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“La corruzione non è un destino”: intervista a M.T. Brassiolo di Transparency International

Di Ugo Di Girolamo (---.---.---.4) 24 febbraio 2012 11:30

E’ ora che gli operatori sociali che si occupano di lotta alla corruzione si rendano conto di un aspetto drammatico del fenomeno in questione: la corruzione rappresenta la porta d’ingresso dei mafiosi nello Stato, è sul terreno della corruzione che avviene l’osmosi tra politici e clan. Il rapporto di scambio voti contro favori (appalti, concessioni, assunzioni clientelari, ecc. ...) che avviene tra il politico e il mafioso (da Palermo a Milano) è fondato su atti corruttivi che il politico si impegna a fare per consentire ai clan di penetrare nell’economia legale e per succhiare soldi dalla spesa pubblica.

Questo aspetto solitamente ignorato da quanti si occupano di corruzione rappresenta l’effetto più deleterio del fenomeno corruttivo, superiore per le conseguenze che esso ha sullo Stato a qualsiasi altro effetto sulla vita economica e sociale italiana,

Per quanto riguarda la lotta alla corruzione, questa storia dei giovani è diventata stucchevole !

ma quand’è che capite che il giovane, al quale è stato trasmesso dalla scuola il senso della legalità, appena esce fuori e impatta con il mondo del lavoro capisce subito che se vuole sopravvivere deve dimenticare gli ideali appresi a scuola e adeguarsi alla nuova realtà ?!?!

Patti, protocolli, giuramenti, ecc. ... servono a nulla. "chiacchiere e tabacchiere di legno il Banco di Napoli non li impegna"

Occorrono buone leggi, strutture e organismi in grado di scovare i corrotti e reprimerli

Poiché i politici sono i primi a non volere questo, è necessario dare vita a un movimento antimafia e anticorruzione che porti a votare politici disponibili a questa lotta.


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