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Ennesima tragedia nel mondo del ciclismo

Si allunga ancora la lista delle morti apparentemente inspiegabili nel mondo del ciclismo.

Il 2009 è iniziato nel peggiore dei modi, già due corridori infatti, per motivi diversi, hanno perso la vita.

Con queste morti torna subito alla mente lo spauracchio del 2003, quando morirono, anche se per cause tutte differenti, ben sette ciclisti.

Le morti avvenute ieri quindi, sono da analizzare in un contesto molto più amplio. Frederiek Nolf, giovane velocista non ancora ventiduenne della Topsport Vlaanderen, è deceduto nella sua camera d’albergo nella notte tra il 4 e 5 Febbraio. Le cause sono ancora da accertare ma sembra essersi trattato di infarto. Se così fosse la sua storia avrebbe moltissime analogie con quella di altri ciclisti, come ad esempio Denis Zanette, ex ciclista veneto collassato mentre era ad una visita dentistica l’11 Gennaio 2003, o ancora di più con quella di Fabrice Salason, corridore francese morto nel sonno a soli 23 anni, proprio come Nolf. La vicenda di Christophe Dupouey, l’altro corridore deceduto ieri, invece è completamente differente da quella di Nolf, ma purtroppo estremamente simile a molte altre storie di vita di numerosi ciclisti, in primis l’indimenticato Pantani. Dupouey fu un ottimo ciclista, ex campione del mondo di mountain bike, che nel 2006 fu squalificato e condannato a tre mesi di carcere per doping. Da questa squalifica non riuscì più a riprendersi e cadde in depressione che lo portò al suicidio di ieri.


Leggendo questa storia ci viene subito in mente l’analogia con la vicenda di Valentino Fois, ciclista italiano squalificato per doping, caduto in depressione ed entrato nel tunnel della droga che lo portò alla morte, proprio come il suo ex capitano ed idolo Marco Pantani.

Queste morti non possono più essere considerate un caso, bisogna che le persone che lavorano in modo sporco nel mondo del ciclismo vengano escluse ed allontanate, non può esserci altra soluzione. Alcuno nomi già si conoscono, altri probabilmente sono conosciuti solo all’interno del gruppo, ma nessuno è segreto, bisogna combattere l’omertà che esiste in questo mondo, tutte queste persone devono essere scoperte e cacciate.

Il problema doping non si riduce alla mera prestazione sportiva, è sopratutto in queste vicende che si nota la sua pericolosità.

Non si può più fare finta di niente, girare il capo dall’altra parte e non farci caso, ora tutti hanno visto e sanno che il doping molto spesso porta alla morte, diretta o indiretta che sia.

Non si può pensare che la fama o il denaro siano più importanti di una vita ma, purtroppo, questa sembra essere proprio la filosofia di un certo ciclismo contemporaneo.

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