo del fascismo passato arriva lo slancio verso il futuro di resistenza.


Questo è il miglior modo di celebrare questa giornata: riflettere, cioè ricordare, davvero, con il cuore per resistere ancora. Solo chi ha vissuto quei momenti, solo chi ricorda, rivivendo quei momenti col cuore, può oggi riconoscere il volto del “nuovo” fascismo, dell'oppressione e dell'ingiustizia: i soprusi del “nuovo” fascismo cambiano solo volto ma non in sostanza.

Sarà sicuramente sbagliato, da un punto di vista storiografico, considerare diversi fenomeni di oppressione, storicamente e geograficamente lontani e eterogenei, sotto l'etichetta di “fascismo”; me ne rendo conto, ma proviamo a rileggere “l'eterno fascismo”, il celebre pamphlet di Umberto Eco, non come un insalata dove il complottismo dei telepredicatori della la destra conservatrice americana, lo stalinismo, il totalitarismo nazista e l'autoritarismo fascismo, vengono messi sulla stessa linea per fissare elementi eterni del fascismo che non muore mai, ma proviamo invece, ciascuno di noi a riscrivere - in base alla propria esperienza personale - quella lista, l'elenco di quelle che secondo noi oggi sono le caratteristiche del fascismo eterno: il fascismo che non muore mai; quello che esiste ancora oggi o in forma latente e strisciante oppure in modo vivo e manifesto.

Perché, se se è vero che esistete un fascismo eterno allora sarà anche vero che c'è una resistenza eterna che di volta in volta va ripensata . Ancora oggi, siamo chiamati in Italia a resistere contro :

-il berlusconismo, peggiore degenerazione culturale, etica e civica della politica italiana dal dopoguerra ad oggi;
-le diverse forme di leghismo, particolarismo xenofobo e cecità culturale.
-le mafie che, con opportune convivenze, corrompono i diritti civili umiliando la dignità dei cittadini,
-i nuovi padroni che servendosi della “neolingua” (Vedi “ur fascismo” N.14) utilizzano il termine “flessibilità” per “precariato”, ovvero “nuova forma di schiavitù”
- contro tutte le nuove e vecchie forme di oppressione, di arroganza, di prepotenza e ingiustizia.
-... etc, etc, 

Insomma come non dare ragione, oggi 25 aprile, al partigiano Max: “ora reinventiamoci la resistenza.”

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