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Elezioni in Siria: una nuova "parodia democratica"?

A distanza di tre anni dall'inizio della guerra civile, questa primavera avranno luogo in Siria le elezioni presidenziali. Per i siriani in patria si voterà il 3 giugno, mentre per i residenti all'estero il 28 maggio. Il presidente del Parlamento siriano, Mohammad al-Laham, ha annunciato:

Per la prima volta gli elettori siriani potranno scegliere tra più candidati, e siamo certi che il popolo sceglierà il più meritevole di governare il nostro paese, qualcuno che sia ingrado di difenderlo e garantire un avvenire sereno per tutti i siriani, salvaguardando i loro diritti senza discriminazioni”.

Ma in realtà, tra le schiere dell'opposizione siriana, si parla già di “parodia democratica”, dando per certa la rielezione dell'attuale presidente Bashar Al-Assad. Infatti, nonostante quest'ultimo non abbia ancora annunciato ufficialmente la sua candidatura, tutto porta a pensare che sarà nuovamente lui il destinatario del prossimo mandato, che durerà ben sette anni.

E sui social network già impazzano i meme che denunciano in modo ironico quello che sarà il risultato di un'elezione “priva di sorprese”.

Non dimentichiamo poi che queste elezioni avverranno in pieno clima di guerra civile, iniziata nella prima metà del 2011, a seguito della cosiddetta Primavera araba, e che la Siria conta più di 125 mila vittime, di cui la metà civili. Proprio per questa ragione il regime siriano è stato accusato dall'Onu di “crimini di guerra” e per la prima volta l'Alto Commissariato ha puntato il dito contro le più alte cariche del governo, “compreso il capo dello Stato”.

Bashar Al-Assad, era stato eletto per la prima volta nel 2000, quando si era presentato come unico candidato, per poi essere rieletto nel 2007. Solo nel 2012 è stata approvata in Siria una legge che consente a più candidati di presentarsi alle elezioni, ma in realtà sono stati posti numerosi vincoli e requisiti obbligatori che limitano fortemente il possibile numero dei candidati.

Tra tali requisiti troviamo: l'aver vissuto in Siria per più di 10 anni e non avere altre cittadinanze, limiti posti ovviamente per impedire la candidatura dei leader dell'opposizione attualmente in esilio.

 

Foto: Freedom House/Flickr

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.14) 23 aprile 2014 18:12

    Comunque assai meno parodistico ed assai più democratico delle elezioni in corso in Afghanistan; tenute sotto occupazione militare NATO.
    Per non parlare di quelle normalmente tenute in Arabia Saudita o nel Bahrain, verso cui gli USA sono ferventi sostenitori.
    Osservare i fotomontaggio: http://www.agoravox.it/local/cache-...
    è evidente che la bandiera Verde-Bianco-Nera non appartiene all’originale, costituito da una marea di bandiere Rosso-Bianco-Nero e di ritratti inneggianti ad Assad.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.222) 23 aprile 2014 19:45

    Dunque, a norma della nuova costituzione, Assad mette nelle mani dell’elettorato la carica di presidente e indice le elezioni.

    Mi sembra una ottima scelta: conforme agli obiettivi dichiarati degli insorti, degli Amici della Siria, di chiunque si dichiari democratico e desideri che il carnaio finisca. Sarebbe il modo migliore per risolvere un conflitto sanguinoso in modo incruento: si chiede ai siriani da chi vogliono essere governati. Chi vince governa, chi perde fa opposizione, tutti insieme si prendono cura del Paese.

    Ma qualcuno dice: Assad non è in buona fede, vuole imbrogliare. Può darsi, mica è escluso, ma in tal caso il suo bluff può essere "visto" agevolmente e vantaggiosamente. Basta prenderlo in parola e porgli come condizione, affinché l’esito delle elezioni venga accettato, che consenta il controllo di osservatori internazionali in tutte le fasi di voto e che cessi le operazioni militari per il tempo necessario a svolgere le consultazioni.

    Non essendo stupido Assad capirebbe che un suo rifiuto legittimerebbe passi della comunità internazionale per lui deleteri. Ad esempio un maggiore sostegno politico e militare alle forze di opposizione, sanzioni più pesanti e magari anche un intervento militare NATO sotto egida ONU. 

    E’ probabile che nemmeno la Russia potrebbe accettare un rifiuto del regime siriano a queste condizioni: il suo sostegno al regime siriano diventerebbe politicamente insostenibile, così come il veto in seno al Consiglio di Sicurezza.

    La prospettiva sarebbe dunque estremamente favorevole per la comunità internazionale:se Assad non accettasse si scaverebbe la fossa con le sue mani e il conflitto sarebbe risolto con le cattive; se accettasse sarebbe ancora meglio: la comunità internazionale otterrebbe per intero il suo scopo di far cessare il conflitto senza ulteriore spargimento di sangue e di imporre un regime democratico in Siria.

    Quanto agli insorti sarebbero obbligati ad accettare sia le elezioni sia la tregua necessaria al loro svolgimento, sia l’esito del voto, visto che senza il sostegno internazionale, lasciati soli a vedersela con le forze armate regolari, senza più forniture militari, con le frontiere turche e giordane chiuse alle loro spalle, non durerebbero una settimana.

    Quale occasione migliore di questa, dunque? E’ tanto vantaggiosa e giusta che se la comunità internazionale la rifiutasse giustificherebbe ogni sospetto sulla sua di buona fede. Autorizzerebbe chiunque a pensare che chi rappresenta la comunità internazionale, gli Amici della Siria, gli insorti, non vogliono affatto, come dicono, la fine del conflitto e la democrazia.

    • Di (---.---.---.14) 23 aprile 2014 21:32

      Infatti, alle elezioni presidenziali in Florida, nel 2000, gli osservatori internazionali non c’erano e furono una truffa.
      Anche se l’esito era gia stato deciso dal Governatore (Bush fratello), egualmente, però, si era voluta la messiniscena ad uso degli stupidi, con trucchetti vari per parodiare il consenso dell’elettorato.
      Per un minimo di credibilità, tra gli osservatori internazionali dovrà essere bandito qualsiasi cittadino USA o qualsiasi residente negli USA.

  • Di (---.---.---.170) 28 aprile 2014 00:35

    Quindi sono un pò come le elezioni USA, dove tra il candidato repubblicano e quello democratico cambia il colore della cravatta ?

    Alessandro Rossi

  • Di (---.---.---.36) 3 giugno 2014 21:19

    Plebiscito per Assad.
    OCCIDENTE MUTO

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