Quando seppe di
un libro intitolato “100 fisici contro Einstein”, il grande fisico disse: “Se
avessi sbagliato ne sarebbe bastato uno solo”. Analogamente, se i dati dei rapporti
dell’ Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) fossero fallaci, non vi
sarebbe necessità di 650 persone che negano l’effetto serra, ne basterebbe una
con argomenti scientifici convincenti. Premesso che anche chi vi scrive è
dottore in fisica, spero che nessuno voglia negare l’effetto albedo. Significherebbe
negare la termodinamica, buona parte della fisica e dati scientifici. In
effetti, nel commento si parla di altro: un’interpretazione dell’effetto serra (e
dello scambio di radiazione terra-cosmo) e di una tesi, per così dire, “negazionista”
dei cambiamenti climatici. Personalmente, ho già avuto modo di discutere con
alcune persone (non erano scienziati, almeno spero), che negavano il
riscaldamento globale, al Climate Change Think Tank Blog di Copenaghen e,
sinceramente, a volte sembravano interessate ad avere solo e soltanto ragione,
con posizioni scandalosamente contro verità scientifiche elementari o assodate
da decenni. Ho notato anche che avevano un sacco di tempo che dedicavano a dire
la stessa cosa su ogni post del blog (ed erano centinaia…), neanche fosse
questione di vita o di morte. Una vera tortura per chi era in possesso di
conoscenze di fisica. Agli antipodi, una discussione, in un gruppo che tratta
di cambiamenti climatici su un social network, con alcune persone americane,
che mi avevano semplicemente chiesto spiegazioni su un articolo che, a parer
loro, negava l’effetto serra, fu cancellata dall’amministratore prima che
potessi rispondere (poi, in altro modo, ho dimostrato a questi amici che
l’articolo in questione diceva cose false basandosi su un articolo, scientificamente
valido, che diceva tutt’altro, cosa che mi ha stupito per il pessimo esempio di
giornalismo scientifico). Anche questo evitare la discussione pensando
“religiosamente”, come se quanto scritto dall’IPCC fosse Vangelo, è un
atteggiamento sbagliato, perché tende a promuovere, nell’immaginario
collettivo, la tesi di un complotto che, secondo me, non esiste. Allora, come
la penso? Rimando al mio prossimo articolo (sempre se la redazione lo
considererà pubblicabile, ovviamente) , che non sarà più sulle isole di calore
urbano (le tratterò dopo, se me ne sarà data la possibilità) ma sull’effetto
serra ( e anche sulla radiazione entrante e uscente, cosa collegata), su quello
che è e su quali concetti fisici si basa. E lì potremmo discuterne tranquillamente
e in maniera aperta, sperando di poter fare chiarezza sull’argomento. Ora si
corre il rischio di essere dispersivi, rischiando di non fornire l’attenzione
dovuta ad un argomento di grande attualità.