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Cambiamenti climatici - Parte I: L’albedo

Di Giovanni Macchia (---.---.---.183)  0:0

Quando seppe di un libro intitolato “100 fisici contro Einstein”, il grande fisico disse: “Se avessi sbagliato ne sarebbe bastato uno solo”. Analogamente, se i dati dei rapporti dell’ Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) fossero fallaci, non vi sarebbe necessità di 650 persone che negano l’effetto serra, ne basterebbe una con argomenti scientifici convincenti. Premesso che anche chi vi scrive è dottore in fisica, spero che nessuno voglia negare l’effetto albedo. Significherebbe negare la termodinamica, buona parte della fisica e dati scientifici. In effetti, nel commento si parla di altro: un’interpretazione dell’effetto serra (e dello scambio di radiazione terra-cosmo) e di una tesi, per così dire, “negazionista” dei cambiamenti climatici. Personalmente, ho già avuto modo di discutere con alcune persone (non erano scienziati, almeno spero), che negavano il riscaldamento globale, al Climate Change Think Tank Blog di Copenaghen e, sinceramente, a volte sembravano interessate ad avere solo e soltanto ragione, con posizioni scandalosamente contro verità scientifiche elementari o assodate da decenni. Ho notato anche che avevano un sacco di tempo che dedicavano a dire la stessa cosa su ogni post del blog (ed erano centinaia…), neanche fosse questione di vita o di morte. Una vera tortura per chi era in possesso di conoscenze di fisica. Agli antipodi, una discussione, in un gruppo che tratta di cambiamenti climatici su un social network, con alcune persone americane, che mi avevano semplicemente chiesto spiegazioni su un articolo che, a parer loro, negava l’effetto serra, fu cancellata dall’amministratore prima che potessi rispondere (poi, in altro modo, ho dimostrato a questi amici che l’articolo in questione diceva cose false basandosi su un articolo, scientificamente valido, che diceva tutt’altro, cosa che mi ha stupito per il pessimo esempio di giornalismo scientifico). Anche questo evitare la discussione pensando “religiosamente”, come se quanto scritto dall’IPCC fosse Vangelo, è un atteggiamento sbagliato, perché tende a promuovere, nell’immaginario collettivo, la tesi di un complotto che, secondo me, non esiste. Allora, come la penso? Rimando al mio prossimo articolo (sempre se la redazione lo considererà pubblicabile, ovviamente) , che non sarà più sulle isole di calore urbano (le tratterò dopo, se me ne sarà data la possibilità) ma sull’effetto serra ( e anche sulla radiazione entrante e uscente, cosa collegata), su quello che è e su quali concetti fisici si basa. E lì potremmo discuterne tranquillamente e in maniera aperta, sperando di poter fare chiarezza sull’argomento. Ora si corre il rischio di essere dispersivi, rischiando di non fornire l’attenzione dovuta ad un argomento di grande attualità.


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