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XI comandamento: non onorare chi specula sulle Vite Umane...

XI comandamento: non onorare chi specula sulle Vite Umane...

Ormai, per uscire dal caos infame dell’Informazione in cui il Sistema tenta di calare tutti, bisogna riflettere a lungo su ogni cosa. Di più. Bisogna continuamente andare indietro. Ricordare fatti, eventi, accadimenti. Incrociare nuovamente dati su dati. Cercare di capire come sono state svolte certe inchieste. E su alcune, quando sono state sapientemente insabbiate.

Occorre utilizzare una buona parte di cervello per non venir sconfitti dall’informazione di propaganda. Che sia di questo e dei precedenti Governi. Poco importa. La vita della gente che muore senza alcun motivo razionale, le esistenze di chi sopravvive, tirando avanti una carretta che pesa sempre troppo, rispetto a ciò che se ne ricava. Concetti che perdono significato e contorno. Come quello imperturbabilmente contraffatto dell’illegalità, che oggi in Italia è quasi del tutto impossibile stabilire con i vecchi e conosciuti parametri di significato.

Vivere diviene più difficile se alle difficoltà di vita si deve aggiungere ogni ora, ogni secondo, qualcosa su cui dover tornare sopra.

Quanti hanno tempo, voglia e testa di ricordare che c’era quella inchiesta così importante a poche ore da una tragedia? Quanti hanno il dovere di dover farsi carico della realtà? Quanti il Diritto di conoscerla, la realtà?

In un mondo in cui tutto sembra comunicare qualcosa, non ci si accorge che non si comunica più nulla. E che nel turbinio infame di comunicazioni si perde sempre più velocemente il senso, la realtà, la razionalità di tutto ciò che intorno a noi accade.

Le leggi non servono più a cautelare le vite. Sono ormai una sterile lista di stati di illegalità più o meno gravi, tutti atti solamente a generare sanzioni amministrative. Punto.

Un cittadino delinque se non mette la cintura di sicurezza. Pena una multa. Di denaro che andrà nelle casse dei Comuni. Si genera caos sui contenuti. Lo scopo è quello di generare denaro.

Nessuno o quasi pensa al passato prossimo. Nessuno si chiede perché – ad esempio – coloro che in maniera del tutto speculatoria hanno edificato in circa trent’anni di mazzette e clientele un ospedale crollato miseramente a terra e con un consuntivo di due bimbi morti nel reparto pediatrico la funesta notte del 6 Aprile 2009 a l’Aquila oggi non hanno alcuna inchiesta in corso. L’Ospedale è il San Salvatore. Più famoso per esser stato una delle lunghe fonti di speculazione per tutti i governi in carica in trent’anni che per l’eccellenza delle cure.

Oggi nessuno ne parla. Nessuno che recrimini una riapertura di quell’inchiesta insabbiata troppo in fretta. Ma che neppure gli stessi abruzzesi ricordano più, strozzati come sono da rabbie incontenibili per le vite sottratte alla vita, per i diritti negati, per la propaganda di governo sbandierata come realtà inconfutabile.

Fra i costruttori di tanta infamia la solita ed onnipresente Impregilo s.p.a., ultimo anello di una catena di speculazioni di ogni genere ed ordine. Fu la Impregilo s.p.a. ad occuparsi della “messa in funzione” di un ospedale aperto in parallelo ad una inchiesta parlamentare che aveva messo in rilievo «l’irrazionalità e l’obsolescenza dell’impianto costruttivo, la scarsa qualità dei materiali impiegati oltre all’enorme dispersione dei percorsi orizzontali».

Tutti sapevano tutto. L’ospedale fu puntualmente inaugurato E puntualmente crollato ai primi rigurgiti di una terra che ha cominciato a presentarci conti insostenibili.

Se oggi provate ad accedere al sito della Impregilo s.p.a. che si fa vanto d’essere l’impresa nazionale col maggior numero di grandi appalti nazionali ed internazionali, non troverete traccia di questo appalto. Cancellato. Così come è stata cancellata l’inchiesta nascente: insabbiata senza troppi ma e troppi se.


I morti “ringraziano”. I sopravvissuti sono troppo vessati per ricordare che qualcuno doveva pur pagare per l’illegalità estrema palesata da lavori fatti male, con materiali scadenti e ciliegia amara sulla torta, senza alcun tipo di messa a norma così come stabilito da norme vigenti che tutti dobbiamo chiederci a cosa diavolo servano, se non vengono messe in atto da nessuno che abbia a che fare coi lavori pubblici.

Le stesse norme però, rendono “illegale” qualsiasi cittadino comune che non le rispetti: ecco, questo è il senso aberrante di assoluta mancanza di equità nel nostro Paese.

Il ricco non paga mai alcuno scotto. Semmai, verrà avvantaggiato in ogni modo. Un normale cittadino che muoia di mancato rispetto della propria esistenza non deve quasi far notizia. Da vergognarsi di essere esseri umani.

Nessuno recrimina. Perché pochi sanno a cosa appellarsi. Le scuole non insegnano il Diritto al rispetto, semmai il Dovere. E sempre verso autorità che non lo meritano di fatto.

Nelle ultime ore, ci affanniamo su una Finanziaria che ha fatto inorridire tutti i settori della Società civile. Tanto da generare in poco tempo scioperi di massa in ogni canale ed in ogni regione e città d’Italia. Le irregolarità, le assurdità, le vessazioni contenute in questa manovra che di correttivo non ha nulla se non in senso negativo, fanno rabbrividire.

Cosa ci rende così diversi da chi “dirige” il Paese? Siamo cittadini schiavi di nostri pari. Vessati da chi da noi tutti riceve oboli spesso tragicamente gravi. Perché non solo col denaro stiamo pagando chi non ha alcuna intenzione di rivisitare il senso profondo del verbo “governare”. E’ con la vita. Con la sopravvivenza. Con la morte, che stiamo alimentando poteri inaccettabili in qualsiasi forma di comunità umana ed a qualsiasi latitudine.

Ci hanno concesso un mondo illusorio. Fatto di false promesse, falsi contenuti, falsissimi sensi di proprietà dell’infinitamente inutile. Ma se pensiamo alle vite umane come valore primario dell’esistemnza di una qualsiasi comunità civile, ecco che dobbiamo – per noi e per tutti – aprire finalmente gli occhi e vedere ciò che realmente sta accadendo.

La vita di ognuno, vale meno di un pugno di sabbia. Meno del costo di una cravatta rosa che buca lo schermo di televisioni sempre meno ricche di contenuti.

Se questo volete chiamarlo “il senso della vita” io credo di poter dire senza alcun dubbio, che non è questo ciò che intendevo per Vita. E non è questo che mi hanno insegnato ad accettare come “nobile” e come “equo”.

Sono certa che ognuno di voi, leggendo queste mie righe, scoprirà che sono le stesse riflessioni, gli stessi pensieri, le stesse identiche incredibili prese d’atto di un Sistema che ormai, senza alcun tipo di vergogna, dichiara guerra a coloro che il Sistema lo hanno creato.

Pensateci, la prossima volta che vi venisse il dubbio che uno solo di noi non abbia diritto alcuno di replica in nome del “potere” che un nostro pari grida di detenere.

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