non considero i contenuti dell’articolo fuori dal vaso in quanto sicuramente la ovvia necessità di regole e funzioni per il controllo dei sistemi bancari e finanziarii almeno in regimi democratici è un diritto assolutamente esigibile da parte di chi ha "versato" il proprio denaro. Da questo principio discende l’ovvio e sensatissimo obbligo di avere e dare regole, altrimenti sarebbe una insopportabile lesione dei diritti individuali del risparmiatore che è parte debole rispetto al conservatore dei suoi beni.
Ma davvero resto allibito sull’analisi formale che collega le leggi del ventennio fascista al comportamento reale e non virtuale nè virtuoso delle banche italiane. Qualunque imprenditore, propietario di case, e/o investitore monetario italiano ha personalmente sperimentato che le nostre banche non hanno mai rischiato nulla. Infatti solo a fronte di depositi cauzionali, impegni e costi assicurativi, possesso di buste paga o di pensioni con garanzia di madri e padri ognuno di noi ha potuto avere i finanziamenti necessari allle bisogne economiche e di investimento citate.
Erano le leggi o la scelta di non finanziare mai al di fuori di quanto sopra detto che ci fanno dire che le nostre banche hanno una situazione più oculata delle altre??? Purtroppo è la prima che ho detto. Le nostre banche non hanno mai praticato la regola del rischio di impresa.
eppure ora ci sono forti dubbi su una questione : con i risparmi e gli interessi incassati le "nostre" banche non hanno comprato altro? cioè prodotti finanziari taroccati e spariti??? Per saperlo non ci resta che attendere. Nel caso malaugurante che quanto sopra emergesse in un breve futuro saranno gradite correzioni anche postume di questa parte del’articolo.
ciao