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Commento di Sergio Giacalone

su Mattarella e la fenomenologia della dissolvenza


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Sergio Giacalone Sergio Giacalone 17 marzo 2015 13:43

Gentile amico, grazie per darmi la possibilità di chiarire il mio pensiero. Stante le sacrosante diversità di opinione che abbiamo il privilegio di potere liberamente esprimere, come da lei stesso riconosciuto, rispondo semplicemente alla sua domanda: no, non credo di esagerare. Ritengo invece che le angolazioni da cui guardiamo il tema trattato siano sensibilmnente diverse, ragion per cui aspetti e dettagli possono reciprocamente rilevare come sfuggire. Io ho espresso le sensazioni che la mia angolazione mi suggeriva. Tuttavia non le nascondo che se il tempo dovesse smentirmi e Mattarella dovesse risultare un campione di intraprendenza il primo ad esserne felice sarei io, non solo per l’orgoglio del corregionale ma soprattutto perche se ne gioverebbe quel disgraziato Paese al cui bene nessuno sembra più pensare, mentre io mi ritengo ancora fiero di essere parte della sua straordinaria bellezza. Detto questo sono lieto di farla sorridere per essermi definito "monarchico". Non la biasimo perchè questa è la reazione comune di chi è cresciuto assediato da una politica e da una cultura dominanti che hanno demonizzato la monarchia italiana per dare alla repubblica una legittimità ex post, non uscita dalle urne del referendum. Non è questa la sede per discuterne. Sappia però che il mio pensiero non è nè acriticamente ereditato, nè supprtato da convinzioni politiche (se così fosse ai Re dovrei augurare mille Ekaterimburg!) Dai mille mali d’Italia e cercandone una soluzione ne ho dedotto che la svolta repubblicana del 46 aveva fermato quel motore immobile che nutriva di linfa vitale il sentimento di appartenenza del nostro popolo e il suo percorso unitario; l’Italia era stata fatta monarchia, costruita su quell’impianto, perchè era l’unico possibile in una realtà complessa come la nostra; tale perciò avrebbe dovuto rimanere per risorgere un’altra volta dopo la fine della II guerra, monrchia costituzionale, parlamentare e socialista come l’avevano disegnata l’ultimo Re e l’ultima Regina. Ma qualcuno, non gli italiani, come si usa dire, ha voluto che sparissero. E non li vuole rivedere neppure morti!
Privarci di loro è stato un vero peccato, però, mi creda. O sorrida se vuole.
Cordialmente

Seergio Giacalone


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