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Due proposte: NO al finanziamento ai partiti. E stipendio di 3.000 euro ai parlamentari

Di (---.---.---.241) 11 aprile 2012 18:04

Non lo dimentico: so bene che un’altra fonte particolarmente rilevante del finanziamento del PCI, erano le cooperative rosse.

Ma lei stesso aggiunge: "a partire dagli anni settanta"; non perché prima il PCI non volesse, ma perché non era ammesso alla ripartizione delle tangenti. Se lei vorrà avere la pazienza di esplorare il mio sito, vedrà che la mia datazione dell’involuzione del PCI parte da molto più lontano, anche se inizialmente questa era determinata soprattutto dalle esigenze della burocrazia sovietica; solo poco prima degli anni Settanta comincia ad essere accelerata dalle possibilità di inserimento nella società capitalistica italiana, non solo grazie alle cooperative, ma anche alla sua presenza alla testa di poderosi e ricchi enti locali. Se prima la sua logica era analoga a quella del PCF, poi comincia ad essere quella di una socialdemocrazia, sia pur coperta ancora con un velo di fraseologia rivoluzionaria.

Sono d’accordo con lei anche sul fatto che "contemporaneamente questo sistema tollerava e indirettamente colludeva con quanto facevano democristiani e socialisti". 

Ma vorrei sottolineare che non volevo fare qui un trattato sulla storia del PCI (se guarda nel sito trova un po’ di articoli e di saggi lunghi sull’argomento) ma spiegare solo che il finanziamento pubblico ha contribuito potentemente alla involuzione definitiva di questo partito, assai prima del suo scioglimento.

Penso soprattutto che se non si ha il coraggio di dire no, oggi, si rischia di lasciare in mano alle peggiori destre la gestione del sacrosanto malcontento popolare.

Per il resto, se vuole mi scriva a [email protected] e cercherò di rispondere alle altre domande senza intasare questo sito.

Grazie comunque della testimonianza.


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