Meno spreco >
Non mancano di presunzione certi
dibattiti volti a risolvere il problema della fame nel mondo. Ci sono cose a ben
più portata di mano. Un esempio.
Con lo scorrere del tempo gli alimenti, anche
se trattati con massima attenzione/cura, perdono la loro “commestibilità”. E questo
è il vero limite invalicabile.
I prodotti alimentari confezionati, più o meno
lavorati, recano impressa solo la data di “scadenza”. Indicatore differente dal
precedente limite.
Trattasi infatti della data fino a cui il produttore
garantisce certe “qualità” organolettiche (fragranza, gusto, aroma, ...).
Dopo
tale “scadenza” il prodotto può, per altro tempo, risultare ancora del tutto
commestibile.
Veniamo al punto.
Oggi gli esercizi che smerciano generi alimentari
sono tenuti a rispettare la data di “scadenza”. Subito dopo devono ritirare il
prodotto e provvedere al suo smaltimento.
E’ così che ogni giorno vengono di
fatto “sprecate” ingenti quantità di cibi ancora “commestibili”.
Proposta.
Con una
apposita normativa di legge ai produttori potrebbe essere richiesto di
certificare/apporre entrambe le date.
Nel periodo intermedio gli esercenti
potrebbero quindi venir autorizzati a promuoverne l’ulteriore smercio, purché a
prezzi scontati almeno del 60%.
Oppure fare omaggio degli alimenti “scaduti” a
riconosciuti enti caritatevoli.
Il tutto debitamente documentato.
Risultato. L’azione
di smaltimento (distruzione) verrebbe spostata verso la soglia di
“commestibilità”, con una drastica riduzione delle quantità di cibo oggi
“sprecate”.
Non trascurare soluzioni praticabili significa andare Avanti con
metodo …