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Giuseppe Fusco

Ho studiato Teologia e Filosofia presso l'Università Gregoriana di Roma, specializzandomi in Filosofia Sistematica.
Ho vari anni di esperienza nella cooperazione internazionale. Tra i miei interessi principali i diritti umani, la giustizia sociale, la comunicazione sociale e interculturale. Questi mi hanno portato a frequentare vari corsi di formazione e approfondimento in Italia e all'estero.
Credo nella comunicazione partecipativa come momento di crescita culturale e democratica, per questo cerco di dare il mio contributo su AgoraVox. Nei limiti delle mie possibilità offro la mia collaborazione anche su Wikipedia.

 
 
 
 
 

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  • Primo articolo lunedì 03 Marzo 2010
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Ultimi commenti

  • Di Giuseppe Fusco (---.---.---.82) 4 giugno 2011 17:09

    Per chi fosse interessato, il RAPPORTO ANNUALE 2011 di Amnesty International (consultabile su http://www.50.amnesty.it/rapportoannuale2011) riporta violazioni dei diritti umani nelle varie parti del mondo, con le schede dei vari paesi o aree.
    Tra parentesi il numero dei paesi o aree presi in considerazione:

    A) Africa Sub-Sahariana (38):
    http://www.50.amnesty.it/rapportoannuale2011/africa-subsahariana

    B) Americhe (26):
    http://www.50.amnesty.it/rapportoannuale2011/americhe

    C) Asia e Pacifico (28):
    http://www.50.amnesty.it/rapportoannuale2011/asia-pacifico

    D) Europa e Asia centrale (46):
    http://www.50.amnesty.it/rapportoannuale2011/europa-asia-centrale
    tra cui l’Italia:
    (1) http://www.50.amnesty.it/rapportoannuale2011/italia
    (2) http://www.50.amnesty.it/rapportoannuale2011/italia/aggiornamento)

    E) Medio Oriente e Africa del Nord (19):
    http://www.50.amnesty.it/rapportoannuale2011/medio-oriente-nord-africa

    Magari non sarà completissimo, ma non credo si possa accusare Amnesty International dicendo che "L’ipotesi che ci si debba indignare per violazioni dei diritti dell’Uomo che avvengono a casa nostra non è neanche lontanamente presa in considerazione". O che Amnesty International chiede "Di indignarci per tante nefandezze che avvengono rigorosamente al di fuori dell’Occidente progredito".

    La Home Page di un sito non è tutto il sito e tanto meno tutto il lavoro dell’Organizzazione che rappresenta.

  • Di Giuseppe Fusco (---.---.---.82) 19 aprile 2011 18:44

    Carissima Dottoressa Emilia Urso Anfuso,
    sono sinceramente contento dell’esperienza positiva che ha avuto in una delle strutture del gruppo Tosinvest, come figlia di una ricoverata.
    Purtroppo non è stata la mia esperienza, e lo stesso per molti altri che ho avuto modo di conoscere.
    L’anno scorso, nel suo ultimo periodo di vita, mio padre è passato anche per il San Raffaele di Cassino (proprio gruppo Tosinvest) e ho avuto modo di conoscere la struttura marmorea di quella clinica. Ben poco ho visto della professionalità dei medici, degli infermieri e dei portantini che vi lavorano. Piuttosto la loro indifferenza, saccenteria e arroganza.
    In quella struttura mio padre non solo non è stato trattato come una persona, ma neanche come un numero, magari sarebbe arrivato il suo turno per essere assistito con dignità. Invece è stato trascurato, quando non maltrattato, proprio in quella clinica.
    Mio padre aveva bisogno di assistenza continua e a noi familiari non è stato permesso di restargli accanto se non nel tempo per loro (burocraticamente) accettabile, solo orario visite (un’ora a pranzo e due la sera - e non siamo neanche di Cassino) con l’assicurazione che loro avrebbero provveduto a tutto. Abbiamo scoperto che non riceveva neanche un goccio d’acqua. Ed era estate. Immagini il resto!
    Quando arrivavamo lo trovavamo per lo più triste e più di una volta è capitato di vederlo piangente per le umiliazioni subite. Non si può descrivere come faccia male vedere un genitore in quelle condizioni.
    Mio padre è caduto in depressione proprio in quella maestosa struttura.
    Inutile è stato arrabbiarsi con chi lo aveva in cura.
    Ho firmato per farlo uscire e appena fuori ho visto in lui un segno, seppur labile, di ritrovata serenità.

    Giuseppe Fusco

  • Di Giuseppe Fusco (---.---.---.82) 16 marzo 2011 16:49

    Mi permetto di aggiungere questa notizia appena letta su Il Sole 24 Ore (http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-03-16/nuove-scosse-costa-orientale-082804.shtml?uuid=Aai8ItGD):

    Wikileaks accusa il governo: «Sapevano che le centrali erano a rischio»
    Il Giappone sapeva da oltre due anni che i suoi impianti nucleari non sarebbero stati in grado di reggere l’urto di un potente terremoto. A rivelarlo è un cablogramma Usa diffuso da Wikileaks, secondo cui nel dicembre 2008 un funzionario dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica informò Tokyo che le norme di sicurezza delle sue centrali erano obsolete e che un violento sisma avrebbe posto problemi seri agli impianti.
    Nel documento riportato dal Telegraph (http://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/wikileaks/8384059/Japan-earthquake-Japan-warned-over-nuclear-plants-WikiLeaks-cables-show.html) si afferma inoltre che le autorità giapponese si opponevano alla sentenza emessa da una corte per chiudere una centrale, perchè ritenuta insicura in caso di sisma. «L’Agenzia giapponese per la sicurezza nucleare e industriale ritiene che il reattore sia sicuro e che tutti i test di sicurezza siano stati condotti in modo appropriato», riferirono i diplomatici Usa. Nel 2009, Tokyo riuscì a far revocare la sentenza.
    Il cablogramma riporta anche la denuncia fatta nell’ottobre 2008 da un deputato giapponese ai diplomatici Usa, secondo cui il governo stava «insabbiando» gli incidenti nucleari.

  • Di Giuseppe Fusco (---.---.---.82) 3 marzo 2011 14:00

    "Se vivevo in Russia o anche in Cina, o in qualsiasi paese totalitario, forse potrei capire il rifiuto di alcuni privilegi basilari del Primo Emendamento, perché loro non si sono impegnati in questo ... Da qualche parte ho letto della libertà di parola. Da qualche parte ho letto della libertà di stampa ..."
    Martin Luther King jr., I See the Promised Land / I’ve Been to the Mountaintop (1968)

  • Di Giuseppe Fusco (---.---.---.131) 24 febbraio 2011 13:53

    1994. Mentre in Rwanda avveniva una carneficina ...

    Christine Shelley, portavoce del Dipartimento di Stato Americano, evita di parlare di genocidio. Dice diplomaticamente (ovvero ipocritamente) che stavano verificandosi solo "atti di genocidio". Allora ...

    Un giornalista chiede "Qual è la differenza tra atti di genocidio e genocidio?"

    Christine Shelley (imbarazzata) "Beh, penso, ehm ... come sa ... c’è una definizione legale di ciò. C’è stata una grande discussione sulla definizione ... ehm ... si applica la definizione di genocidio contenuta nella Convenzione del 1948 ... ehm ... non a tutte le uccisioni che ci sono state in Rwanda ... ehm ... può essere applicato quel termine ... stiamo provando a chiamare le cose per come le vediamo finora ... ehm ... abbiamo ragione di credere che si siano verificati atti di genocidio"

    Il giornalista incalza: "Quanti atti di genocidio servono per fare un genocidio?"

    La signora Shelley "Non sono nella posizione di rispondere a questa domanda".

    Questo in sintesi il dialogo tra i due.

    Ammettere il genocidio avrebbe obbligato a un intervento immediato da parte dell’ONU. Gli Stati Uniti, parte del Consiglio di Sicurezza, impedirono questo intervento immediato.

    In Rwanda ci furono circa UN MILIONE di morti in 100 giorni.

    2011. Mentre in Libia avviene una carneficina ... "non possiamo basarci sui racconti ..."

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