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Licio Gelli, la Venerabile pedina

Licio Gelli, il Venerabile, è tornato alla ribalta della cronaca coeva.

La cosa che più stupisce non è tanto il fatto che Odeon TV abbia deciso di affidare al Gran Maestro un programma storico-revisionista, in cui rivalutare il fascismo e snocciolare perle di ammirazione oggi per il Ventennio, domani per l’amico di sempre Silvio (che nel suo cuore ha sostituito quel ragazzaccio di Fini, cresciuto sì alla scuola di Almirante, ma poi irrimediabilmente "cambiato").

E non stupisce nemmeno il fatto che tanta attenzione mediatica sia dedicata a uno che, oltre ad essere stato esponente della Loggia P2, è stato condannato per depistaggio delle indagini sulla strage di Bologna, per la bancarotta del Banco Ambrosiano, per calunnia di magistrati...Ovviamente, non stupisce nessuno. In Italia.


Lasciamo da parte lo stupore. Troppo naif. 

Ciò che dovrebbe indignare è il fatto che, a distanza di anni, non solo il progetto della P2 (impadronirsi del Paese attraverso il controllo dei media prima, dell’informazione e poi della magistratura) si sia realizzato (a tal proposito non penso che, come ha detto ironicamente Travaglio, il tanto famigerato "conflitto d’interessi" sia dai più considerato alla stregua di una parolaccia...io credo che sia destinato a rimanere un eterno neologismo, compreso da pochi contemporanei e inaccessibile al resto), ma addirittura sia diventato una stampella, sempre più solida nonostante l’età, sulla quale si appoggiano e si fanno forza proprio i beffati media.

Dicotomia tutta italiana...Un gruppo di massoni decide di azzoppare i giornali e di sostituirsi ad essi, come una protesi di amianto, e il mondo dell’informazione come reagisce? guarda il moncherino e, felice, ringrazia per avere una gamba nuova..
Dicotomia tutta italiana.

Commenti all'articolo

  • Di yamasiro yse (---.---.---.105) 4 novembre 2008 13:54

    D’accordo con lo scritto, c’è solo da chiedersi se in questo periodo di recessione economica, ma principalmente culturale e qualunquista, ci sono all’orizzonte altre forze capaci d’imporsi scalzando questo deleterio governo. Mi auguro di Sì, ma si facciano avanti in fretta se così è!

    Segue un piccolo appunto non importante ai fini dello scritto proposto dall’articolo, perché solo storico:

    "Gelli, in certi ambienti anche noto come "Mago Zurlì", nel periodo di tempo compreso tra la seconda metà degli anni ’70, e l’inizio degli anni ’80 non è mai stato Gran Maestro, e nemmeno prima o dopo. Gelli, già agente del controspionaggio italiano, poi, si sotiene in ambienti bene informati, al soldo degli inglesi, era stato iniziato in massoneria nel 1965, e nel 1969 gli furono affidati nel G...O...I... (acronimo che sta per Grande Oriente d’Italia che era stato fondato a Milano il 05/marzo/1805 con primo Gran Maestro Eugenio De Beauharnais, figliastro di Napoleone Bonaparte e viceré del Regno d’Italia) incarichi di laicizzazione dello Stato italiano. Non subito divenne M...V... (Maestro Venerabile) della Loggia dal dal titolo distintivo Propaganda 2 già esistente a Torino da tempi che risalgono al primo ‘800, infatti, essa fu "rispolverata" dallo spregiudicato banchiere Adriano Lemmi che sperava, o anche realizzò una P1 forse più elitaria. Per inciso, fu proprio Adriano Lemmi che impose la coseddetta tassa di capitazione di cui oggi i massoni sopportano i pesi, ma molti di essi, la stragrande maggioranza, nulla sanno della storia dell’istituzione.

    Fu il Gran Maestro dell’Ordine “Lino Salvini”, succeduto a Giordano Gamberini, che affidò a Gelli la gestione della Loggia P2, con ciò attribuendogli la potestà del “Motu Proprio”, ossia di iniziare nuovi massoni “sulla spada” [fiammeggiante, ma non è né infiammata, né arroventata, è solo espressione del dire massonico]. Spesso l’operazione era condotta in una grande sala dei “Cavalieri Hilton di Roma”, e tra i richiedenti in breve comparvero i nomi, così come già precedentemente era tradizione però interrotta dalla guerra con le sue vittime e con i mutati indirizzi politici, di militari ufficiali superiori, giornalisti, politici, industriali, banchieri... e personaggi esteri che la stampa nazionale ha sempre sottaciuto. Insomma, Gelli ci seppe fare, se poi il suo operare è da condannare ad ognuno la propria risposta.

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