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Commento di yamasiro yse

su Licio Gelli, la Venerabile pedina


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yamasiro yse 4 novembre 2008 13:54

D’accordo con lo scritto, c’è solo da chiedersi se in questo periodo di recessione economica, ma principalmente culturale e qualunquista, ci sono all’orizzonte altre forze capaci d’imporsi scalzando questo deleterio governo. Mi auguro di Sì, ma si facciano avanti in fretta se così è!

Segue un piccolo appunto non importante ai fini dello scritto proposto dall’articolo, perché solo storico:

"Gelli, in certi ambienti anche noto come "Mago Zurlì", nel periodo di tempo compreso tra la seconda metà degli anni ’70, e l’inizio degli anni ’80 non è mai stato Gran Maestro, e nemmeno prima o dopo. Gelli, già agente del controspionaggio italiano, poi, si sotiene in ambienti bene informati, al soldo degli inglesi, era stato iniziato in massoneria nel 1965, e nel 1969 gli furono affidati nel G...O...I... (acronimo che sta per Grande Oriente d’Italia che era stato fondato a Milano il 05/marzo/1805 con primo Gran Maestro Eugenio De Beauharnais, figliastro di Napoleone Bonaparte e viceré del Regno d’Italia) incarichi di laicizzazione dello Stato italiano. Non subito divenne M...V... (Maestro Venerabile) della Loggia dal dal titolo distintivo Propaganda 2 già esistente a Torino da tempi che risalgono al primo ‘800, infatti, essa fu "rispolverata" dallo spregiudicato banchiere Adriano Lemmi che sperava, o anche realizzò una P1 forse più elitaria. Per inciso, fu proprio Adriano Lemmi che impose la coseddetta tassa di capitazione di cui oggi i massoni sopportano i pesi, ma molti di essi, la stragrande maggioranza, nulla sanno della storia dell’istituzione.

Fu il Gran Maestro dell’Ordine “Lino Salvini”, succeduto a Giordano Gamberini, che affidò a Gelli la gestione della Loggia P2, con ciò attribuendogli la potestà del “Motu Proprio”, ossia di iniziare nuovi massoni “sulla spada” [fiammeggiante, ma non è né infiammata, né arroventata, è solo espressione del dire massonico]. Spesso l’operazione era condotta in una grande sala dei “Cavalieri Hilton di Roma”, e tra i richiedenti in breve comparvero i nomi, così come già precedentemente era tradizione però interrotta dalla guerra con le sue vittime e con i mutati indirizzi politici, di militari ufficiali superiori, giornalisti, politici, industriali, banchieri... e personaggi esteri che la stampa nazionale ha sempre sottaciuto. Insomma, Gelli ci seppe fare, se poi il suo operare è da condannare ad ognuno la propria risposta.


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