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Commento di Persio Flacco

su Perché il nemico da battere è il Pd


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Persio Flacco 15 maggio 2015 23:29

Sono d’accordo su quasi tutto il contenuto dell’articolo, salvo per l’attestazione di fiducia riguardo al M5S. Se oggi abbiamo Renzi superstar che imperversa lo dobbiamo alla esplicita scelta fatta dai diarchi Grillo & Casaleggio di non usare i voti di quel quarto di italiani che avevano fatto esattamente la scelta suggerita: votare contro la Partitocrazia, PD in testa. Il M5S ha salvato la Partitocrazia, e i suoi diarchi sono stati talmente coerenti e tenaci nel non voler utilizzare a tale fine il consenso ricevuto da giustificare ben più del sospetto che questo fosse esattamente lo scopo perseguito. Dunque non votate M5S se non volete morire renziani.

Dedicherei inoltre qualche sforzo per approfondire e precisare meglio alcune questioni:

1. Distruzione della cultura politica della Sinistra. Da Napolitano a Veltroni a D’Alema in avanti, il presunto erede del PCI si è allineato a quel vasto, profondo, pervasivo, movimento internazionale il cui scopo è la distruzione di ciò che resta del marxismo e, più in generale, della cultura politico ideologica costruita dal movimento operaio internazionale.
Se si prendono in esame le mosse di Renzi risulta chiaro che, tra gli altri, uno dei suoi scopi è tentare di portare a conclusione quest’opera di distruzione culturale.

2. Allineamento atlantista. Da 70 anni a questa parte in Italia (e negli altri paesi europei) la classe politica di governo è allevata da Washington. Non c’è da stupirsi: lo Zio Sam ha bisogno della fedeltà a tutta prova dei suoi satrapi europei per garantirsi il controllo strategico di un’area fondamentale per il mantenimento della sua supremazia planetaria. Fino alla caduta del Muro la DC è stato il suo referente quasi esclusivo; dopo anche il presunto erede del PCI è diventato disponibile.
Col vantaggio che asservire l’erede del PCI ha come effetto collaterale quello di rendere più efficace e rapido il fine di cui al punto 1.

3. Scardinamento del complesso di strutture e sistemi posto a protezione della ricchezza nazionale. Scopo delle "riforme che ci chiede..." (mettere al posto dei puntini ciò che si vuole, tanto è lo stesso) è di rendere scalabili da parte del capitale finanziario internazionale gli asset principali del Paese. La dottrina è sempre quella tatcheriana-reaganiana che ha ridisegnato il panorama economico finanziario globale. Nonostante tutti i suoi accertati fallimenti il brand neoliberista è ancora spendibile e conserva un certo credito negli ambienti pseudo accademici degli economisti e presso i mass media.
Poco importa che oggi il presidente degli States sia costretto a porsi il problema di come far rientrare negli USA l’apparato produttivo del suo Paese partito alla ricerca del minor costo del lavoro e stabilitosi qua e la nel mondo.
Grazie a decenni di propaganda il brand neoliberista gode ancora di un certo seguito, dunque perché non sfruttarlo per aprire come un’ostrica le economie dei diversi paesi per rendere disponibile agli speculatori internazionali (in particolare nordamericani) la polpa delle loro economie?
Lo si vede bene nel caso della Grecia: il Paese non ha soldi, ma il superstrozzino globale (il FMI) continua a stringergli la cravatta intorno al collo esigendo la restituzione dei prestiti, a meno che non faccia "le riforme".
Nel caso dell’Italia renziana non c’è nemmeno bisogno di stringere la cravatta: le riforme le stiamo facendo di "nostra spontanea" volontà.

Per quanto mi riguarda continuo ad essere fermamente convinto che sia assolutamente prioritario riacquistare una vera sovranità nazionale e, dunque, che sia necessario buttare a mare la Partitocrazia che governa non in nome del Popolo Italiano ma in nome dell’ambasciata USA in Italia.

A questo possono provvedere gli elettori e nessun altro, usando il voto per distruggerla. Votando sempre, non votando mai i partiti maggiori; cambiando ogni volta la propria scelta. Contro questo metodo la partitocrazia non ha difese.


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