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Commento di Persio Flacco

su Caso Shalabayeva: Emma Bonino, che lezione!


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Persio Flacco 2 gennaio 2014 20:24

<< Equiparare la moglie - dichiaratamente innocente (altrimenti non le avrebbero rilasciato un passaporto valido per l’espatrio) anche dalla magistratura di un paese che di democratico non ha notoriamente niente - e di conseguenza equiparare i suoi diritti civili a quell’ambiguo personaggio di suo marito è una logica che è stata espulsa dalla mentalità giuridica dei paesi democratici fin dalla loro nascita. >>

La validità dei documenti della Shalabayeva è quanto meno poco chiara. A quanto sembra le autorità che li hanno emessi li hanno dichiarati falsi.

In fondo ho messo il link ad un riassunto conciso ma abbastanza completo del caso, piuttosto complesso, di cui si parla.

E’ fuori luogo tirare in ballo addirittura Levitico e Corano, dal momento che non ho affatto sostenuto che la signora Shalabayeva debba essere considerata corresponsabile delle azioni del marito: se lo sia io non lo so, e non sta a me stabilirlo. Ma neanche si può affermare che la signora ne sia totalmente estranea, come lei afferma con tanta sicurezza.

In mancanza di prove in un senso o nell’altro quello che rimane è che la signora Shalabayeva è stata ritenuta dalle nostre autorità priva dei requisiti per il soggiorno in Italia, priva dell’immunità diplomatica, priva dello status di rifugiata politica (non risulta che al suo ingresso nel nostro Paese abbia fatto domanda in tal senso).

In breve: la signora è stata trattata dalle nostre autorità come un qualsiasi immigrato illegale e, su pressante sollecitazione della rappresentanza diplomatica del suo Paese, è stata rimpatriata d’urgenza.

E’ stata rimpatriata come le migliaia di immigrati illegali (poco meno di 5.000 nel 2012) che sono stati imbarcati sotto scorta di polizia su un aereo e riportati nel loro Paese di provenienza. La differenza è che la quasi totalità di questi cinquemila rimpatriati non risiedeva in una villetta di Casal Palocco ma in un CIE, uno di quei centri di raccolta dei quali avrà forse sentito parlare, e che non avevono un coniuge ricercato dall’Interpol.

Di questi non conosciamo nemmeno il nome. Sappiamo che probabilmente sono entrati nel nostro Paese rischiando la pelle nell’intercapedine di un TIR o su una bagnarola attraverso il mediterraneo. 

Da qui la domanda: per quale motivo il caso Shalabayeva dovrebbe essere considerato rappresentativo o particolarmente emblematico rispetto alla totalità dei casi di rimpatrio forzato eseguiti dalle autorità italiane? Per quale motivo si mena scandalo per le presunte violazioni dei diritti umani della signora, si chiede a gran voce che la nostra diplomazia agisca tutte le leve a sua disposizione per annullare quell’atto mentre le altre migliaia come lei non sono che numeri in transito e nessuno si chiede come vengono accolti nel loro Paese dopo il rimpatrio?

E’ del tutto evidente che in questa vicenda la questione dei diritti umani è solo strumentale, cioé ipocrita, e destinata a nascondere il vero motivo di tanta mobilitazione, che ha a che fare col background familiare, come dicevo.

Un indizio del vero motivo di tanta mobilitazione lo fornisce lei stesso definendo "paese che di democratico non ha notoriamente niente" quello di cui la Shalabayeva e suo marito sono cittadini, il Kazakistan. O meglio: il suo regime.

E qui possiamo dividere il campo di quelli che discutono del caso Shalabayeva in due parti: quelli che riconoscono al marito della signora lo status di "dissidente" (con quanto di positivo sottintende per la persona tale definizione, e quanto di negativo attribuisce al regime dal quale "dissente") e quelli che non lo riconoscono come tale o che giudicano irrilevanti i suoi rapporti col regime.

Si tratta di capire per quale motivo gli appartenenti al primo gruppo, tra cui lei, ritengono di scagliarsi contro il regime kazako al punto di strumentalizzare il caso dei presunti "diritti umani" violati della signora Shalabayeva e montare un caso mediatico di tale portata.

Potrebbe essere per la scelta del governo Nazarbayev di stabilire un accordo di unione doganale con la Russia dell’odiato Putin? Di certo non perché il regime Nazarbayev sia meno democratico di altri, sui quali costoro nulla hanno da recriminare se non formalmente e malvolentieri quando costretti.

Sugli insulti che mi rivolge preferisco sorvolare, probabilmente sono dovuti al fatto che ho toccato un suo punto sensibile.

http://www.ilpost.it/2013/07/15/alm...


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