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DOSSIER - Nuovo Articolo 18: licenziamenti facili o più opportunità per i giovani?

Di pv21 (---.---.---.199) 23 marzo 2012 20:05

Convinzioni e dubbi >

Napolitano è convinto che quella del mercato del lavoro “era una riforma da fare” e che la modifica dell’art.18 non è all’origine del “crollo” di determinate attività produttive, delle “crisi” aziendali e del tasso di disoccupazione.
Come è convinto che “bisogna puntare soprattutto a nuovi investimenti, nuovi sviluppi e nuove iniziative”.
Come dargli torto?
C’è poi il suo convinto auspicio che la “discussione in Parlamento” porti a un risultato di cui si possano riconoscere “meriti e validità”.
Inoltre Napolitano, come Presidente della Repubblica, non può permettersi di dubitare che la riforma dell’art.18 possa “aprire la strada a licenziamenti facili”.

D’accordo. Non svaniscono però tutti i dubbi.
Con la proposta di Monti, a differenza dei licenziamenti discriminatori o disciplinari, a fronte di presunti/opinabili motivi economici il giudice non potrà annullare l’atto “non giustificato”, ma soltanto indennizzare la vittima del “sopruso”.
Questo con buona pace di quella “eguaglianza davanti alla legge” sancita dalla Costituzione (art.3)?
Una volta escluso il reintegro, “indennizzare” il taglio di unità di lavoro è solo un calcolo costo/benefici.
Escluso il reintegro, anche il rapporto a tempo indeterminato di fatto diventa un contratto “a scadenza”.

E’ “facile” pronosticare che “facile” bersaglio saranno i lavoratori “problematici” e/o “marginali”, magari ultra cinquantenni.
Tutta la “realtà” della vita non è mai spettacolo da teatrino di Pantomima e Rimpiattino


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