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Pensierino di Natale

Oggi molti pensano che il capitalismo non sia più il sistema che risolve i problemi, ma sia il PROBLEMA. Anche se è in crisi, per truffe, incapacità, corruzione, danni all’ambiente, guerre, che non potrà mai vincere, disinvoltamente chiede aiuto allo Stato per “salvare” milioni di posti di lavoro, ma al tempo stesso diventa eterno e non paga per i suoi errori.

Se si appoggia un sistema fallito, che ha prodotto danni ambientali enormi, che ha prodotto una assurda e inquinatissima globalizzazione, che non ha saputo affrontare la questione alimentare con un miliardo di affamati, che non ha messo mano ad un programma di contenimento delle nascite, che non è in grado di dare cibo e lavoro a tutti, bisognerebbe pur pensare di cambiare regime e non di puntellarlo con soldi pubblici.

Vi sono molte persone, di altissimo livello di preparazione scientifica, che da anni predicano che al primo posto bisogna mettere la SOSTENIBILITA’, e che ogni nazione per prima cosa deve rivoluzionare il suo rapporto con la globalizzazione, non basandosi più sul mercato, ma cercando in ogni modo la autosufficienza alimentare ed energetica, e cercando il giusto equilibrio tra le proprie risorse e il numero di abitanti.

Oggi abbiamo conoscenze scientifiche per produrre cibo senza la chimica, per produrre energia senza la combustione fossile né quella nucleare, per limitare le nascite, per avere aria acqua e cibo pulito e quindi limitare enormemente le spese sanitarie.

Qui starebbe la modernità, la ragione, il buon senso, la logica, ma non si finanzia presto processo, si danno incentivi economici ai distruttori dell’ecosistema, ai truffatori, ai guerrafondai, ai capitalisti, e alle banche, che si sentono legittimati a continuare così.

La crisi economica non preoccupa minimamente gli imprenditori, i ricchi, che avranno sì meno profitti, ma approfitteranno della circostanza per liberarsi di quel personale più sindacalizzato, più attivo nella contrattazione, e questa è una dura lezione per chiunque vuole alzare la testa.

Oggi buona parte degli operai, nella totale assenza di una alternativa sociale e di un partito di riferimento, si sono appiattiti sulle posizioni dei propri datori di lavoro, votano Lega, difendono questo modello di sviluppo e sono oggettivamente i più grandi alleati del capitale.

Oggi il confronto politico, in Italia, ma anche in Europa, è subalterno alla strategia capitalista e nemmeno la minoritaria sinistra estrema indica strade da percorrere per uscire da un modello di sviluppo che ha aumentato soltanto contraddizioni economiche e ambientali.

Faccio un esempio per dimostrare che l’antagonismo tra la sostenibilità e la logica capitalista è totale: il tema è quello della famiglia.

Qui in Italia la destra, ma anche la pseudo sinistra, parlano di “culle vuote” di denatalità pericolosa, di incentivi economici alle famiglie numerose. Oggi siamo 60 milioni e se dovessimo vivere solo con i prodotti del nostro territorio non ce la faremmo, siamo dipendenti da importazioni dall’estero e “l’impronta ecologica” sostenibile per il nostro territorio sarebbe di 30 milioni di persone, come a inizio 1900.

E se vediamo l’immigrazione come fenomeno voluto dalla globalizzazione e dal bisogno degli imprenditori di avere un esercito di riserva pronto a lavorare in qualunque condizione, essa è un fenomeno che ci allontana dalla sostenibilità e dal buon senso di molti italiani che avevano cominciato a fare meno figli.

Di fronte ad un territorio piccolo,in dissesto idrogeologico, sovraffollato,inquinato dagli sversamenti di rifiuti tossici del ciclo industriale, la risposta assurda delle forze dominanti è quella di aumentare produttività e sviluppo, ossia aggravare la sofferenza del territorio e auspicare più bocche da sfamare, mentre si chiede all’Europa di non rispettare i limiti fissati per il 2020 per il contenimento del gas-serra.

Destra, sinistra, Vaticano, sono tutti d’accordo nel continuare sulla vecchia e distruttiva strada dello “sviluppo” anche demografico, perché ben sanno che una economia guidata sul terreno di una vera sostenibilità farebbe finire per sempre il loro potere, introdurrebbe un nuovo modo di produrre e di consumare, più sobrio ed essenziale in cui l’agricoltura diffusa, media e piccola, e la produzione energetica con il solare, anche essa non concentrata, ma diffusa, sarebbero gli assi portanti di una nuova economia che non ha più bisogno di globalizzazione.

Io penso a quelle nuove mentalità che potrebbero nascere da persone che si sentono veramente indipendenti perché producono energia e cibo sufficienti, anche con piccoli appezzamenti di terra, con Internet si avvicinano, se vogliono, a ogni sapere ed informazione, e che sono legate al territorio con spostamenti minimi, senza padroni che ti licenziano o ti ordinano cosa fare, magari lasciando la pelle in incidenti o ammalandoti in ambienti industriali nocivi.

E arrivare a produrre e vivere solo in due maniere, quella individuale e familiare, e quella in cooperativa, escludendo ogni forma di sfruttamento e di condanna a non usare mai il cervello, come ti propone oggi il moderno lavoro dipendente da schiavo.

Non sono sogni, anzi la cosa è talmente concreta che è già fattibile per chiunque decida di abbandonare l’assurda vita di città di oggi e diventare indipendente vendendo elettricità con impianti fotovoltaici.

Non vedo altra strada se non quella dal basso, perché il blocco sociale che si è realizzato intorno al capitalismo, che ha in mano anche tutto il potere mediatico, comprende padroni, sinistra, operai, Vaticano, e durerà purtroppo fino alla crisi finale e al disastro.

La LIBERTA’ è tutta da conquistare, quella di cui parla Berlusconi è la sua e quella della classe dominante.

Commenti all'articolo

  • Di verygod (---.---.---.59) 24 dicembre 2008 20:16
    Glaros - scrittura creat(t)iva

    Nel 1988, Scritti di un’altra follia, Per una introduzione alla socioanalisi stampato a Tunisi presso Finzi editore, tratteggiava già radicalmente il quadro della situazione. 

    Nel IV capitoletto "Socioanalisi: esame di immaturità di una cultura", si legge:

    "Ridiamoci allora tempo ’da perdere’, tempo perduto ove riamministrare l’esistenza ritrovandone senso anziché sempre scontento. Opponiamo alle rigide leggi dell’economia di mercato la ragionevole legge di un’economia esistenziale, con borsa forse più povera, ma tempo più ricco: non ci rendiamo conto di vendere il nostro tempo, la nostra vita, paurosamente sottocosto; forse l’angoscia deriva in realtà da tale condizione, più che dai metamotivi appannaggio delle innumerevoli discipline che si vogliono terapeutiche. Se fossimo gli scaltri amministratori che ci crediamo, basterebbero pochi conti per quantificare il prezzo al quale ci vendiamo: risultato, siamo prevalentemente in ’rosso’, le ’spese’ superano di gran lunga le ’entrate’.

    La prima composizione del capitoletto "Poesia malata", si intitola invece "Libertà in saldo".


  • Di Rocco Pellegrini (---.---.---.2) 24 dicembre 2008 22:36
    Rocco Pellegrini

    Fortunatamente quelli che ancora ragionano su concetti come superamento del capitalismo o cose del genere sono adoratori di divinità estinte nel fuoco degli avvenimenti che il mondo ha conosciuto nella seconda parte del secolo passato.
    Sono passati di moda, per dirla con una formuletta tanto abusata quanto chiara.
    Il mondo verso il quale andiamo affronterà i problemi però, grazie a Dio ed all’esperienza, si è liberato da visioni palingenetiche che sembrano tanto razionali ma risalgono ad un’epoca nella quale l’essere umano era sempliciotto.....

  • Di verygod (---.---.---.204) 25 dicembre 2008 11:18
    Glaros - scrittura creat(t)iva

     Da CortocircuitOne. Storia di un’astrazione fatale

    ...Tuttavia ci sembra che, della ragione la hegeliana astuzia possa risultare ancora più sottile 
    dell’ immaginabile; ci pare cioè che la rifondazione della base concettuale del pensiero logico 
    lo conduca verso nuovi e stimolanti paradossi. Quanto più cerchiamo risposte esaustive ai 
    nostri interrogativi, tanto più sembrano invero ritrovarsi gli antichi enigmi. (...)

    ... ci atteggiamo a conoscitori delle cose, senza renderci conto come il magico cerchio dei 
    linguaggi in cui ci muoviamo non ci permette se non tautologiche valutazioni. Parliamo cioè 
    delle cose senza mai riuscire a sollevarci al di sopra di loro e, quando vogliamo rispondere 
    alle questioni più profonde, dobbiamo sempre giocoforza uscire da ogni possibile argomentazione logica; è altamente probabile che, a fronte della enorme quantità di tentativi di decifrare gli 
    eventi, la realtà ultima sia essenzialmente extra-razionale, quantomeno nel senso fin qui dato 
    alla nostra ‘ ragione abituale’ (...)

    ...Le antiche tradizioni orientali su menzionate erano già peraltro ben consapevoli 
    di questa dimensione paradossale dell’ esistere, quando sviluppavano la loro speculazione 
    fino a giungere a ricondurre al nulla tutte le cose. Come dunque districarsi da un 
    simile dilemma? Siamo qui di fronte all’ aspetto ultimo delle questioni e la logica 
    sembra essere posta di fronte al suo limite estremo dove si prospetta o una 
    sensata interpretazione di oggetti ancora in qualche modo discernibili, ovvero la débacle 
    della stessa ragione come fin qui conosciuta. (...)

    ...ma la cosa di fondamentale importanza è che, se a dominare è l’ irrazionale, questo 
    pone in un certo senso tutti sullo stesso piano, mentre se si vuole il dominio di una 
    qualche razionalità è, come Severino ripete spesso, sempre quella più forte ad 
    imporsi sul piano storico, senza che la sua forza ne garantisca in alcun modo 
    verità o giustezza. Se ci si incammina sulla strada dell’ analisi razionale, si attraversa 
    il mare sconfinato dell’ arbitrio e delle prevaricazioni, almeno fin quando non se ne 
    riconosca il limite e ‘ la regola’ proprio nel suo opposto.(...)

    ...La storia così come fino ad oggi è stata intesa nella sua forma processuale, è 
    di certo la storia della ragione dominante che ha continuato a mutare le sue 
    forme, ma sempre restando nella sostanza storia di un dominio e dei suoi abomini. 
    E non ci pare affatto che, laddove la ragione ufficialmente non dorme il suo 
    sonno, i mostri si rivelino storicamente meno presenti e attivi, anzi
    . Cosa poi abbia 
    in realtà fin qui dominato, il proliferare delle analisi non riesce mai a dire fin tanto 
    che esso resta configurato all’ interno del medesimo quadro concettuale; rompere 
    un tale quadro significa attuare la sola autentica forma di comprensione dell’ essere, 
    l’ unica vera ‘rivoluzione’.

     



  • Di ROSACROCE (---.---.---.104) 25 dicembre 2008 23:30

    SONO PIENAMENTE D’ACCORDO CON L’ARTICOLO.L’ATTUALE SISTEMA STA ANDANDO AL DISASTRO CON VELOCITà CRESCENTE.BISOGNA COSTRUIRE UN’ALTERNATIVA ,ANZI PIù ALTERNATIVE,LE POSSIBILITà CI SONO ECCOME:
    OCCORRE UNA NUOVA "COSCIENZA".IL PROBLEMA è CHE OGGI MANCA.
    MANCA LA COSCIENZA NEL LA GENTE ,PER VARI MOTIVI.
    è LECITO PENSARE CHE DI FRONTE AL COLLASSO ATTUALE(APPPENA PERCEPITO PER ORA)LA GENTE SARà COSTRETTA A MOBILITARSI.
    E UN MONDO NUOVO POSSA COMINCIARE.

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