Mi ero ripromesso di
non rispondere più ai commenti postati a questo articolo perché mi sono
veramente stufato di rispondere alle contestazioni di chi difende qualsiasi
intemerata di Grillo sempre e comunque.
Quest’ultimo commento
però mi fa tornare sulle mie decisioni perché è veramente, profondamente inquietante.
Si chiede l’arguto:
come fa la Comunità Ebraica a irritarsi se è morta ad Auschwitz ?
E continua: lo
sterminio riguarda solo i morti e i parenti; gli ebrei sopravvissuti come
pretendono di essere parte in causa fino al punto di “appropriarsi” della
shoah?
Questo modo di
ragionare mi lascia perplesso fra due opzioni: o è quello di un ottuso che pensa di essere intelligente in modo raffinato o è
quello di un provocatore. E non so decidermi davvero. Ma alla fine propendo per
la prima ipotesi, anche se l’accenno en passant alla solita solfa del sionismo può
far pensare anche a una provocazioncella politica o comunque a una mentalità politicizzata nel solito, banale senso di negare a Israele il diritto di parlare di Shoah.
Sì caro amico, la
comunità ebraica – in quanto residuo del popolo che i nazisti avevano deciso di
sterminare totalmente – ha tutti i diritti storici, morali e perfino politici
di rivendicare il proprio ruolo di vittima della shoah. E altrettanto lo ha lo
Stato di Israele che non è lo stato di chiunque ma sono le istituzioni statuali
che una parte del popolo ebraico si è dato e in cui vive o ha vissuto gran
parte dei sopravvissuti alla persecuzione nazista. Gli ebrei in Palestina erano 100mila alla fine degli anni venti e 600mila circa alla fine della guerra. Da dove crede che siano arrivati lì, da Marte ?
La shoah, senza nulla
togliere alle altre numerose vittime del nazismo, è avvenimento che l’ha
riguardata in prima persona una settantina di anni fa. L’ha riguardata, come
comunità di popolo, nella figura delle vittime e di chi non è morto in quanto reduci,
in quanto sopravvissuti, in quanto parenti di vittime, in quanto vedovi, in
quanto orfani, in quanto genitori ai cui sono stati ammazzati i figli, in
quanto gente che l’ha scampata vivendo per anni chiusa in casa o in cantine o
nei sotterranei o nelle fogne o in montagna o fuggendo all’estero. In quanto
gente che ha perso tutto, a cui è stata tolta la speranza per anni, a cui è
stato tolto il lavoro, la possibilità di studiare, di pregare, di progettare
una vita. E’ una comunità che è rimasta segnata dalla sofferenza e dall’orrore
per l’annullamento psichico e fisico subìto che si è trasmesso ai propri figli
anche a distanza di tempo. Numerosi sono quelli a cui la mente ha giocato il
brutto scherzo di non farcela e si sono suicidati, anche dopo anni.
La
persecuzione nazista, per chi non è ebreo come lei, è qualcosa che “qualcuno”
ha fatto a “qualcun altro”. E in qualche caso - si legge bene nel suo commento - alla fine che gli frega ?
Per gli ebrei invece, per la maggior parte, anche se non personalmente coinvolti è stato qualcosa
che “qualcuno” (i nazisti e i loro numerosi epigoni di ogni etnia, lingua,
religione e colore che hanno dato il loro entusiastico appoggio e la loro
fattiva collaborazione) ha fatto a “noi”.
E "noi" significa "comunità ebraica" anche quando non è vissuta in prima persona nelle forme istituzionali che si è data. E’ la comunità di popolo che ha subìto la persecuzione, non solo chi ci è morto.
Ce la farà a capire
una cosa del genere? Ho i miei dubbi; il suo modo di ragionare è così limitato
e ottuso che sembra difficile possa avere qualche minimo spiraglio di
comprensione. Se ne faccia una ragione: qualcuno riesce a mantenere la capacità
di capire e qualcuno l’ha perduta. Auguri.