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Commento di Maria Cipriano

su La favola di Porta Pia s'infrange sui dati della storia


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Maria Cipriano Maria Cipriano 29 ottobre 2015 23:40
Ma le stupidaggini vi vengono in mente spontaneamente o c’è qualcuno che ve le suggerisce? A che serve guardare i comici quando ci sono articoli si storia (si fa per dire) che fanno sbellicare dalle risa?
Cataste di fiori dovremmo portare a chi ci ha liberato dal papato, e, purtroppo, evidentemente, non c’è riuscito, sennò non leggeremmo nel XXI° secolo simili strafalcioni da far accapponare la pelle.
La città di Roma si segnalò per i suoi travolgenti festeggiamenti, al punto che le novelle autorità del Regno d’Italia dovettero fare affiggere degli avvisi in cui pregavano la cittadinanza di tornare alla vita normale.
In quanto ai nobili papalini,alcuni fecero un pò di scena, ma mi risulta che un certo principe Pallavicini fosse nella Giunta Comunale, che un certo principe Ruspoli divenne ben presto sindaco della città, e che gli succedette un altro principe, Prospero Colonna, che baciò solennemente il Tricolore in Campidoglio accanto a Gabriele D’Annunzio che snudava la spada di Nino Bixio, nei giorni frementi della dichiarazione di guerra all’Austria.
Il governo del Regno d’Italia, nell’intento di evitare l’ennesima guerra risorgimentale, per anni aveva condotto estenuanti trattative con il papa, ma aveva a che fare con fanatici e invasati, come il superbo ministro francese Eugene Rouher secondo il quale "l’Italia può fare a meno di Roma. Noi dichiariamo che non s’impadronirà mai di questa città! ", e con una bigotta incallita qual’era la moglie spagnola di Napoleone III, il quale invano elemosinò gli aiuti militari dall’Italia per le sue guerre contro la Prussia. Non li ricevette, e fu miseramente sconfitto a Sedan.
La città di Roma parla da sola, giacchè fu praticamente edificata e rimessa a nuovo dal Regno d’Italia, che da un misero borgo di pastori pieno di catapecchie, punteggiato qua e là di palazzi edificati per il papa e i suoi amici, la trasformò in una capitale europea perlomeno decente.
L’abissale ignoranza, vera o finta che sia, di questo articolo, mi costringe a precisare che la "presa di Roma" fu condotta con mille cautele, e i comandanti militari ricevettero ordini sverissimi di far sì che nessuna insurrezione scoppiasse, in quanto non si voleva gettare benzina sul fuoco, ma al contrario sbrigare la faccenda nel modo più indolore possibile per rispetto al papa. E così fu.
Maria Cipriano

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