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La prossima vittoria elettorale della destra

Biagio De Giovanni, ex PCI, professore universitario a Napoli, intervistato dall’Espresso, a pag. 58, sostiene le seguenti cose: “il Cavaliere ha interpretato meglio di tutti la mutazione della società. La destra domina perché in Italia un soggetto politico, culturale che si chiama sinistra non esiste più. I progressisti sono riusciti a scomparire in soli 15 anni. La lunghissima traversata del deserto prevede, a parer mio, la scomparsa definitiva del gruppo dirigente che ancora comanda, una ripartenza dai territori in stile Lega, una leadership carismatica. Ma la sinistra tornerà ad avere l’egemonia solo quando proporrà alla società italiana un modello culturale e di governo moderno, innovativo, serviranno molti, molti anni”.

Commento dal primo capoverso: il Cavaliere non ha meglio interpretato la situazione sociale, ma l’ha determinata con il potere mediatico e con la strategia piduista.

Questa strategia è stata realizzata solo in ragione del fatto che una sinistra senza identità non è riuscita nemmeno a difendere la democrazia dalla presenza di un soggetto monopolista con una severa legge sul conflitto di interesse, e, soprattutto con una riforma dell’assetto televisivo che doveva mettere la regola democratica che nessun soggetto economico può possedere più di un canale nazionale. A questo si doveva aggiungere una riforma della RAI, degradata da servizio pubblico a servizio ai partiti, con un direttore generale plenipotenziario di chiara indipendenza, e senza pubblicità.

La “sinistra” al potere non ha fatto nulla di tutto questo e si è autocondannata alla sconfitta.

Purtroppo l’assenza di regole, quelle che dovrebbero prevedere che, in caso di sconfitta elettorale,TUTTO IL GRUPPO DIRIGENTE è obbligato a dimettersi, ci consegna una situazione in cui i vari D’Alema, Veltroni, Franceschini, Rutelli, comandano ancora anche se il loro obiettivo è solo quello di restare nel giro del Parlamento, con il ruolo di rappresentare una inoffensiva opposizione istituzionale, con il compito di non far riemergere una sinistra antagonista. Per la loro scomparsa vedo tempi biologici.

Quanto a ciò che il professore De Giovanni dice riguardo la “traversata del deserto” e dunque l’affermarsi di una “sinistra” con un modello culturale e di governo moderno e innovativo, la cosa mi sembra totalmente generica e disimpegnata, da filosofo che se ne lava le mani, perché è ora di sostenere una analisi, moderna ed innovativa, che deve includere le seguenti cose.

-il capitalismo e la globalizzazione, con il loro insensato mito del consumismo e dell’eterno sviluppo, hanno portato il mondo ad una crisi economica ed ambientale sistemica

-la presenza di un miliardo di affamati, di fronte ai quali la FAO si è dimostrata inutile ed impotente, quanto il decantato “mercato”, impone che ogni nazione imposti una strategia di diminuzione delle nascite fino ad ottenere un numero di persone sostenibile dal territorio nazionale

-la SOSTENIBILITA’ deve essere alla base di ogni strategia economica e politica, il mercato non è stato in grado di assicurarla, ha creato squilibrio, disastri, imbrogli, ed è dunque ora che sia la politica, una nuova politica, a dettare le regole al mercato.

-il primo obiettivo deve essere quello della autosufficienza alimentare ed energetica di ogni nazione, non nella forma industriale in mano a pochi, ma diffusa sul territorio, con milioni di nuovi soggetti che producono elettricità con le rinnovabili e prodotti agricoli contemporaneamente, nella forma del piccolo modo di produrre, ossia individuale, familiare,o di piccole cooperative, senza la schiavitù del lavoro salariato.

Una società orizzontale, senza soggetti dalla dimensione multinazionale che vogliono conquistare mercati globali e materie prime a costo di fare guerre, è una società nuova, moderna, auspicabile, a fronte di un capitalismo vecchio, avido, fallito.

Il piccolo modo di produrre non prevede la figura parassitaria del padrone, questa è la modernità!

Il PD e quanti alla sua sinistra agitano ancora falce e martello sono anni luce lontano da questa analisi, vedono padroni e operai come facce della stessa medaglia e non sono in grado di modificare la struttura portante del potere economico e politico.

Se gli operai oggi votano per la destra lo fanno perché la sinistra non gli garantisce nulla e si aggrappano al solo modello che conoscono, quello industriale, e in questo senso sono la parte più importante e preziosa per il capitale.

Il futuro è nelle mani di chi si prenderà sulle proprie spalle il compito di produrre e vivere senza padroni, rifiutando un vivere sociale come quello di oggi, dove passi la vita da schiavo, dove non sei autorizzato a pensare, licenziabile in ogni momento, esposto a pericoli mortali,senza nessuna carriera, per ingrassare un padrone che magari decide di delocalizzare in Romania la produzione perché tu gli costi troppo.

La “sinistra” non esisterà più se non si apre all’orizzonte del superamento del modo di produrre capitalista.

Commenti all'articolo

  • Di Frattaglia (---.---.---.22) 11 maggio 2009 23:07

    Qua si parla sempre di risultato elettorale. Se gli elettori della sinistra si astengono, non vuol dire che il paese è di destra (e viceversa).

    In Piemonte c’è la Bresso, ma il Piemonte non è di sinistra. In provincia di Milano c’è Penati, ma la provincia non è di sinistra. In Sardegna c’è...... quello là (???), ma la Sardegna non è di destra. Poi c’è il Lazio, la Puglia e così via (una contraddizione elettorale unica).

    E poi piantiamola di dire che Berlusconi ha interpretato sto ca*** e sta f***.... Berlusconi non si è inventato proprio niente. Ha fatto solo quello che fanno l’85% degli italiani. Fregare il prossimo, mentire, vendere fumo, evadere le tasse, tradire la moglie, parlare al cellulare, urlare, tingersi i capelli e seguire il calcio.

    Le persone votano chi gli assomiglia di più (negli ideali e nei comportamenti) e le persone si rispecchiano perfettamente in lui. E Berlusconi chi voterebbe? Uno come lui, ovviamente.

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