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Elsa Fornero ed i giovani "choosy". Ma c’è anche chi scrive "grazie Fornero"...

In un articolo di opinione apparso su panorama.it, Marco Ventura sostiene senza alcun dubbio la versione Fornero sulla poca adattabilità dei giovani al primo lavoro. Lo fa con un’enfasi tale che gli fa dimenticare altre realtà, altre possibili visioni dello stesso problema. Avere una visione monolitica di un problema complesso non fa onore a nessuno. Né alla Fornero, né a chiunque sostenga a spada tratta qualsiasi azione o pensiero mancante di possibili alternative visioni prismatiche.

Ventura, si sa, è un collega ligio. Ligio alla professione e ligio nell’abbracciare in toto cause che ritiene via via di dover santificare fino al punto da divenire opinionista sostenitore integralista delle sue sole idee. Si dimise dalla redazione del quotidiano "Il Giornale" perché ritenne che non gli si lasciava troppo spazio per tessere le lodi di Silvio Berlusconi (...). In questa intervista a Luca Telese, nell'ultima domanda potete leggere il fatto accaduto a suo tempo.
 
Rispetto profondamente lui, il suo modo di fare giornalismo e di abbracciare cause di qualsiasi tipo. Sono per la libertà totale di opinione e di espressione. Non comprendo, ma rispetto. Il giornalismo però, anche quando si fa opinione, dovrebbe lasciare aperte porte di possibili visioni prismatiche, si da lasciare liberi i lettori di poter compiere quel sacrosanto “miracolo” chiamato opinione propria.

Orbene: se è pur vero che in Italia molti giovani sono “rei” di non sbattersi più di tanto nella ricerca di un qualsiasi primo lavoro, e rimangono sospesi in uno stato “meditativo” convinti di poter prima o poi assurgere ai fasti di incarichi di prestigio per il solo fatto di aver ottenuto un qualche pezzo di carta da attaccare alla parete con tanto di cornice, tanti sono coloro – e non da oggi – che pur di lavorare, trafiggono con la freccia del compromesso estremo anni di studi, dedicando la loro ricerca di impiego ad incarichi del tutto lontani da ciò in cui si sperava o per cui per anni ci si è affannati sui libri.

Call center colmi di laureati sono lì a testimoniare le mie parole, ma non solo. Commesse nei negozi, distributori di volantini nelle strade e di giornali free press alle uscite dalle metropolitane. Non è che ci voglia un sondaggio Istat per vedere la poliedrica realtà che affligge il nostro paese sul tema giovani ed accesso al lavoro. Spesso peraltro costoro - umiliati nel fondamentale diritto ancor oggi sancito dalla nostra Costituzione di trovar lavoro a seconda delle proprie attitudini – sono costretti pure a ritenersi “fortunati” di aver trovato un qualcosa da fare pur di non stare del tutto a ridosso delle economie familiari.

Ritengo che, quando si ricoprono ruoli pubblici e negli ambienti che dovrebbero essere più vicini alla vita sociale del paese, si dovrebbero ben calibrare le parole, pesarle ed utilizzarle al fine di non creare mai dubbi, mistificazioni e rivolte civili. Il compenso che si ottiene ogni mese per l’incarico di Ministro, comprende anche la capacità di non sbagliare a parlare, di non fare di tutta l’erba un fascio, di non sproloquiare ottenendo dai propri sproloqui sentenze unanimi di disapprovazione popolare.

E ricordo anche, a tutti, che la popolazione non ha il dovere di conoscere termini in lingue diverse da quella nazionale: la Fornero quindi, dovrebbe rivedere nel suo complesso il suo modo di interagire con la popolazione, sia essa un ministro “tecnico” o meno. Perché la tecnicità non da mai a nessuno il diritto di irriverenza.

Oltretutto, i modi irrispettosi – parte ormai integrante, a quanto pare, di un sistema politico/tecnico che sfida continuamente a parole e coi fatti la fonte primaria dello stato italiano: i cittadini “comuni” – provenendo da quegli ambiti che dovrebbero semmai sostenere i diritti umani a 360° appaiono ancor più stridenti, se si considera che la Fornero ricopre un ruolo di cui tutti ormai ci chiediamo la reale necessità: è un Ministro del “lavoro” nel senso che tende ad ottenere minori garanzie per i lavoratori ed i pensionati ed è anche, ministro dell’ex welfare. Una situazione quanto meno schizofrenica, ammetterete, considerando che in Italia il Ministero del lavoro è quello che costa ai cittadini la cifra più alta fra tutti i Ministeri: 100 milioni di euro l'anno.

Un consiglio spassionato: più umanità. Più consapevolezza reale del proprio ruolo. Più dimestichezza con le metodiche comunicative che dovrebbero essere il primo fondamento di chiunque sieda dietro una scrivania sopra la quale si tracciano i confini della vita di milioni di persona e si siglano DDL ed accordi che non possono far dimenticare come il bene primario di ogni nazione, siano i cittadini.

Ed un ultimo pensiero: mai oltraggiare la popolazione se poi nel proprio microcosmo non si può applicare quanto si dichiara e si auspica. In queste ore infatti, molti utenti – giovani e meno – si chiedono se la figlia del Ministro Fornero abbia mai avuto la possibilità di “non essere…choosy”.
Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.155) 25 ottobre 2012 12:26

    L’arroganza dei cosiddetti tecnici è financo maggiore di quella dei politici, corrotti e corruttori, che siedono sopra ogni scranno di potere decisionale nazionale, dal più piccolo comune italiano, e su su, fino al Parlamento - salvando per il momento solo il Quirinale.

    Un’arroganza dovuta al fatto che questi Tecnici si sentono chiamati dal Paese, per il bene del Paese, con uno scopo salvifico per il Paese.

    Ma non è forse questo Paese fatto di gente comune, normale, da cittadini e lavoratori che gia si sono visti depauperare dei loro diritti più elementari, e che adesso debbono loro malgrado sentirsi fare continue ramanzine sui loro comportamenti, sul loro tenore di vita, sulle loro aspettative e sui loro sogni? 

    Almeno con il governo Berlusconi il Cavaliere insultava solo una parte politica, quella di sinistra ovviamente, appellando gli elettori coglioni e froci. Adesso i tecnici si sentono in diritto di ingiuriare un’intera generazione. Come se non bastassero le conseguenze della loro attività politica a distruggere la vita di chissà quante generazioni, rubandone il futuro.

    Concludendo: se quella dei giovani è forse una generazione di choosy, quella di questi politici e di questi tecnici è sicurmente una vera genrazoe di C(H)ESS(Y)I.

  • Di paolo (---.---.---.134) 26 ottobre 2012 10:37

    Bravissima Emilia ,articolo esemplare ,effettivamente la Fornero dovrebbe scendere un po’ dal piedistallo e capire che non sta svolgendo lezioni all’università.
    In ambito accademico inframezzare anglicismi è quasi d’obbligo ,conferisce autorevolezza culturale e anche se è vero che spesso i termini anglosassoni sono più diretti e concisi nel loro significato di quelli italiani ,tuttavia andrebbero evitati per non apparire snob e per rispetto di chi ascolta.

    Non credo che la figlia del ministro Fornero sia mai stata " choosy " ,per questi bravi figli le porte sono sempre aperte ovunque (a prescindere ) . Di Martoni il paese è strapieno e difatti .............
    ciao

  • Di Emilia Urso Anfuso (---.---.---.30) 26 ottobre 2012 12:15
    Emilia Urso Anfuso

    Ciao Paolo e grazie per il commento e l’apprezzamento

    Un saluto

    Emilia

  • Di Andrea Prati (---.---.---.246) 1 novembre 2012 14:55
    Andrea Prati

    Utilizzano termini anglosassoni non tanto per snobismo intellettuale ma per tentare di nascondere la realtà drammatica in cui versano le nuove generazioni, per quanto riguarda il lavoro. Ancora di più la rabbia e la disillusione delle nuove generazioni sarà pronta ad aumentare di questo passo. Una politica sorda alle richieste della società e di difficile comprensione quando comunica è inevitabile che alimenti il fuoco dell’antipolitica.

  • Di (---.---.---.127) 5 aprile 2013 00:07

    Cara Emilia,
    mi accorgo adesso di questo tuo articolo. Rispetto la tua opinione, ma rivendico il diritto di sostenere anche una posizione controcorrente e provocatoria come quella che manifestò la Fornero in quella occasione. C’è una cultura sbagliata, schizzinosa, diffusa tra molti giovani italiani, soprattutto di ceto medio-alto, per cui il "posto" non si cerca ma piove dall’alto, arriva per grazia ricevuta, ed è un posto necessariamente da colletto bianco, frutto non dello studio o di una reale competizione, ma della rete di conoscenze familiari o politiche. In generale, si ha in Italia, spesso, un disprezzo per i lavori considerati di minor pregio, anche se si tratta di primi lavori, che non appartiene alla cultura anglosassone. Infatti è innegabile che vi siano molti più bamboccioni in Italia che in Gran Bretagna o negli Stati Uniti. Tutto qui. Ovviamente non intendevo sostenere che tutti i giovani sono schizzinosi, o disconoscere i problemi che i giovani di oggi devono affrontare relativamente al loro presente e al loro futuro (essendo padre di due gemelle di 16 anni, ne so qualcosa).
    Mi preme però smentire del tutto l’episodio citato dell’intervista con Luca Telese, col quale ho già chiarito. E a dimostrazione di questo chiarimento c’è che attualmente collaboro proprio con Telese al programma In Onda, su La7. La mia sorpresa nel non avere spazio per raccontare di Berlusconi in un giorno oggettivamente importante e nonostante quello fosse il Giornale, cioè il quotidiano del fratello di Berlusconi, era stata espressa da me, in redazione, in termini assolutamente scherzosi e paradossali, senza alcun giudizio di merito.
    Prima di riportare quello che leggiamo su Internet, soprattutto se riferito a persone reali, consiglierei sempre una qualche verifica diretta, o almeno un po’ di prudenza.
    In ogni caso, un saluto cordiale e buon lavoro!
    Marco Ventura

    • Di Emilia Urso Anfuso (---.---.---.44) 5 aprile 2013 11:05
      Emilia Urso Anfuso

      Salve Marco

      grazie per il chiarimento sui fatti, che sicuramente non fa che rendere maggiormente comprensibili gli accadimenti fra te e Gianluca

      In questo singolo articolo, ho voluto solo rimarcare quello che all’epoca, è stato un andamento un pò..."Choosy" da parte della Fornero che - a mio parere - non era esattamente la metodica migliore per farsi apprezzare e di conseguenza seguire, da una popolazione di (più che altro) adulti arrabbiati per la carenza di lavoro.

      Concordo pienamente sul fatto che in Italia vi siano troppi schemi mentali errati che fanno si che molti giovani piuttosto che lavorare in ambiti diversi dall’area di studi condotti, se ne stanno a casa ad attendere che, forse il Padreterno, gli indichi come divenire immediatamente manager di qualche grande impresa

      Se tu avessi avuto modo di leggere un altro fra i miei tanti articoli anche su questa piattaforma, che si intitola: "Italia: il lavoro c’è ma pochi lo sanno" ti renderesti conto di quanto io concordi con te. E se leggessi i commenti - assurdi - lasciatimi da molti lettori proprio su quell’articolo e le tante mail di protesta che ho ricevuto, ti renderesti conto di come il tema "lavoro" in Italia sia controverso.

      Mi auguro di rileggerti presto e ti auguro buon lavoro

      Emilia Urso Anfuso


  • Di (---.---.---.194) 18 novembre 2013 12:59

    Emilia, il mio consiglio: vai lontano dai genitori e poi ti accorgi che il "diritto costituzionale" lo puoi buttare nel cesso...

  • Di Emilia Urso Anfuso (---.---.---.95) 18 novembre 2013 13:06
    Emilia Urso Anfuso

    Buongiorno

    mi scusi ma non ho compreso il suo commento: me lo chiarisce?

    Ho 51 anni e dall’età di 17 non vivo coi miei genitori perchè ho scelto di andare all’estero a studiare

    Un caro saluto

    Emilia UIrso Anfuso 

  • Di (---.---.---.240) 18 novembre 2013 14:41

    MA INSOMMA!
    Dati ISTAT a fine 2012: il tasso di disoccupazione giovanile nella fascia 15-24 anni era al 35,3%. E non si può certo dire che l’Istituto non sia cauto nelle sue rilevazioni!
    E si parla di fine 2012: ora siamo a fine 2013 e filtrano previsioni vicine al 40% e anche queste certamente non esagerate!
    E non sono resi noti i dati relativi alla fascia dei 25-35enni, che certo non saranno migliori.
    In tutto questo, c’è un cupio dissolvi che porta persone ben informate, con adeguati strumenti culturali, che hanno da tempo raggiunto l’età della ragione (?), apparentemente non indotte da interesse personale o di parte, a dare i due classici colpi "uno al cerchio, un’altro alla botte", ed affermare che SI, è vero, la Fornero è stata poco furba e poco attenta al proprio ruolo istituzionale (che doveva essere al servizio del Paese, non di Monti e del suo sgoverno!), ma .... perbacco! ci sono anche tanti giovani che aspettano di ricevere a casa la chiamata per il posto dorato.
    E queste stesse persone magari menano vanto di essere andati via di casa a 16-17 anni, in cerca di fortuna e della propria indipendenza: non sono rimasti sotto la comoda ala protettrice della FAMIGLIA, loro!
    Ma "dimenticano" di raccontare bene come sono andate le cose veramente; magari dimenticano di dire che comunque pur stando lontani dalla casa paterna, hanno comunque ricevuto aiuto, sostegno e talora raccomandazioni, se non dai propri genitori, da zii, zie, nonni, amici di famiglia, ecc.
    E "dimenticano" sopratutto che quegli avvenimenti sono accaduti negli anni 80, quando la situazione era ben diversa da quella di oggi.
    Diceva Totò: voglio proprio vedere dove vuole arrivare!

  • Di Emilia Urso Anfuso (---.---.---.95) 18 novembre 2013 15:16
    Emilia Urso Anfuso

    Personalmente:

    mi sono mantenuta gli studi facendo lavori di ogni tipo: anche dentro un ristorante, in cucina

    Non ho mai chiesto nulla alla mia famiglia, peraltro facente parte della buona borghesia italiana

    Ho continuato con le mie energie, la mia volontà e MAI accettando compromessi

    Anche ora, che sono una donna di "mezza età" posso vantare di non aver mai chiesto: favori, denaro, prestiti, agevolazioni...

    Come TUTTI ho avuto i miei periodi neri, i miei periodi migliori, le mie cadute e le mie riprese.

    Non so se a vostro parere fa di me una persona "eccezionale": a mio parere, semplicemente, il pregiudizio genetico nazionale, sta distruggendo la nazione

    Un caro saluto

    Emilia Urso Anfuso

    p.s. mi occupo da anni di Economia e collaboro con alcune testate in questo ambito: le confermo le statistiche che ha riportato ma non ci si può fermare alle statistiche

    Pochi giorni fa è stato pubblicato un mio editoriale dal titolo: "Non è vero che la Germania sia migliore dell’Italia" dove spiego proprio la REALTA’ del mercato del lavoro in Germania "grazie" alla Riforma Hartz

    Vede caro Signore o Signora: se vi basate solo sulle statistiche, non vedrete mai la realtà delle cose

    Rinnovo il caro saluto

  • Di Emilia Urso Anfuso (---.---.---.95) 18 novembre 2013 15:50
    Emilia Urso Anfuso

    Ma lei fa sempre tutto da solo?

    Si fa le domande sugli estranei, si risponde, decide della vita di chi non conosce...

    Poi, se temto di aprire un dialogo, dicendole: "Le va di leggere un approfondimento reale su quale sia la realtà del mercato del lavoro tedesco" mi dice che io non voglio vedere e sentire...

    Faccia lei, che devo dirle

    "Auguri e complimenti" ma per che cosa? Ma non vede che la sua è solo polemica sterile generata dal pregiudizio?

    E’ lei che si è permesso di scrivere che io SICURAMENTE mi facevo aiutare dalla famiglia

    Fin qui, è lei che sta decidendo tutto: ma sulla base concreta di cosa, scusi? Dei suoi preconcetti?

    Io non ho scritto né ho mai pensato di essere migliore di nessuno, ma lei non si permetta di massificare e - in maniera scriteriata mettere me - solo perché sono una giornalista- nel mucchio degli stronzi...

    Se vuole, questo è il link al mio editoriale: http://www.gliscomunicati.it/Content.asp?contentid=3087

    La risaluto

    • Di (---.---.---.240) 18 novembre 2013 16:12

      Visto che insiste, si rilegga la sua risposta a Marco Ventura.
      Sembra di assistere ad un consulto stile medici di Moliere, al cappezzale del paziente:
      "Caro collega, mi inchino alle parole di tanto Luminare". 
       "Ma per carità, collega stimatissimo, Ella merita tutta la mia considerazione!"
      E intanto il poverino passa a miglior vita, ma con il conforto delle attenzioni di così grandi uomini di scienza.

  • Di Emilia Urso Anfuso (---.---.---.95) 18 novembre 2013 16:22
    Emilia Urso Anfuso

    Ah, ecco: finalmente è uscita fuori la reale motivazione: NON il contenuto del mio articolo ma lo scambio fra me e il collega.

    Legga l’articolo, così capirà anche perchè il collega in questione mi ha scritto...

    La saluto

    Emilia Urso Anfuso

  • Di (---.---.---.83) 18 novembre 2013 17:54

    Gentile utente 240,

    lei fa l’errore di chi usa le statistiche con poca dimestichezza. 

    Le statistiche sono numeri, analisi di un dato già avvenuto, ai quali si può far dire di tutto. Una cosa è il dato, altra è l’interpretazione dello stesso, che può anche essere erronea. Le statistiche vengono commissionate, e nel momento in cui vengono richieste di fatto rispondono ad una domanda, sono dati finalizzati a mostrare o dimostrare qualcosa. Chi usa male le statistiche non si rende conto di questo piccolo dettaglio e tende a ricercare conforto numerico per una sua strampalata teoria, e volendo lo trova anche. Se voglio stabilire che il sex appeal è legato alle dimensioni dell’unghia del mignolo, posso - erroneamente - analizzare l’unghia del mignolo di tutti i sex symbols riconosciuti dalle masse e magari troverò anche una ricorrenza anomala che mi porta a confermare questa mia tesi. Ma magari ho fatto male la statistica, perché se analizzo il campioni dei non belli, posso scoprire che la stessa forma dell’unghia del mignolo è ugualmente diffusa tra essi, alias non è carattere collegato alla bellezza ma semplicemente un tratto diffuso nella popolazione tutta. Se mi fermo alla prima indagine, i numeri - giusti - mi portano ad un’interpretazione sbagliata. Ovviamente l’errore non è nella statistica, i numeri sono quelli, ma nella parzialità con la quale ho cercato e analizzato dati: sono io che ho deciso cosa far dire ai numeri e li ho scelti appositamente.

    In altre parole le statistiche possono diventare fotografie parziali della realtà, casi in cui lo strumento di misura ha interferito col fenomeno.

    Tirare in ballo statistiche a spiovere è un ottimo modo per dire tutto e il contrario di tutto avendo sempre ragione, oppure facendoci la figura di quello che non ha capito cosa significassero.
    • Di (---.---.---.240) 19 novembre 2013 01:22

      Ma, alla fine, in buona sostanza, ma ...... che cavolo hai voluto dire o dimostrare?
      Mmmmmm. Mi sa tanto che tu appartieni alla genia di quelli che mettono in dubbio la realtà delle tante persone ai limiti della sussistenza, adducendo a riprova l’affollamento dei ristoranti che frequentano (ricorda nulla?).
      Ho un amico così: domenica è andato alla Rinascente ed ha dovuto fare la fila per pagare un banale giubbetto più 800 euro. Lo raccontava scandalizzato dicendo la famosa frase "ma dov’è questa crisi?". Perepeppepppepepe.
      Auguri anche a te.
      Utente 240.

    • Di (---.---.---.125) 19 novembre 2013 11:36

      Ma no, io faccio parte di quella fetta di persone che al ristorante non ci va perché non se lo può permettere. E non ha mai avuto l’abitudine ad andarci, a dire il vero.


      Parlare con lei è alquanto noioso, noto che ha la tendenza a fare ipotesi (strampalate e campate in aria) sul suo interlocutore per delegittimarlo invece di rimanere sull’argomento.

      C’è per caso in giro qualche statistica sulle mie abitudini alimentari che ha usato a conforto della sua illazione o non sapeva cosa controbattere? Ovviamente, nel primo caso, gradirei leggerla.

      Vorrei sapere cosa dicono i dati dei miei pasti quotidiani e quale istituto di ricerca mi avrebbe analizzato. Perché si parlava di statistiche, eh.

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