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La politica estera di Obama è poi così debole?

Di Persio Flacco (---.---.---.137) 11 maggio 2014 20:42

Obama ha ereditato dall’amministrazione neocon una superpotenza allo stremo, il suo programma politico era perfetto per le circostanze, la sua forza e legittimità democratica tra le più forti da decenni a questa parte.
Ha commesso degli errori, è vero: fondamentale è stato quello di credere che fosse possibile unire le forze di democratici e repubblicani per risollevare insieme il Paese, lasciando nei posti chiave dell’amministrazione personalità dell’amministrazione precedente. Confidava che la lealtà di costoro verso la nazione fosse più forte di quella verso i loro poteri di riferimento. Si è sbagliato, forse a causa della sua formazione assai poco yankee, poco portata a regolare i rapporti con una sfida dalla quale uscire vincitore o perdente. Ma va anche aggiunto che i maggiorenti del suo stesso partito, nel quale era ed è tuttora, un outsider, non l’avrebbe seguito in una svolta troppo decisa.

Molto semplicemente Obama è stato battuto da tutte le maggiori lobby in circolazione negli USA.
Se ben ricordo l’ultima in ordine di tempo mi sembra sia stata la NRA, la lobby dei produttori di armi, che è riuscita ad impedire una regolamentazione federale più stringente sulla vendita delle armi da fuoco ai privati cittadini.

Le lobby delle assicurazioni e dei medici sono riuscite a far partorire un topolino alla montagna della riforma sanitaria, che era la sua bandiera elettorale; la lobby della Finanza ha impedito ogni efficace provvedimento che riportasse, almeno in parte, il mercato dei capitali sotto il controllo normativo della politica; la lobby dei petrolieri è riuscita ad annullare i progetti di investimento in energie rinnovabili e sulla tutela dell’ambiente; la lobby sionista ha vanificato il progetto di obbligare israeliani e palestinesi a stipulare finalmente un accordo di pace; la lobby neocon alleata con quella dell’apparato militare industriale ha disattivato i piani di distensione col mondo islamico e con la Russia.

A mio parere Obama aveva le potenzialità per portare gli USA fuori dalla crisi e inaugurare una nuova era di rapporti col resto del mondo: più distesi, più intelligenti, e anche un diverso rapporto tra umanità e pianeta Terra.

La parabola di Obama, purtroppo, conferma ancora una volta che gli USA sono formalmente una democrazia e sostanzialmente una oligarchia lobbistica.

Sconfitto politicamente ormai Obama sembra un fantoccio privo di personalità propria, e gli USA hanno ripreso la rotta precedente: la stessa che li hanno condotti ad un passo dal fallimento.


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