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150 anni di Poste, come non festeggiare?

L'otto maggio il Presidente Napolitano ha inaugurato la mostra dedicata ai 150 anni di Poste Italiane, a fargli strada per spiegare il passato ed il futuro dell'azienda il presidente Ialongo e l'Ad. Sarmi.

Il primo ha ringraziato "tutte le persone di Poste Italiane che ogni giorno garantiscono con qualità e attenzione servizi ai cittadini, alle imprese e alle istituzioni. Grazie all’impegno di tutti Poste Italiane è riuscita nell’obiettivo di aumentare costantemente efficienza e competitività conservando sempre lo spirito originario e i valori che da un secolo e mezzo ne animano l’attività" e vi assicuro che le parole sono esattamente queste, non si tratta di ironia o satira.

Poste, che non fa altro che mirare al profitto, dimenticando il proprio personale e il servizio al cittadino, mai stato così inefficiente, ringrazia tutti. Fondamentalmente ringrazia anche noi, prima di mandarci a casa. Forse ci ringrazia per non aver ancora invaso come un'orda di barbari, in cerca di facile bottino, tutti gli uffici d'Italia.
 
Sarmi, dal canto suo, dice: "In 150 anni di vita Poste Italiane ha assicurato la sua presenza capillare nelle metropoli come nei più piccoli centri ed ha saputo cogliere le esigenze sempre più articolate della società che chiede servizi semplici e contenuti innovativi. Poste ha saputo rispondere offrendo ai cittadini servizi postali e di comunicazione, finanziari, assicurativi, telefonici e di e-Governement ricevendo l’apprezzamento comune. La mostra è l’occasione per condividere la nostra festa con l’intero Paese, per raccontare la nostra storia, anticipare la visione di ciò che Poste Italiane sarà in futuro, un futuro già cominciato".

Vogliamo ricordargli che Poste viene segnalata in Parlamento più di una volta al giorno per la propria cattiva gestione; vogliamo ribadire che nei piccoli centri, Poste sta chiudendo tutti gli uffici; vogliamo sottolineare che con l'idea di effettuare il recapito una volta ogni due giorni per zona ha definitivamente abiurato il recapito? Dove ha saputo cogliere le esigenze dei cittadini? Vogliamo ricordare che alcuni spedizionisti e-bay internazionali non spediscono più in Italia perché non si fidano della qualità del recapito in Italia? Il futuro è già cominciato e sappiamo bene come.
 
Voglio chiudere scrivendo al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che avrà sicuramente apprezzato la mostra e le belle parole, magari facendo qualche intervento compiaciuto:
 
Gentilissimo Presidente Giorgio Napolitano,
l'otto maggio Lei ha tagliato il nastro di celebrazione di un'azienda assassina (Poste Italiane Spa), che vuole smantellare il suo autentico lavoro, il recapito, al fine di ottimizzare i profitti, mandando a casa migliaia di famiglie. Iniziando dai lavoratori degli appalti postali, circa 3000 persone, che a luglio perderanno il lavoro, senza alcuna motivazione.
 
Poste Italiane, un'azienda in pieno profitto dichiarato, in piena e soddisfacente crescita dichiarata, taglierà utili ed indispensabili posti di lavoro, mancando di offrire gli appalti in alcune città, espletandoli come ridotti del 50% in altre. Il risultato sarà di 2000 persone a casa e servizio postale ancora meno efficiente.

Ribadisco che il fatto assurdo è che 2000 persone perderanno il posto di lavoro senza una vera motivazione: Poste Italiane S.p.a. è un'azienda di azionariato statale che dovrebbe tutelare il lavoro, invece di ottimizzare il profitto, peraltro molto alto se si pensa che ha chiuso il 2011 con un utile dichiarato di 846 milioni di euro.
 
Poste ha dichiarato ai giornali economici la propria soddisfazione per il bilancio e la conferma del trend positivo di crescita, grazie anche al settore finanziario-assicurativo. Ha sì ammesso un lieve calo nel settore recapito (si parla del 5%), ma lo ha totalmente attribuito al lancio dei propri nuovi prodotti: posta certificata e raccomandata on line.
 
Inoltre in un solo anno in parlamento sono state presentate 323 interrogazioni parlamentari (più di una al giorno) sul malfunzionamento di poste Italiane a cui né l’Ad. Sarmi, né il ministro dell’economia o del trasporto hanno risposto con una giustificazione unitaria, ma sempre asserendo che “uno sbaglio può capitare”.
 
Poste Italiane, al di là delle dichiarazioni programmatiche, non funziona, e vuole smantellare uno dei suoi servizi, al fine di renderlo più proficuo, e di conseguenza meno funzionale ai cittadini italiani, che si prenderanno le conseguenze di una pessima gestione di un gruppo di avvoltoi.
 
Poste Italiane non ha deciso di tagliare per essere più competitiva nel mondo della globalizzazione, non ha deciso di investire in software (5000 uffici in crash solo due settimane fa hanno immobilizzato l’azienda), o persone, ha semplicemente deciso di tagliare per ottimizzare ancora di più i profitti, e a pagare saremo solamente noi dipendenti degli appalti postali, e forse, anche qualche collega postino.
E' macelleria sociale. Presidente, dall'alto del suo ruolo, voglia ricordare a queste persone quali sono i meriti del fare impresa, come un vero imprenditore deve saper gestire le risorse, trattare i propri dipendenti, voglia ricorda loro che ogni persona ha diritto ad uno sguardo lontano sull'orizzonte futuro.
Un caloroso saluto
 
P.S. Invio personalmente questa lettera al Presidente della Repubblica, se volete fate altrettanto, basta fare copia-incolla e spedire tutto con la vostra firma anzichè la mia, in questo form apposito: https://servizi.quirinale.it/webmail/.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.133) 11 maggio 2012 15:02

    Puntualizzo, da venditore ebay rovinato dalle Poste Italiane, che le tariffe x le spedizioni verso l’estero non sono assolutamente concorrenziali essendo il doppio di quelle inglesi e tedesche e che molti venditori statunitensi non spediscono in Italia per evitare ulteriori grane e seccature? Ecco un esempio di come si incentiva il lavoro, vero ministro Passera?
    Grazie dell’articolo. Fabrizio

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