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Zero Dark Thirty, la donna che uccise Osama Bin Laden

Forse è quasi naturale che sia stata Kathryn Bigelow la prima ad occuparsi di raccontare il percorso che ha portato gli Stati Uniti all’uccisione di Osama Bin Laden, in fondo è il suo campo, il suo pane e Zero Dark Thirty è un film ben fatto, con tutte le sue cosine al posto giusto.

La vicenda parte col massimo della drammaticità possibile: schermo nero e audio delle voci dell’11 settembre, le telefonate che dal World Trade Center ferito raggiunsero soccorsi e familiari, telefonate che abbiamo sentito centinaia di volte e che lasciano sempre un groppo in gola.

Poi seguiamo la vicenda di uno degli agenti della CIA, una donna, Maya, impegnati nella lotta contro il terrorismo islamico, in particolare nella ricerca dei colpevoli di quella strage.

Il percorso ci porta dalla cattura dei pesci piccoli fino alla ricerca spasmodica di Osama Bin Laden, e si conclude con l’uccisione del capo dei capi di Al Queida.

L’espediente di raccontare tutto attraverso gli occhi e le emozioni di Maya, rese forti dalla buona interpretazione di Jessica Chastain, sono la buona scusa che permette di trasformare una ricostruzione storica in un ottimo thriller.

Se infatti non sapessimo che di storia vera si tratta potremmo tranquillamente pensare di esser in un romanzo di Ken Follett, perché la suspance, la tensione, l’azione, il ritmo che la Bigelow riesce a creare sono davvero ben dosati.

Se devo trovare una pecca a quello che rimane comunque un ottimo film è forse il voler buttare troppa carne al fuoco, cercando di analizzare il maggior numeri di aspetti possibile di una vicenda che ne racchiude mille altre.

Esempio. Buttare in mezzo il delirio delle torture ai prigionieri nelle carceri speciali americane, senza però approfondire la faccenda e chiarire come venne superata (e che fine fecero i responsabili) lascia un senso di incompiuto, come se su un tema così fondamentale non si fosse detto tutto quello che c’era da dire.
Ed un paio di altri temi fanno la stessa fine.

Il film però non ne risente nella sua interezza e racconta azione ed emozioni con tratto sicuro e firma evidente.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.69) 29 gennaio 2013 14:40

    Basta con le baggianate che ci propinano i mass-media Statunitensi,anche quelli di Hollywood,compresa la Bigelow.
    Si sa benissimo,da ormai diverso tempo,che Osama Bin Laden,era già deceduto di malattia(era gia in dialisi da diversi anni) intorno agli anni 2000/20002.
    Per cui tutta la"storia"della cd"uccisione"(sarebbe meglio definoirla assassinio,se fosse vera)di Bin Laden dell’anno scorso é solo un enorme cumulo di bugie e falsità,infatti la maggior parte della opinione pubblica mondiale,stando a sondaggi effettuati in diversi paesi,la ritiene x quello che é,cioé una"bella storiella"imbastita dalla casa bianca e dal pentagono,x coagulare attorno al presidente Obama il consenso che aveva già perso dopo quasi 4 anni di governo(infame!)e dopo aver suscitato molte speranze,poi deluse dal suo comportamento successivo alla sua elezione,nonostante il premio Ig-Nobel,ricevuto a "scatola chiusa"prima ancora di avere fatto qualcosa di buono a livello internazionale.
    un saluto
    Alexfaro

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.229) 29 gennaio 2013 17:40
    Damiano Mazzotti

    Il commento precedente dice cose molto probabili, dato che Obama era in forte crisi di consensi e aveva bisogna di qualcosa di forte per farsi rieleggere.

    L’analisi migliore sull’argomento la trovate nel saggio "Come i servizi segreti usano i media" di Aldo Giannuli (Ponte alle Grazie, 2012).

    Se poi volete approfondire alcune cose sul famigerato "autoattentato" alle Torri Gemelle cercate qualcosa su Steve Pieczenik o guardate qui: http://groundzeroresearch.blogspot.com.

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