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Zeman: quell’allenatore da romanzo in terra romana

Per capire come sarà la nuova Roma targata Zdenek Zeman basterebbe fare una carrellata nella storia del calcio o ad esempio dar retta a frasi come questa: "Al giocatore ci piace attaccare, non ci piace difendere". Insomma la vita dell'allenatore boemo sembra fatto di déjà vu ed è un'altalena continua di risultati, da quelli esaltanti dell'ormai famoso Foggia zemaniano a quelli meno clamorosi degli ultimi anni (Napoli, Lecce, Stella Rossa, Foggia) fino alla riscossa e all'inaspettata vittoria del campionato cadetto col Pescara. 

Allenatore da romanzo, di poche parole ma sempre pungenti ("Io sono abituato ad ascoltare" diceva quasi sorridente a Fazio nella trasmissione "Che tempo che fa" di ottobre), che anche per questo motivo è entrato e uscito dal calcio che conta facendo sempre rumore. Anche la chiamata alla Roma, il ritorno, l'ennesimo, dopo Foggia e Lecce, non era affatto scontata e dopo una stagione altalenante con quello che doveva essere l'allenatore del futuro, del progetto Roma, ovvero Luis Enrique, la dirigenza ha puntato al cuore dei tifosi sperando che l'allenatore boemo possa rinverdire la classifica capitolina e ridare un po' di calore al tifo giallorosso.

Ad aspettarlo trova un Totti che lo ha sempre considerato un padre calcistico e che gli deve la fascia di capitano e una città affamata di vittoria e di spettacolo. 

Fumo, gradoni, attacco, etica, sono alcune delle parole che caratterizzano mister Zeman da sempre e chiedete agli stupefatti tifosi del Pescara quanto gli mancherà non poterle sentire più se non da lontano. Che quella di Zeman sia una scommessa, invece, chiedetelo ai tifosi del Napoli o del secondo Foggia. La cosa certa è che vittorioso o meno il tecnico boemo ha su di sé un'aura e un fascino da lasciare spesso ammaliato anche chi del suo 4-3-3 spinto non ne capisce sempre l'ostinazione. In fondo è il tecnico dell'attacco, quello dello spettacolo, che riesce sempre a valorizzare i propri attaccanti (Insigne, Sau, Immobile, solo per fare qualche nome recente) e ai tifosi lo spettacolo piace, sebbene stiano cominciando a capire l'importanza che una difesa solida può avere nella totalità di un campionato. Ma anche Zeman sta cominciando a capire, l'ostinazione ha lasciato spazio a una maggiore (si fa, comunque, per dire) accortezza in difesa, e chissà che la quadra, dopo il finale di Foggia e la stagione pescarese, non la trovi a Roma, ultima possibilità di rimanere nel calcio che conta come ammesso dal tecnico stesso.

Se una nota stonata c'è, è quella che da qualche mese si porta dentro, ovvero il non poter portare nella capitale il suo preparatore dei portieri, quel Mancini, giocatore feticcio, scomparso il 30 marzo a causa di un infarto. A lui andò il primo pensiero dopo la promozione in serie A: "Piango per Franco Mancini, perché non è qui a festeggiare con noi una vittoria anche sua".

Un bel ritratto del mister è stato fatto da Giuseppe Sansonna col documentario "Il ritorno di Zeman" (edito da minimumfax), un doppio dvd: nel primo intitolato "Zemanlandia" racconta lo storico Foggia di Baiano e Signori, nel secondo "Due o tre cose che so di lui" in cui si racconta il ritorno del tecnico grazie a un pedinamento lungo un anno: uno sguardo inedito sulla quotidianità lavorativa di un allenatore geniale e controverso.

Qui il trailer di Zemanlandia:

Qui l'intervista dI Fabio Fazio al tecnico boemo:

GUARDA ANCHE: Zeman: la conferenza stampa del nuovo mister della Roma

LEGGI ANCHE: Boehmian rapsody: come è nato il documentario "Il ritorno di Zeman" di Giuseppe Sansonna

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