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Commento di claudio

su Quando i clandestini eravamo noi


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claudio 3 luglio 2009 09:48

Io sono veneto, dalle mie parti molte persone sono emigrate (e continuano ad emigrare, per diverse ragioni): 4 milioni di persone da quando siamo stati annessi all’Italia. Già nel 1868, appena due anni dopo l’annessione, iniziò il flusso verso l’America del sud (dove oggi un intero stato del Brasile è popolato da Veneti e Lombardi ...i Lombardo-Veneti dell’epoca) ed il Canada. Di Veneti e Lombardi in USA ne sono andati abbastanza pochi, a New York approdavano soprattutto i Siculi e i Campani (ciò spiega la descrizione del rapporto presentato al Congresso nel 1912 "Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura.").
in seguito mi è noto che molti sono andati in Germania, e soprattutto Australia.
Ma in Svizzera, proprio pochissimi. Delle famiglie che conosco, non c’è nessuna che non abbia avuto un parente che sia emigrato, di queste nessuna che conosco in Svizzera.
Salvo gli emigrati nel sud del Brasile (che essendo terra senza popolazione acquisì le caratteristiche degli immigrati), in tutti gli altri luoghi erano i nostri emigranti ad adeguarsi, e ad integrarsi per quanto possibile.
Non il contrario.

Gian Antonio Stella quando parla degli immigrati "italiani" in USA, dicendo che il 70% di quelli arrestati per omicidio era "italiano", non so se lo dicesse nel suo libro, ma faceva riferimento alla "mano nera" ovvero l’antesignana della mafia.
Quando parliamo di emigrati "italiani" allora, parliamo in realtà di popoli diversi: quelli di pelle chiara e quelli di pelle scura. Quelli dediti all’accattonaggio e quelli dediti al lavoro (lo dice il rapporto USA del 1912).
Oggi come allora il mondo è popolato da soggetti immersi in una cultura che può essere più orientata a certi comportamenti piuttosto che altri.
Se allora come oggi non è giusto fare di ogni erba un fascio, allora come oggi è però giusto distinguere tra chi ha comportamento rispettoso della cultura locale e si comporta bene, e chi invece questo rispetto non ce l’ha e si comporta in modo criminale.
Non c’è serenità se non c’è giustizia, non c’è giustizia se non si mantiene una posizione ferma e si dà un buon esempio.

Taglieggiare gli immigrati con 200 euro per un permesso di soggiorno, quando poi vengono lo stesso tassati con il lavoro (tassazione, per inciso, che è a livelli da rapina), non mi sembra un buon esempio. Che dire poi di quelli che si sono sposati con uno/a straniero/a e questo/a si vede costretto, per vivere con chi è innamorato e vuole condividere la sua vita, a pagare la tangente di stato di 200 euro all’anno?
Ben diverso invece è l’acquisizione della cittadinanza, che può essere vista come l’acquisto di una quota sociale, ma allora la nostra quota sociale "vale" solo 200 euro?!
Fare leggi che tollerano affollamenti negli appartamenti se si è immigrati, ma non se sei cittadino italiano, mi sembra un cattivo esempio ugualmente. Per non parlare del trattamento che i carabinieri fanno agli immigrati nei centri di accoglienza.

Insomma, saltare da un buonismo insulso ed autolesionista ad una sorta di militarizzazione della società civile con norme pseudodraconiane e penalizzanti dimostra solo cattivo esempio e soprattutto popolismo da bar.


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