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Commento di mabo

su Giornalismo partecipativo contro giornalismo professionale


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mabo 9 marzo 2009 15:21
 
Caro Piero, approfitto della risposta che sto per indirizzarle per rinnovare la mia stima nei confronti di Maurizio Carena, che non conosco personalmente ma che mi sembra di conoscere da sempre.
Sono in completo disaccordo con lei, per la difesa delle giustificazioni riguardanti gli automatismi nelle impaginazioni.
Se un computer, sulla base del numero dei lettori, può “decidere” di confinare un pezzo come quello di Maurizio, Stanley Kubrick avrebbe avuto uno spunto in più per la sua produzione cinematografica e noi, suoi ammiratori saremmo andati al cinema a godere della sua ulteriore opera d’arte.
Come tutti ben sappiamo, un articolo di poche righe ha un appeal maggiore, e spesso un numero di lettori superiore di un pezzo articolato e ben argomentato, che fa scappare gran parte dei potenziali lettori.
Allora vogliamo dare ragione alla bontà del fast-read, esattamente in linea con tutte le manifestazioni della pseudo modernità ?
Il meccanismo che lei definisce “diciamo culturale” è completamente in antitesi con la cultura.
La capacità di sintetizzare nulla può fare nell’ambito di argomenti che necessitano di approfondimento per poter essere sviluppati in modo esaustivo.
Se dunque, la qualità, indiscutibile nei pezzi di Maurizio, deve essere vagliata attraverso un sistema matematico, privo di implicazioni emotive e/o culturali, il mezzo in questione deve essere migliorato, soprattutto per il rispetto del redattore ma forse ancor più del lettore attento ed esigente.
Rinnovo il mio invito a Maurizio a rimanere in questo ambito anche per aiutare la dirigenza a dirimere questioni come queste.
Un saluto.
Mauro Bonaccorso
 

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