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Commento di Persio Flacco

su Elezioni in Siria: una nuova "parodia democratica"?


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Persio Flacco 23 aprile 2014 19:45

Dunque, a norma della nuova costituzione, Assad mette nelle mani dell’elettorato la carica di presidente e indice le elezioni.

Mi sembra una ottima scelta: conforme agli obiettivi dichiarati degli insorti, degli Amici della Siria, di chiunque si dichiari democratico e desideri che il carnaio finisca. Sarebbe il modo migliore per risolvere un conflitto sanguinoso in modo incruento: si chiede ai siriani da chi vogliono essere governati. Chi vince governa, chi perde fa opposizione, tutti insieme si prendono cura del Paese.

Ma qualcuno dice: Assad non è in buona fede, vuole imbrogliare. Può darsi, mica è escluso, ma in tal caso il suo bluff può essere "visto" agevolmente e vantaggiosamente. Basta prenderlo in parola e porgli come condizione, affinché l’esito delle elezioni venga accettato, che consenta il controllo di osservatori internazionali in tutte le fasi di voto e che cessi le operazioni militari per il tempo necessario a svolgere le consultazioni.

Non essendo stupido Assad capirebbe che un suo rifiuto legittimerebbe passi della comunità internazionale per lui deleteri. Ad esempio un maggiore sostegno politico e militare alle forze di opposizione, sanzioni più pesanti e magari anche un intervento militare NATO sotto egida ONU. 

E’ probabile che nemmeno la Russia potrebbe accettare un rifiuto del regime siriano a queste condizioni: il suo sostegno al regime siriano diventerebbe politicamente insostenibile, così come il veto in seno al Consiglio di Sicurezza.

La prospettiva sarebbe dunque estremamente favorevole per la comunità internazionale:se Assad non accettasse si scaverebbe la fossa con le sue mani e il conflitto sarebbe risolto con le cattive; se accettasse sarebbe ancora meglio: la comunità internazionale otterrebbe per intero il suo scopo di far cessare il conflitto senza ulteriore spargimento di sangue e di imporre un regime democratico in Siria.

Quanto agli insorti sarebbero obbligati ad accettare sia le elezioni sia la tregua necessaria al loro svolgimento, sia l’esito del voto, visto che senza il sostegno internazionale, lasciati soli a vedersela con le forze armate regolari, senza più forniture militari, con le frontiere turche e giordane chiuse alle loro spalle, non durerebbero una settimana.

Quale occasione migliore di questa, dunque? E’ tanto vantaggiosa e giusta che se la comunità internazionale la rifiutasse giustificherebbe ogni sospetto sulla sua di buona fede. Autorizzerebbe chiunque a pensare che chi rappresenta la comunità internazionale, gli Amici della Siria, gli insorti, non vogliono affatto, come dicono, la fine del conflitto e la democrazia.


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