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Pdemocraticamente parlando di un’europea elezione

 Idee per un’ europea pdemocratica riflessione sul permanente centro di gravità

 Alain Badiou, matematico e filosofo francese già quindici anni fa nel suo Manifesto per la filosofia coniava l’espressione ‘comunismo delle singolarità’, un ossimoro virtuoso, come lo chiamerebbe l’altro matematico impertinente Piergiorgio Odifreddi. Alla paradossale definizione si univa in modo più o meno esplicito non solo Emanuele Severino, ‘ma anche’ veltronianamente Ernesto Galli della Loggia in un articolo dell’epoca su La Stampa nel quale si coniugava il liberalismo all’altro ‘ismo’ divenuto ormai tabù. 

Solo Severino riusciva però a spingere a fondo l’analisi quando, ne La tendenza fondamentale del nostro tempo, sosteneva in sostanza che il ‘comunismo’ con-centra o cor-risponde alla cultura dell’apparato totalizzante che è quella oggi unanim(a/e)mente criticata dal devoto Ferrara fino all’ateo d’Arcais, i quali in proposito vantano ciascuno la ‘sua’ versione della ragione. 

A fronte della sua crisi, fatta salva la necessaria revisione della ragione, che è oggetto di un diffuso dibattito e dei relativi sondaggi su 

http://forums.ec.europa.eu/debateeurope/viewtopic.php?t=4214
 e su 
http://www.uaar.it/forum/viewtopic.php?t=1705&highlight=
 si rivela ormai indispensabile resettare il sistema alla luce di nuove fenomenologiche letture, ivi comprese quelle relative alle de-razionalizzanti concordanze fra l’ateo Michel Onfray ed il neo-credente Gianni Vattimo. 

Vediamo in tal senso qualche neohegeliana ragione.

Tesi

In particolare in Italia, ma anche (sempre veltroniane menti?) in Francia e Spagna, la dottrina della Chiesa, che si definisce come centrale ‘terza via’, già sposata pure dal convertito giddensiano Tony Blair, si colloca in un mistico centro di convergenza dove il rosso ed il nero si fondono freudianamente con tutta la relativa psicologia del colore che ne fuoriesce. Dunque destra e sinistra in cosa risultano ancora antitetiche? In ‘ragione’ di quanto qui si abbozza, la versione di Norberto Bobbio, all’epoca edita da Donzelli, non sembra reggere più. Il centro di gravità permanente che cercava Franco Battiato, dallo stesso più di recente riproposto nel folle andirivieni del personaggio di un suo film presentato in anteprima alla facoltà teologica di Torino, quel ‘pazzesco’ centro appunto sembra ormai dominare con tutto il suo power. Rudolph Arnheim docet, con la piena infallibilità del suo artistico pontificare e si spiega così perché Bertinotti alle scorse elezioni politiche voleva contrapposto il suo aut/aut all’imperante centrale et/et.

Traducendo per coloro che ancora una volta dovranno rieleggere le eterne intellighenzie dominanti, destra e sinistra nel detto senso modulate e ’moderate’ si abbracciano strette nell’estasi di un bondiano e veltrusconiano amor. Amen

Antitesi

La cosa rossa, ora di-venuta più diversamente e abilmente colorata, a quale altra dialettica appartiene? Alla sartoriana putrefazione della trinità Berlusconi, Veltroni, Casini, come risponde il variopinto nuovo che ‘avanza’? 
Traducendo, tutti lor signori, addensati al vertice di un unico divino monolitico potere, si son ben guardati dal dare la democratica parola (ancora sempre in ballo la ‘p’ e la ‘d’) ai ‘loro popoli’.

Sintesi

Che fare dunque? Richiamando alcuni commenti al vecchio post di Lerner Sinistra senza democrazia, del 6/3/2008, a proposito di “fantapolitica”, di pitagorica riflessione, e di “finalmente nuovo PD”, a quale eco di quale oscillante foucaultiano pendolo dovremmo andare incontro? 
E, provando a tradurre. Qual’era l’"affettuoso" PD di cui Umberto Eco raccontava a pagina 154 del famoso romanzo oggetto di dura critica tanto da parte della gerarchia cattolica ’osservatrice’, quanto di Furio Colombo con i suoi destini e la sua idraulica ingegneria?

Infine, per ciò che concerne le presunte “radici”, è da tempo attivo il sondaggio su forums.ec.europa.eu/debateeurope/viewtopic.php

We can, towards a real new PD 

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