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Tumori e alimentazione. Errare è umano, perseverare è da Iena

Di (---.---.---.212) 14 maggio 2014 13:53

Guardi, cercherò di venirle incontro accettando parzialmente il suo ragionamento, ma le ricordo che per come funziona il metodo scientifico se non si definisce in modo preciso il sistema cui si fa riferimento non si può fare alcun ragionamento, perché la materia segue leggi che dipendono dallo stato del sistema e non sono ipotizzabili a piacimento come in certe diatribe filosofiche. Chiedere di dimostrare che gli alimenti non curano è come pretendere di ragionare sull’evoluzione della sostanza A nel sistema TOT nelle condizioni PINCOPALLO. Si renderà conto che questo è fattibile a livello di ragionamento, nel corso del quale però si tenderanno ad inserire comunque ipotesi che definiscano ciò di cui si parla, ma da un punto di vista fisico (inteso come disciplina) la questione non ha alcun senso perché l’evoluzione di un sistema dipende strettamente dal sistema stesso e dalle condizioni e forzanti cui è sottoposto. Se non è definito, si parla del sesso degli angeli.


Detto questo, cercando di venirle incontro, sicuramente ogni volta che ci alimentiamo ingurgitiamo qualcosa che ha una certa reattività chimica e come tale interferisce con il nostro metabolismo a vari livelli. Soprattutto, qualsiasi sostanza, oltre certi dosaggi (alias concentrazioni nel nostro corpo) ha effetti letali, così come per averne di apprezzabili deve essere somministrata al di sopra di una quantità minima (altrimenti non partono i meccanismi regolatori che permettono la sintesi di composti atti alla metabolizzazione di dette sostanze, in genere questi meccanismi regolatori sono legati alla concentrazione delle sostanze introdotte nell’organismo). E qui mi sto mantenendo al livello di indeterminazione del suo discorso ma così si renderà conto che qualsiasi alimento può essere curativo o letale perché al di là della sua composizione, assolutamente vaga a questo livello di ragionamento, stiamo trascurando un aspetto della questione fondamentale: concentrazione. Quantità di quell’alimento da ingurgitare per avere effetti apprezzabili (positivi o negativi che siano) e lo stiamo trascurando perché parlare di questo significa DEFINIRE un minimo il sistema.

Sicuramente è corretto dire che oltre una certa dose, ogni alimento è patogeno, se non letale. Anche quelli che lei considera benefici.

Soprattutto il cibo non è un elemento allo stato puro, ma un complesso di nutrienti che riteniamo fondamenti alla sopravvivenza umana e in genere si definisce cibo ciò che apporta non un singolo nutriente, ma una bilanciata composizione di ciò che è considerato necessario al metabolismo umano nel suo complesso. In altre parole quando si distingue tra cibo e farmaci si ragiona in base allo scopo per cui si assumono, perché interferiscono con linee metaboliche diverse. Il cibo è un complesso preparato chimico che serve alla sussistenza, il farmaco è in genere un concentrato di un singolo o pochi principi attivi, appunto a concentrazione precisa, definita, che serve a "correggere" eventuali squilibri metabolici. Tale concentrazione è appunto legata alla chimica del problema, a questi livelli di ragionamento assolutamente ignota.

Guardi, è molto probabile che in ogni singolo alimento vi siano gli stessi principi attivi di un farmaco, per cui mangiarlo sicuramente fa bene. Aiuta a prevenire, diciamo. Il problema è la concentrazione di questo principio attivo in detto alimento, che può non essere sufficiente a CURARE un eventuale malanno (non fa partire le linee metaboliche richieste) a meno di non ingurgitarne una quantità tale che poi magari un altro componente di detto cibo diventa tossico per il nostro corpo.

I farmaci non sono sempre sintetici, anzi la maggiorparte si ottengono concentrando opportunamente principi chimici che si ritroverebbero in moltissimi alimenti. Il fatto è che se prendo una pillola che contiene le stesse sostanze benefiche che potrei trovare nei fagiolini, so quanto di quel principio attivo sto assumendo, non ho bisogno di mangiare quintali di fagiolini a parità di principio attivo necessario, e soprattutto assumo solo quel principio attivo e non altre sostanze contenute nei fagiolini, che magari in quintali di fagiolini potrebbero risultarmi tossiche.

Specificità.

Questo per parlare a livello puramente teorico, generico, ma ovviamente sarebbe meglio entrare nel merito delle patologie cui si fa riferimento.

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