Siamo ormai un po’ lontani dai contenuti del mio articolo,
ma non importa.
"Di
questo abbiamo già parlato in un altra discussione", se si firmasse mi
faciliterebbe il compito di ricordare.
In ogni caso: " sono giunto alla conclusione che il conflitto israelo
palestinese è una delle principali motivazioni dell’avversione di questo mondo
verso Israele". E’ l’unica motivazione direi, a meno che non si rispolveri
la tradizionale superiorità islamica verso tutti gli "infedeli".
Ma, aggiungerei, che non è tanto l’occupazione della Cisgiordania che data dal
1967, ma l’occupazione di quello che è considerato tutto territorio islamico
cioè anche l’attuale territorio metropolitano israeliano. Con sfumature più o
meno accentuate il problema è sempre stata l’esistenza di Israele, che oggi si
articola in particolare nella colonizzazione della West Bank.
E sull’esistenza di Israele, che molti stati islamici e organizzazioni
palestinesi non riconoscono, personalmente ho idee molto chiare.
Riguardo alla prevalenza della cultura sulla materialità dei fatti lei dice
" in questa fase storica non sono esse a determinare le spinte
prevalenti". Non sono d’accordo. Lo scontro attuale è ampiamente (senza
rispolverare il molto frainteso "conflitto di civiltà") fra due modi
opposti di interpretare l’essere umano, la vita, l’economia, la società, il
rapporto uomo-donna eccetera. Direi quindi che le spinte prevalenti sono sempre
quelle culturali, di cui quelle economiche sono una parte rilevante, ma non
l’unica.
Riguardo al regime degli ayatollah, lei: "Non tale da citarlo come esempio
di regressione possibile rispetto al Capitalismo". Credo che quetso sia il
punto di disaccordo principale. Se il regime fascista fosse stato abbattuto e
sostituito da un ritorno allo Stato della Chiesa anziché dalla Repubblica a
democrazia parlamentare avremmo superato un pessimo regime (equivalente a
quello dello Shah) per capitombolare indietro di secoli (che sarebbe, nella mia
equivalenza, alla Repubblica Islamica teocratica, antidemocratica e
fascistoide). Superamento per involuzione è la definizione che ho dato e che
confermo. E’ quello che penso dell’Iran attuale.
"Come spesso (sempre?) accade nel mondo islamico le prevaricazioni e la
violenza subite dagli "infedeli" diffondono e radicalizzano il
fanatismo religioso, e a volte lo portano al potere": è molto probabile,
ma non è una buona ragione. L’Algeria si liberò dei colonialisti francesi,
particolarmente duri nella repressione, ma seppero formare uno stato laico. Poi
sappiamo come è andata a finire. Gli islamisti, pur essendo al governo con la
loro ala moderata, non hanno esitato a uccidere poche settimane fa gli
esponenti laico-socialisti in Tunisia. Il conflitto tra laici e
fondamentalisti va ormai oltre le prevaricazioni degli "infedeli" (a
meno che con questo termine non indichi i laici...).
" Personalmente considero un confronto militare con l’Iran un evento
disastroso", ha ragione e siamo d’accordo.
"e per questo ogni volta che mi imbatto in qualche intervento che a mio
parere contribuisce alla campagna propedeutica alla guerra cerco di
rintuzzarlo", qui invece non siamo d’accordo: se criticare il regime di
Teheran perfino da un punto di vista culturale viene ritenuto un contributo
"alla campagna propedeutica alla guerra" non mi resta che stare
zitto, il che non è esattamente quello che sono disposto ad accettare.