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Yemen: a un mese dagl attacchi centinaia di civili uccisi

Un mese di attacchi incessanti da parte della coalizione guidata dall’Arabia Saudita contro le milizie houti ha reso lo Yemen un paese in cui ogni centro abitato è un potenziale obiettivo. La popolazione civile è costantemente a rischio di essere colpita. Vani gli appelli per cessare le ostilità.

Secondo le Nazioni Unite, dal 25 marzo gli attacchi dal cielo o da terra hanno ucciso oltre 550 civili, tra cui 100 bambini. I feriti sono migliaia.

Bombe e missili hanno distrutto o danneggiato abitazioni, ospedali, scuole, università, aeroporti, moschee, centri industriali, impianti sportivi, mezzi per il trasporto di beni alimentari, centrali elettriche, stazioni di rifornimento e reti telefoniche.

Il numero degli sfollati è di oltre 100.000, che vanno ad aggiungersi agli altri 120.000 fuggiti a causa di precedenti conflitti in un paese che non trova pace.

Dopo averne denunciato già due alla fine di marzo, questo mese Amnesty International ha potuto documentare altri otto attacchi contro zone densamente abitate a Sa’dah, Hodeidah, Hajjaj, Ibb e nella stessa capitale Sana’a. Su 139 persone uccise, 97 erano civili (33 dei quali bambini) e su 460 persone ferite, almeno 157 erano civili.

Nel determinare gli obiettivi da colpire, il comando della coalizione guidata da Riad non pare farsi troppi problemi riguardo ai “danni collaterali” né si preoccupa di prendere le misure necessarie per proteggere i civili.

Uno dei sopravvissuti all’attacco lanciato il 20 aprile nella zona di Faj ‘Attan, alla periferia della capitale, ha raccontato ad Amnesty International che tre componenti della sua famiglia, tra cui un bambino di otto anni, sono morti schiacciati dalle macerie della loro abitazione, colpita da pesanti rocce che si erano staccate da una montagna centrata da un missile.

Gli houti e i loro alleati, i sostenitori dell’ex presidente Saleh che alla fine del 2011 ha lasciato il potere in cambio dell’immunità (e ora se ne vedono le conseguenze), non si comportano meglio. Nella zona di Aden hanno ripetutamente bombardato obiettivi civili e Amnesty International ha ricevuto segnalazioni di operatori sanitari e forniture mediche di prima necessità fermati ai posti di blocco: rapiti i primi, razziate le seconde.

L’episodio più agghiacciante risale al 3 aprile: due fratelli che lavoravano per la Mezzaluna rossa sono stati uccisi ad Aden mentre aiutavano le persone rimaste ferite a seguito di un attacco a salire a bordo delle ambulanze.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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