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I Bambini giocano alla pace e i grandi alla guerra, rubando soldi ai bambini

Mentre il Venezuela protegge i bambini almeno dai giochi bellici, in USA i bambini sono costretti a digiunare per contribuire alle spese di guerra. Questione di interpretazione dei diritti (opzionali) dei bambini.

Ci sono tanti modi per giudicare le civiltà. Spesso tutto si riduce al progresso tecnologico o al livello economico. Ma c’è anche la cultura. Senza dimenticare la situazione socio-politica. Non tralasciando le altre, che comunque le appartengono, esaminando quest’ultima si dovrebbe considerare il raggiungimento di alcuni traguardi quali la pace, i diritti umani e civili (rispetto della persona, democrazia, giustizia), etc. In tutto ciò non si possono ignorare i bambini. Ma chi è più potente e ha più mezzi per imporsi, riesce a relativizzare questo e molto più.
 
Le guerre, come ogni forma di violenza, sono il calpestamento dei diritti. Non si può negare che i bambini, essendo i più indifesi e vulnerabili, pagano maggiormente. Non solo numericamente. Esclusione dall’istruzione, fame, malattie, violenze (anche sessuali), disabilità fisiche, traumi psicologici, separazione dalla famiglia e/o società di provenienza, morte. E c’è sempre un loro coinvolgimento. Passivo o attivo (non dimentichiamo i bambini soldato).
 
Due notizie emblematiche di quest’anno, di carattere opposto, su come si affronta il problema delle guerre. E come si guarda ai bambini.
  • In Venezuela, il 3 marzo è entrata in vigore una legge che proibisce la fabbricazione, l’importazione e la vendita di videogiochi e giocattoli bellici e di natura violenta. Con pene molto severe per i trasgressori.
Una legislazione all’avanguardia. Non si vuol dire che il Venezuela è un paese pacifico (per ora). Quale lo è? Non sarà la soluzione al grave problema della violenza, come si ammette realisticamente. Ma si vuole fare qualcosa e si comincia dai bambini. Dovremmo imparare.
  • Il sito Peacereporter informa che gli Stati Uniti lasciano intatta la spesa militare. In particolare si considera l’acquisto dei caccia anti-radar F-35. Ben 2500. Con un costo (382 miliardi di dollari) che supera la metà dell’attuale budget della Difesa (715 miliardi di dollari). Il Segretario della Difesa, Robert Gates, afferma che questo programma è “il cuore del futuro trasporto aereo da combattimento tattico per i nostri servizi, per cui l’importanza di questo programma può difficilmente essere sopravvalutata”. Certo. Impossibile rinunciare. Allora per diminuire il deficit pubblico americano bisogna pensare a qualche altra cosa. Eccola. La nuova maggioranza alla Camera dei Rappresentanti ha bloccato il disegno di legge che garantisce nelle mense scolastiche pasti gratuiti ai bambini bisognosi. “Ognuno riconosce l’importanza di estendere i programmi per la nutrizione infantile, ma estendere non significa espanderli” ha dichiarato il deputato repubblicano John Kline.
Interessante sofisma. Tutto da studiare. Peccato non si pensi che i bambini sono il cuore del futuro della nostra società. È su di loro che si dovrebbe davvero investire. Mentre la guerra non assicura alcun futuro. In realtà è il rinnegamento del futuro.
 
Questo dopo il taglio dei sussidi federali ai disoccupati. Più di qualcuno sarà anche genitore di quei bambini.
 
Purtroppo vediamo come i bambini pagano sempre il prezzo delle guerre. Economico o altro. Direttamente o indirettamente. Avvengano sotto casa o a migliaia di chilometri di distanza. Perché i grandi sono convinti che ci sia sempre qualcosa di più importante. I bambini possono aspettare. Magari all’infinito. Si può rubare loro perfino i soldi del cibo. Per la guerra i soldi non possono mancare. Meglio comincino a imparare da piccoli che alla guerra devono dare tutti una mano. Volenti o nolenti … o dolenti.
 
La Convenzione ONU del 1989 sui Diritti dell’infanzia, afferma che si deve “vigilare” affinché coloro “che non hanno raggiunto l’età di quindici anni non partecipino direttamente alle ostilità” (art. 38/2), aggiungendo che reclutando “persone aventi più di quindici anni ma meno di diciotto anni, gli Stati parti si sforzano di arruolare con precedenza i più anziani” (art. 38/3).
 
Leggendo queste parole viene quasi da sorridere. Amaramente. A parte che l’età indicata per la partecipazione “diretta” è già un problema. E quello “sforzo” di cui si parla sembra un po’ ridicolo. Ancora più grave è che implicitamente si ammetta la partecipazione “indiretta” di chi ha meno di 15 anni. Un concetto che, come abbiamo visto, può risultare abbastanza ampio. E compromettente per molti. Allora si decide di non affrontarlo.
 
Per riparare a questa situazione, nel 2009 si è creato un “Protocollo opzionale sul coinvolgimento dei minori nei conflitti armati”. Già il titolo fa insospettire. Un passo avanti. Opzionale. Come se i diritti fossero una concessione. E si fa se capita. O se qualcuno se la sente. Ma c’è un qualche progresso? I tredici articoli sembrano voler migliorare la situazione esistente. In apparenza.
 
Art. 1: “Gli Stati parti adottano ogni misura possibile in pratica, per vigilare che i membri delle loro forze armate di età inferiore a 18 anni non partecipano direttamente alle ostilità.”
 
Quindi l’età ora viene elevata. Ma resta ancora quello strano e ambiguo “direttamente”. E ancora attenzione.
 
Nell’articolo 2 si specifica che sotto i 18 anni non dovrebbe esserci “arruolamento obbligatorio”. Ma c’è la possibilità per quello “volontario” (art. 3/2). E si aggiungono le garanzie da seguire (art. 3/3):
 
a) che tale arruolamento sia effettivamente volontario;
b) che tale arruolamento abbia luogo con il consenso illuminato dei genitori o dei tutori legali dell'interessato;
c) che gli arruolati siano esaurientemente informati dei doveri inerenti al servizio militare e nazionale;
d) che essi forniscano una prova affidabile della loro età prima di essere ammessi a detto servizio.
 
È considerabile “arruolamento effettivamente volontario” se c’è una pressione quale ad esempio il bisogno economico e/o il timore di un futuro altrimenti da disoccupato? Interessante il “consenso illuminato” a cui ci si riferisce. Si guarderà se è stata pagata la bolletta della luce? Il punto riguardo l’informazione sui “doveri” lascia allibiti. Perché non si parte dall’informazione sui diritti inerenti al loro stato di fanciulli? Forse ridurrebbe il numero di “volontari” (anche fosse uno). Ma in realtà neanche i grandi hanno un’idea molto chiara su questi diritti. O non conviene averla. Quindi si decide di lasciar perdere.
 
La “protezione speciale” per chi non ha ancora compiuto 18 anni (art. 3/1) purtroppo non diviene un vero impedimento all’esposizione a eventi bellici. Se non per “i gruppi armati, distinti dalle forze armate di uno Stato” (art. 4/1). In cosa consiste e perché questa distinzione? Non si parla delle stesse persone, inferiori a 18 anni? O lo status cambia a seconda se si è arruolati da pinco o da pallino?
 
Un altro anno del secondo millennio è passato. Il bilancio delle nostre civiltà è ancora abbastanza negativo. C’è un grande bisogno di rimboccarsi le maniche.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.12) 1 gennaio 2011 00:17

    Il sig. Fusco non sa forse che i bambini venezuelani appartenenti agli Indios (i veri venezuelani come Chavez) soffrono di cattiva nutrizione dovuta all’ignoranza di quella gente. Mentre i bambini appartenenti a famiglie di origine europea, sono ben nutriti. Se Ugo Chavez invece di sprecare miliardi di dollari, che non sono suoi e che invece appartengono al popolo venezuelano, cercando di esportare il social-comunismo in tutto il Sud America, potrebbe invece usare quel denaro per sfamare il suo popolo. Ma a differenza di lei, io non sono del parere che lo stato debba alimentare i bambini, è compito delle famiglie curarsi dei propri figli. E’ compito dello stato creare prosperità e benessere per tutti i cittadini, così come avviene negli USA, mentre in Venezuela Ugo Chavez, non solo ruba il suo popolo, ma vuole essere eletto dittatore a vita, proprio come Mussolini. E questa è la gente che lei vanta?

    • Di Giuseppe Fusco (---.---.---.82) 2 gennaio 2011 19:14

      Il sig. Anonimo - xxx.xxx.xxx.12 - mi accusa di vantare della "gente". Mentre vanto con convinzione una legge.
      Il problema è che sia in vigore in Venezuela?
      Inoltre cerco anche di chiarire, e proprio per chi è come il sig. Anonimo, che non si vuole dire che per questo il Venezuela sia un paese pacifico e non violento.
      E aggiungo aggiungo la domanda "Quale lo è?".

      In effetti l’articolo presenta due esempi presi dal 2010, per dire come spesso gli adulti siano egoisti, mentre basterebbe poco per fare qualcosa a favore dei bambini.
      Questo senza voler esaltare alcuni e demonizzare altri.
      Ovviamente la delusione maggiore è nei confronti di Paesi che vorrebbero essere (e da molti vengono considerati) come faro guida, esempio ... !?
      Sarà per questo che mi tengo lontano da miti e mitizzazioni.

      Come il sig. Anonimo "non sono del parere che lo stato debba alimentare i bambini, è compito delle famiglie curarsi dei propri figli".
      Ma questo è possibile se quelle famiglie ne hanno la possibilità. E sembra che anche negli Stati Uniti non sia proprio così.
      Stranamente poi, per il sig. Anonimo lo stesso discorso sull’alimentazione che non è valido per gli USA (o per ogni altro stato e i suoi politici), lo è per il Venezuela. Dove Ugo Chavez dovrebbe pensare a "sfamare il suo popolo", e quindi (suppongo) anche i bambini.
      Si nota un certo difetto di logica nel sig. Anonimo.

      Sono convinto che lo stato debba dare ai genitori gli strumenti (es.: lavoro) per nutrire i propri figli. E non sprecare milioni di dollari (come avviene tra l’altro anche in USA, Europa, etc.) per strumenti di oppressione e guerra. Che sfruttano e uccidono. Con la scusa della sicurezza nazionale e della democrazia ... da esportare ... !?

      L’America Latina di dittature GRAZIE agli Stati Uniti ne ha subite abbastanza (contribuendo alla situazione di sofferenza delle popolazioni locali). E non solo l’America Latina.
      Certamente il sig. Anonimo lo saprà. Sembra molto informato.

      Il sig. Anonimo pensa di appartenere a una razza superiore usando espressioni tipo "ignoranza di quella gente" ... "mentre i bambini di origine europea" ...
      Proprio come Hitler e Mussolini, da cui crede di essere lontano.

      Il sig. Anonimo crede che in USA c’è "prosperità e benessere per tutti".
      Beh! E’ il periodo di Babbo Natale e della Befana ... non voglio distrarlo dalle sue favole. A cui crede tanto.

      Il 1989 ha solo abbattuto un muro.
      Dopo oltre vent’anni le ideologie sono ancora dentro molti, come il sig. Anonimo.

      BUON 2011.
      Sperando abbatta tantissimi altri muri.

      Giuseppe Fusco

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