In ogni caso, i dati degli exit poll danno una preferenza
dell’elettorato ebraico al 71% per Clinton e al 24% per Trump. In linea
con il passato: 80 e 78% ha scelto Clinton nel 1992 e 1996,
79% Gore nel 2000, 76% Kerry nel 2004, 74-78% Obama nel 2008 e 69%
ancora Obama quattro anni più tardi. Il massimo di voto ebraico a favore
dei repubblicani fu raggiunto da Reagan con il 40% e Romney
il 30%. Il minimo da George W. Bush con l’11. Tutto questo per un gruppo
etnico che vale meno del 4% dell’elettorato.
Questi sono i dati complessivi. Che la destra filo Netanyahu abbia
tifato per Trump è noto, che la maggioranza dell’elettorato abbia votato
Clinton è indiscutibile. Sia Trump che Clinton hanno generi di origine
ebraica, ma è ormai arcinoto che l’Anti Defamation League ha evidenziato
l’antisemitismo di frange consistenti dell’alt-right a cui il sito di
Steve Bannon dà visibilità. Al contrario la "lobby sionista" a cui il
commentatore allude sempre e ovunque dimostrando una inquietante
instabilità interpretativa (l’ultima volta ha tirato in ballo la "lobby
sionista" anche a proposito del divieto di burkini sulle spiagge
francesi!) si è espressa a favore di Trump.
Tutto questo ha un senso politico e strategico, finalizzato agli
interessi di parte dei partiti israeliani, ma difficilmente se ne può
dedurre una convergenza della cultura tradizionale e religiosa ebraica
verso il nuovo presidente, mentre sono proprio i movimenti culturali a
costituire l’interesse essenziale del mio articolo (che il commentatore
evidentemente non è riuscito a capire).