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Commento di

su Spreco Alimentare: iniquità tra opulenza e carestia


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8 marzo 2015 18:27

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Non mancano di presunzione certi dibattiti volti a risolvere il problema della fame nel mondo. Ci sono cose a ben più portata di mano. Un esempio.

Con lo scorrere del tempo gli alimenti, anche se trattati con massima attenzione/cura, perdono la loro “commestibilità”. E questo è il vero limite invalicabile.


I prodotti alimentari confezionati, più o meno lavorati, recano impressa solo la data di “scadenza”. Indicatore differente dal precedente limite.

Trattasi infatti della data fino a cui il produttore garantisce certe “qualità” organolettiche (fragranza, gusto, aroma, ...).

Dopo tale “scadenza” il prodotto può, per altro tempo, risultare ancora del tutto commestibile.


Veniamo al punto.

Oggi gli esercizi che smerciano generi alimentari sono tenuti a rispettare la data di “scadenza”. Subito dopo devono ritirare il prodotto e provvedere al suo smaltimento.

E’ così che ogni giorno vengono di fatto “sprecate” ingenti quantità di cibi ancora “commestibili”.


Proposta.

Con una apposita normativa di legge ai produttori potrebbe essere richiesto di certificare/apporre entrambe le date.

Nel periodo intermedio gli esercenti potrebbero quindi venir autorizzati a promuoverne l’ulteriore smercio, purché a prezzi scontati almeno del 60%.

Oppure fare omaggio degli alimenti “scaduti” a riconosciuti enti caritatevoli.

Il tutto debitamente documentato.


Risultato. L’azione di smaltimento (distruzione) verrebbe spostata verso la soglia di “commestibilità”, con una drastica riduzione delle quantità di cibo oggi “sprecate”.

Non trascurare soluzioni praticabili significa andare Avanti con metodo


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