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Commento di

su Essere o non essere? Capitalismo o socialismo? L'importante è vivere


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12 luglio 2014 17:45

Si può definire Capitalismo quel sistema in cui il capitale finanziario si moltiplica senza passare per l’economia reale? Io dico di no.
Oggi buona parte del capitale finanziario ha divorziato dall’economia reale: snobba il mercato dei titoli seguendo circuiti alternativi, oppure entra nelle Borse per moltiplicarsi grazie alle sole variazioni dei titoli. Che è qualcosa di concettualmente analogo a guadagnare soldi giocando alla roulette. E’ Capitalismo giocare alla roulette?

E si può chiamare poker quel gioco nel quale uno dei giocatori può scegliersi a piacimento le carte dal mazzo e modificare le regole del gioco secondo le sue convenienze? Non è questa la situazione attuale del cosiddetto Capitalismo, dove il potere finanziario (il giocatore) prevale in tutto sul potere politico (il regolatore)?

In un sistema capitalistico funzionante il capitale finanziario esercita la funzione di propulsore e di controllore sull’economia reale all’interno di un quadro di regole prestabilite dall’autorità politica.

L’investitore impiega il suo capitale in quei settori economici nei quali ha fiducia, che conosce, dei quali segue le sorti, per avere un profitto. In tal caso il profitto corrisponde a ricchezza reale prodotta, non ad un numero sopra un pezzo di carta.
Ma se solo il valore nominale dei cosiddetti derivati assommano in totale a oltre 10 volte il PIL mondiale, a quale ricchezza reale corrisponde quel valore? E questo solo per citare il caso più immediatamente riconoscibile dei derivati, senza considerare la somma complessiva del capitale nominale che lievita in Borsa senza uscirne grazie a miliardi di transazioni ciascuna della durata di frazioni di secondo.

Cosa se ne fa un’azienda del capitale se questo, da un ora all’altra, gli attribuisce un valore slegato da ogni dato reale?
E perché dovrebbe condurre bene i suoi affari se al capitale interessa solo che le sue azioni salgano e scendano il più possibile?

Facciamo un esempio reale facilmente comprensibile, parliamo della cosiddetta bolla immobiliare statunitense che ha innescato l’attuale crisi economica mondiale.

La vicenda è nota: mutui immobiliari erogati con estrema facilità ad un gran numero di americani di dubbia solvibilità hanno spinto in alto i prezzi degli immobili. Questi mutui, detti subprime, sono stati "incartati" dentro strumenti finanziari dalle grandi banche d’affari americane, sono stati bollati come affidabili dalle agenzie di ratings, sono passati sotto il vaglio delle autorità di controllo governative americane, sono stati acquistati da quasi tutte le banche europee, hanno aumentato il loro valore nominale passando di mano in mano.

Poi è successo che in USA la crisi ha iniziato a mordere: complici le cospicue delocalizzazioni e le ingentissime spese militari dovute alle guerre neocon, e i mutui concessi a tutti si sono trasformati in sofferenze.

Le banche americane ed europee con la pancia piena di derivati hanno visto la loro capitalizzazione incenerirsi da un giorno all’altro allo svanire del valore fittizio attribuito ai subprime.
Valore di carta, non corrispondente a nessuna realtà economica, che della ricchezza vera non aveva nulla.

Ma, oltre a queste degenerazioni del capitalismo, delle quali dobbiamo essere grati a quei due grandi statisti di Tatcher e Reagan, esiste anche un’altro aspetto della realtà che va tenuto presente.

Il Capitalismo ha bisogno di far crescere costantemente l’economia. Chi investe il suo capitale finanziario lo fa per avere un profitto: se investe 1000 punta ad avere 1000 + x, altrimenti non investe affatto. E se il capitale finanziario non viene investito, a meno di passare al baratto merce contro merce, le imprese chiudono e l’economia muore.

Dunque, in un Capitalismo normale, non di carta, deve necessariamente esserci un continuo aumento di volume del capitale finanziario e un corrispondente aumento costante del volume delle merci prodotte dal sistema economico.

E qui sorge un problema: l’aumento del volume delle merci prodotte, direttamente o indirettamente comporta l’aumento del consumo di risorse naturali.
Come conciliare questa esigenza di crescita infinita con un contesto di risorse naturali non infinite?

Ecco, se non torneremo al Medioevo a causa dello scoppio della immane bolla costituita dal capitale fittizio circolante l’alternativa è scoprire di avere tagliato il ramo sul quale siamo seduti.

Concludo con un po’ di sana retorica:
"Solo quando l’ultimo fiume sarà prosciugato, quando l’ultimo albero sarà abbattuto, quando l’ultimo animale sarà ucciso, solo allora capirete che il denaro non si mangia."
Ma non c’è da preoccuparsi: chi ha pronunciato questa frase non capiva nulla di economia e finanza.


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