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Informazione tv come addestramento all’obbedienza

Si informi, caro lettore. Questa è un’esperienza "al di là del bene e del male".

Propongo al vispo lettore, specie se di quelli bramosi di esperienze borderline, una maniera originale di sottrarsi alla caciara obbligatoria agostana. Si ammali, il fellone: va bene una febbricola, di quelle che lascia il brividino che sia suina, e si stenda a letto, anacronisticamente fornito di copertina, termometro e penombra.



Avrà modo di sentire l’eco di Walter Benjamin, ottant’anni dopo. Vediamo come. Il ditino febbricitante senz’altro correrà al telecomando. Zic zac zap. Una panza di polizieschi, talk, materassi in lattice e tutto il bagaglio di fregnacce che inorgoglisce qualsiasi canale. Dopo un po’, lettore, un pensiero suadente si affaccerà sul visino sudato: che palle! Vediamo i notiziari, no? In fondo siamo cittadini attenti, mica mamocchioni. Guardateli tutti, cari lettori: hanno anche orari diversi, così che, al centesimo, avrete capito questo: siamo ad agosto. È la notizia del giorno. Fa caldo, anzi caldissimo. Allerta. Si pensi, dice la giornalista, che in città si suda mentre le spiagge sono un carnaio. Ecco il servizio: in diretta dalle località del divertimento di massa l’inviato speciale intervista un uomo qualunque e una donna con le grazie di fuori. Confermano: fa caldissimo ma loro non rinunciano mica al rito dello svacco. Ah, che scoop! Però, e qui Italia Unoooo è la migliore, non dimentichiamo l’anziano. Se ne stia a giocare a bocce in villetta e poi a casa col fazzoletto umido sulla fronte. Peccato: le spiagge senza nonnine in topless e bisnonni che governano il pannolone fuggitivo perde un po’ di charme. Il pensiero vi correrà, audaci lettori, su queste evenienze della vita. Potrete risentirlo tra poco sul Due, e poi sul Minzolone. La conferma: dai tg locali, dalla 7, dal tg3. È proprio vero, allora. Informazione ricevuta? Annamoce piano, uaglioni. Incombe il colpo di scena, l’ombra profetica di Nietzsche. L’apollineo e il dionisiaco, la regola e l’ebbrezza, il prevedibile e l’improvviso coup de theatre. Ebbene, dice la giornalista facendosi improvvisamente seria, è in arrivo il maltempo. Mica un acquazzone, una rinfrescatina. None, un diluvio, cinquanta gradi in meno, sfracelli, allagamenti e pipistrelli nascosti in dispensa. Attenzione, popolo. Pensate che sulle Alpi già ci sono le prime bufere. Non fate uscire i nonni, potrebbero galleggiare con quei pannoloni gonfi d’acqua. Walter Benjamin chiamava questo tipo di informazione Kolonialpädegogik: pedagogia coloniale. Non il sapere, ma la concessione di un periodo godereccio in cambio dell’obbedienza allo stampo sociale. Divertitevi, patrioti. Poi tutti a cuccia, arriva il tempo in cui dovrete mettervi al posto assegnato. Avete avuto l’estate, mò beccatevi il nubifragio.

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