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WikiLeaks. Netanyahu informatore per Stratfor e nemico di Obama

“From my lips to your ears” (“dalle mie labbra alle tue orecchie”) questo il ritornello delle mail di Fred Burton, vicedirettore della Stratfor, la più importante agenzia di intelligence privata USA, che hanno per oggetto le confidenze del Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu. “BiBi” per gli amici. Amici come Burton, con i quali il Premier ebraico si sbottona su diversi argomenti: dagli omicidi dei capi di Hezbollah all’arsenale nucleare iraniano, passando per i delicati rapporti tra Israele e la diplomazia USA.

Tra le 5 milioni di mail trafugate dagli hacker di Anonymous nel database della Stratfor e pubblicate “a puntate” da WikiLeaks dal 27 febbraio scorso, il nome di Benjamin Netanyahu compare, com’è logico, molto spesso. La compagnia tiene particolarmente sott’occhio il MESA (Middle East-South Asia), Medio Oriente e Asia meridionale, regioni strategiche tra le più sensibili al mondo, 

Ma nello scambio di mail pubblicate ieri da Assange e soci la notizia è che il Premier israeliano sarebbe lui stesso una fonte diretta della agenzia. In particolare Netanyahu avrebbe un ottimo rapporto con Fred Burton, vicepresidente ed esperto di terrorismo, con il quale il primo è solito parlare “man to man”, da uomo a uomo. Un rapporto personale di cui Burton va molto fiero, al punto da manifestare apertamente la sua eccitazione di fronte alla possibilità che “Bibi” diventi per la seconda volta Primo Ministro di Israele.

Nel primo scambio di mail, datato 1 maggio 2007, Burton afferma che l’allora Primo Ministro Ehud Olmert è finito. Questione di giorni, parola di BiBi. L’informazione, protetta (“protect”), sarebbe stata riferita personalmente a Burton. Netanyahu ne avrebbe anche approfittato, a detta di questi, per ringraziarlo per l’aiuto dato ad Israele: “Thank you Fred for your support of Israel”. Peccato che i rumors sulle dimissioni di Olmert fossero di dominio pubblico. Ed è lo stesso George Friedman, fondatore e capo di Stratfor, a farlo presente al suo vice: “Questa roba è dappertutto sui giornali israeliani. Non è un segreto che Bibi potrebbe spuntarla”.

Proprio il primo maggio infatti, Tzipi Livni, allora Ministro degli Esteri, aveva chiesto ufficialmente le dimissioni di Olmert, a seguito dei risultati della inchiesta Winograd, una commissione d’inchiesta interna che aveva indicato Olmert come il principale responsabile (insieme al ministro della Difesa Peretz e al capo di Stato Maggiore Halutz) della offensiva contro il Libano del 2006. Nonostante l’ostilità di buona parte del mondo politico, compresi numerosi membri del suo stesso esecutivo, ed una pressione crescente da parte della opinione pubblica israeliana (una manifestazione del 3 maggio per chiedere le dimissioni di Olmert aveva portato in piazza più di 100mila persone), il Primo Ministro rimarrà in carica fino a tutto il 2008. Le previsioni (o meglio, le speranze) di Netanyahu si rivelano quindi errate. Il suo turno arriverà solo a marzo 2009.

Ma gli scambi di mail più recenti contengono altre informazioni quanto meno interessanti, che svelano alcuni retroscena della politica estera israeliana del governo Netanyahu. In particolare i complicati rapporti con l’amministrazione ObamaIl 12 maggio 2009 Burton scrive:

“BB, da uomo d’onore qual è, intende far sapere ad Obama (me lo ha detto da uomo a uomo) che lui è il leader dello Stato di Israele, e che è fortemente determinato (come Bush, aggiungerei) a neutralizzare la minaccia nucleare iraniana, perché si fida di questa Presidenza quanto mi fido io. E per questa ragione si becca il mio premio ‘uomo dell’anno’”

Il 12 novembre Burton comunica che, secondo una fonte israeliana, l’Iran ha pronti due missili equipaggiati con testata nucleare. A tal proposito gli iraniani hanno condotto una efficace campagna di disinformazione per convincere l’opinione pubblica che le loro capacità belliche siano inferiori. “La Casa Bianca”, afferma sempre Burton, “sta facendo tutto il possibile per bloccare le azioni israeliane. Israele agirà da sola”. Chi è la fonte?, chiede un collaboratore. “My source is bb”, risponde Burton. Sempre Netanyhau dunque, che sospetta che Burton sia un agente CIA (“cosa che potrei essere”, afferma quest’ultimo):

“Dalle mie labbra alle tue orecchie. Immagino che il mio buon amico BB Netanyhau abbia detto a Obama cosa la Spada di Gideon ha in serbo per la minaccia iraniana. So anche per certo che BB si fida di Obama tanto quanto si fidava di Arafat o di Wadi Haddad”

Eppure sulla possibilità di un attacco israeliano nei confronti dell’Iran Burton, nonostante tutte le sue simpatie filo-israeliane, è categorico: “The Jews are crazier than the Iranians”, “gli ebrei sono più pazzi degli iraniani”. Quando la situazione lo richiederà, continua Burton, Israele farà quello che deve fare. Cita l’omicidio del leader palestinese Abu Jihad come esempio della determinazione e dell’indipendenza israeliana. In quella occasione gli Stati Uniti condannarono la condotta del Mossad, qualificando l’episodio come “assassinio a fini politici”.

Burton afferma che dalle ultime operazioni del servizio segreto israeliano la strategia è evidente. “Penso anche che assassineranno A-Dogg (Ahmadinejad? Ndr). Il suo elicottero avrà un guasto”. 

L’antipatia di Netanyahu nei confronti di Obama (ricambiata, se dobbiamo credere a quanto il Presidente USA avrebbe detto a Sarkozy durante l'ultimo meeting del G20 a Cannes) viene fuori in tutta chiarezza in una mail del marzo successivo: “BB lo disprezza immensamente. Dopo aver ospitato Biden, l’ultima cosa che vuole è baciare le chiappe di Obama”. 

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