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I Cosplayers alla Japan Expo di Parigi - Reportage foto

Avete presente i quarantenni afflitti da precoce pinguedine che infestano le anteprime dei film di Star Wars travestiti da C3PO e da Obi One Kenobi, brandendo spade laser di neon violaceo? Ok, resettate, quelli al Japan Expo di Parigi non ci sono. Perché qui, nella più grande fiera europea di cultura popolare nipponica, si fa sul serio e i Cosplayers che invadono gli enormi padiglioni sembrano tutto fuorché impiegati delle poste con problemi di socializzazione.

Una ragazza bellissima, lineamenti sottili e tipicamente francesi, sorride all’amica mentre una ciocca di lunghi capelli azzurri le scende lungo gli zigomi alti. Dalla fronte, un elmo sottile si protende fino ad incorniciare l’ovale. Indossa un’armatura dai riflessi metallici, che copre anche le gambe e le braccia fino alla prima falange. Sulle spalle, due ali enormi, anch’esse azzurre, fatte di plexiglass opaco e intarsiate di rune in rilievo. Finita la sigaretta si dirige verso l’ingresso, si abbassa sulle gambe per permettere all’impalcatura sottile che si porta addosso di passare attraverso le porte e fa il suo ingresso nell’hangar. Si dirige verso il palco per partecipare al prossimo contest, mentre le luci pulsanti dello area games si riflettono sulla spada che stringe nel pugno.

I cosplayers si muovono in gruppi o da soli, accompagnati da semplici esseri umani. Giocano con l’ultimo titolo della playstation 4, acquistano fumetti nei quali riflettere la propria immagine come in uno specchio di carta e attendono composti il loro turno per salire sul palco. Non ci sono obblighi in questo luogo, se non quello di pagare il biglietto, ma chi spende ore infinite in laboratori domestici e migliaia di euro per assomigliare alla rappresentazione dei propri desideri non può limitarsi alla mera presenza. Il palco è accessibile a tutti, basta aspettare il proprio turno prima di percorrere i pochi gradini che separano l’artista dal pubblico. Almeno 500 persone, armate di macchine fotografiche, sorridono sedute per terra. Molti, là in mezzo, indossano i propri costumi in una sorta di duplicazione del palcoscenico

Salgono in dieci, compagnia teatrante nei panni di un team dell’universo Naruto, coperti di stoffe sulle gradazioni del rosso. Si dispongono nell’ordine previsto e con un cenno fanno partire la musica. Il presentatore (c’è anche lui) invita il gruppo ad assumere la posa prescelta. I ninja si dispongono con ordine, si abbassano sulle gambe come lottatori di arti marziali, sfoderano le magnum da manga e allungano le braccia verso il pubblico simulando le gestualità dell’incantesimo. Dopo la prima, la seconda posa. Trenta secondi e l’esibizione è conclusa, tra la musica che scema e gli applausi del pubblico accovacciato. Basta questo ai cosplayers, prima di uscire al sole e rispondere con un sorriso alle richieste dei fotografi, che ronzano come cavallette inebriate dal profumo del grano.

Non tutte le interpretazioni riescono, ma ognuno prova a sembrare qualcosa di nuovo. Una quindicenne timida vestita da ragazza del west accenna dei passi di danza sulle note di una musica da saloon. Si applaude da sola prima di smuovere il pubblico a un briciolo di compassione. Un’altra creatura si presenta coperta da una folta pelliccia di pile. Gialla. E’ travestita da Pikachu, dannuncia stupita al presentatore incapace di riconoscerne i panni. In effetti, non assomiglia poi molto al mostriciattolo con la coda a saetta che aveva inebetito un’intera generazione a cavallo degli anni duemila, ma le pose non mancano e l’entusiasmo, una volta partita la musica, non le fa difetto.

Cosa spinge le anime delicate e inquiete dell’adolescenza (non necessariamente anagrafica) verso il Japan Expo e i suoi numerosi spin-off, preparando i costumi con cura da amanuensi e spendendo cifre notevoli per l’acquisto degli accessori necessari? Alcuni cosplayers, pochissimi, raggiungono fama e successo, riuscendo a trasformare la propria passione in una fonte di guadagno e girando il mondo da una fiera all’altra. La maggior parte di questi adolescenti e giovani vecchi pizzicati dalla taranta mangaka ci provano e basta, si divertono, stringono amicizie e si preparano per la prossima battaglia nell’arena dei Pokemon.

 

Fotografie: Luca Marchesini

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