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  • Primo articolo mercoledì 03 Marzo 2011
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  • Di Luca Troiano (---.---.---.225) 13 agosto 2011 10:04

    Va bene dire che in seguito alla crisi la gente è scesa in strada, il governo si è dimesso, ecc.. ma sono necessarie alcune precisazioni: prima del 2008,

    1) gli islandesi non erano MAI scesi in strada e nessun governo si era MAI dimesso per palese inefficienza.
    2) NESSUN politico girava con la scorta e NESSUNA banca aveva guardie giurate all’ingresso.
    3) l’informazione era completamente LIBERA (tanto che l’Islanda risultava al primo posto nella classifica di Freedom House, assieme alla Finlandia) mentre in seguito alla crisi il governo mise un filtro alle notizie in tv.
    L’Islanda rappresenta un interessante caso studio dal punto di vista sociologico, sia per l’esame tra i periodi pre e postcrisi che per l’analisi dell’attuale evolversi delle vicende sociopolitiche.
    Ma stiamo comunque parlando di un Paese completamente diverso dal nostro, per cui i paragoni tra le reazione che hanno avuto loro e quella che dovremmo avere noi, che in questi giorni fioccano sul web, secondo me sono fuori luogo e inopportuni. Da noi il malcontento sociale e il disprezzo per il governo sono la regola, da loro l’eccezione. Dunque non so a cosa serva esaltare il contegno del popolo islandese senza sapere che stiamo parlando di una società completamente diversa dalla nostra. 
    In Italia scendiamo in piazza per mille ragioni diverse, in teoria, in pratica sempre contro Berlusconi. è mai cambiato qualcosa? Giudicate voi.
    Ps Oggi su Fb gira perfino un articolo in cui si dice che le manifestazioni antimanovra sono in programma da settembre. Segno che pure gli "indignados" vanno in vacanza, denotando quanto sia efficace e sentita la nostra "partecipazione" alla cosa pubblica.
    L’Islanda è un’altra cosa.
  • Di Luca Troiano (---.---.---.225) 13 agosto 2011 09:49

    L’articolo di cui si parla dovrebbe essere quello di Degl’innocenti su Il Cambiamento.

    Ciò che sta accadendo in Islanda è certamente un autentico esempio di democrazia, ma è bene precisare che la storia del debito è tutt’altro che archiviata.
    All’indomani del referendum di aprile avevo scritto un articolo sulla possibilità che Regno Unito e Olanda citassero lo stato islandese in tribunale per ottenere il risarcimento dovuto. Quando ne ho parlato non era stata ancora coniata l’espressione "rivoluzione silenziosa", tuttavia il rischio di dover per il popolo di pagare comunque incombeva allora e incombe oggi.

    Quanto al parallelo tra loro e noi, è più facile in astratto che in concreto. Le differenze demografiche, economiche, politiche e socioculturali tra Italia e Islanda sono così profonde che trasporre l’esperienza islandese in casa nostra è pure utopia.
    Ma la mia è solo una banalissima e umilissima opinione. Chiunque, sognatore o meno, sarà libero di smentirmi.
  • Di Luca Troiano (---.---.---.250) 10 agosto 2011 18:25

    Dagong aveva declassato il debito Usa già mesi fa. Lungimiranza o leverage politico? Ai posteri l’ardua sentenza.
    Io mi sono concentrato sulle agenzie delle nostre latitudini, che alle nostre orecchie fanno più "rumore".

  • Di Luca Troiano (---.---.---.137) 3 agosto 2011 11:03

    Questo è quello che scrivevo 6 mesi fa, quando tutti erano troppo inebriati di "entusiasmo" per guardare in faccia la realtà.
    Oggi dicono le stesse identiche cose, ma 6 mesi dopo.

  • Di Luca Troiano (---.---.---.245) 26 luglio 2011 12:59

    Io pensavo che la Repubblica italiana fosse fondata sul cemento :D

    Comunque articolo interessante.

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