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  • Di Vindice (---.---.---.244) 28 ottobre 2011 23:55

    Il premier vuole epurare Bonaiuti che a suo dire ha l’aria da becchino dinanzi alle telecamere.In effetti Buonaiuti non può accompagnare in pubblico il Capo del Governo se non sa mostrarsi compiacente e soddisfatto come quando il cavaliere chiamò a gran voce Obama,suscitando il disgusto della regina d’Inghilterra,o quando fece il "cucù" alla Merkel,tra lo sconcerto delle personalità internazionali presenti.Buonaiuti però ha torto perchè doveva sapere che la bicicletta che ha voluto egli non la sa pedalare,come non saprebbe farlo chiunque osserva il galateo comune,prima che quello istituzionale.Il che non significa che abbia ragione Berlusconi il quale non capisce,o ignora volutamente,che il malcapitato Buonaiuti più che l’aria da beccamorto esibisce invece la "facies Hyppocratica",cioè appare lui moribondo quando il premier si esibisce nelle sue performances tradizionali.Buonaiuti può fare una sola cosa,lasciare prima che Berlusconi decida di licenziarlo,e poi godersi lo spettacolo se Berlusconi effettivamente decidesse di sostituirlo con Scilipoti,magari affiancato dalla Santanchè.Se invece Buonaiuti ci tiene a rimanere al suo posto,deve cambiare,non basta portare la voce del Capo,serve una diversa mimica facciale,serve cioè compiacersi e sorridere mentre gli altri ridono.

  • Di Vindice (---.---.---.217) 24 agosto 2011 21:21

    Chiunque si mostri resipiscente rispetto alle proprie posizioni compie un atto di coerenza ed è perciò apprezzabile. E’noto che il direttore Belpietro si è sempre schierato con il centro-destra,con il Governo e quindi con il Presidente del Consiglio,spesso incorrendo pure in vistosi eccessi.Ma dinanzi ad una manovra fiscale scritta contro il ceto debole,con tagli lineari che rischiano di paralizzare il Paese,più di quanto già non lo sia,dinanzi al fatto che la casta non viene minimamente toccata e la lotta all’evasione fiscale viene affidata ad un ridicolo spot mediatico,beh,il direttore Belpietro volta le spalle al Governo ritenendolo non più in grado di gestire un momento difficilissimo. Sull’altro versante,quello del"GIORNALE", c’è invece il direttore Sallusti che attacca Belpietro usando il suo solito metodo,senza accorgersi che ormai è rimasto da solo a difendere ciò che non è più difendibile.Qualche giorno fa è apparso un articolo sul "GIORNALE"che attaccava il"CORRIERE della SERA",reo di voler "taroccare"Montanelli",attribuendogli un forte antiberlusconismo. Come testimonia una memorabile intervista rilasciata ad Enzo Biagi,le cose andarono diversamente,ed infatti Montanelli non si schierò contro il cavaliere,ma  lasciò la direzione del GIORNALE quando gli si voleva imporre di scrivere sotto dettatura.Un plauso quindi al direttore Belpietro per i suoi giudizi severi,ma sicuramente obiettivi.

    Quanto al direttore Sallusti,se proprio non vuole(o non puo!) dire pane al pane,provi almeno a glissare,magari a parlar d’altro,così evitando inutili arrampicate sugli specchi.
  • Di Vindice (---.---.---.24) 30 luglio 2011 01:11

    Le origini della mafia si perdono lontano nel tempo,fino a risalire forse ai Normanni,al Vespro siciliano,e più avanti ai Beati Paoli. Il lungo excursus del fenomeno mafioso non tramanda che la parola mafia abbia avuto alcuna aggettivazione evidentemente ritenuta pleonastica rispetto al significato fatto palese dal termine stesso. Ora però un sottosegretario di Stato di nuova nomina ci spiega che per tutelare i nostri interessi serve "una punta di mafiosità positiva".
    Siamo in presenza di un neologismo che l’autore spiega in modo vago e bizzarro senza addurre alcun riferimento fattuale. Riscattarsi dal servilismo è un bisogno legittimo di chiunque ne patisca ingiustamente la soggezione,ma che ciò possa avvenire con il metodo mafioso è una enormità che detta però da chi siede nelle istituzioni diventa abominio.
    Certo,la mafia ha eliminato Falcone e Borsellino e tanti altri servitori dello Stato e lo ha fatto per tutelare i suoi interessi,ma la tutela legittima,quella assistita dalle regole,non può essere esercitata con un pizzico di mafiosità.Questo per dire che la infelice sortita del neo sottosegretario non è un neologismo,ma una neo-aberrazione. Il sig.Belcastro è stato un girovago,avendo frequentato diverse cappelle politiche prima di approdare alla corte berlusconiana,ma ora che è al Governo promette di usare il suo"ingrediente segreto".
    Forse non si è accorto che nella sua nuova casa la regola è di mettersi al servizio e gli interessi da tutelare sono soltanto quelli del Capo.

  • Di Vindice (---.---.---.24) 28 luglio 2011 23:27

    Chi sia il nuovo ministro della Giustizia non è poi così interessante sapere,dal momento che cambia soltanto la faccia dell’addetto e non certamente la musica e chi la dirige.A riprova ecco il processo lungo blindato dalla fiducia che il gran Capo ha fretta di incassare prima della pausa estiva con il vergognoso avallo di Bossi il quale si bea della buffonata dei ministeri al nord e spudoratamente attacca il Presidente della Repubblica. Non serve perciò una mente da Paracelso per capire che il nuovo ministro di Giustizia va ad intrupparsi nel segno del suo predecessore ed a braccetto con tutte le altre belle statuine governative e parlamentari.

    D’altra parte l’ex magistrato Palma sa bene che una riforma vera e necessaria della giustizia non è nell’agenda di Governo nella quale figurano invece soltanto i problemi giudiziari del premier non altrimenti risolvibili se non con leggi appositamente confezionate per paralizzare i processi nei quali egli è implicato. Nihil sub sole novi,e questo lo sapevano tutti,ma il neo ministro non può venirci a dire che deve cessare lo scontro tra politica e magistratura,quasi non sapesse che ciò può accadere solo se Berlusconi scompare dalla scena politica. Il Paese attraversa un momento assai difficile,la sua credibilità internazionale è vicina allo zero,ed il presidente del Consiglio impone leggi che lo dichiarino impune.E’ ammirevole lo sforzo quotidiano del Presidente della Repubblica nel richiamare la politica al recupero della dignità,ma è tutto inutile. Francesco Benedetto Palma forse prefigurava migliore il suo primo giorno da ministro,gli è andata male,anzi malissimo.
  • Di Vindice (---.---.---.92) 13 luglio 2011 16:43

    La legge che il Parlamento si appresta ad approvare non è nè giusta,nè ingiusta,è soltanto ridicola.In un Paese civile il legislatore non può permettersi di legiferare sulla vita e sulla morte,cioè invadendo un campo che fa parte della vicenda umana,ma la trascende, perchè è altrove che se ne regola la complessa dinamica.Per i credenti c’è la legge di Dio ed essi non hanno bisogno che il legislatore indichi loro il percorso da seguire per non incorrere in peccato.Il vero credente aborre l’aborto,considera innaturale la fecondazione assistita,è contrario al divorzio ed accetta la malattia come viatico,nella speranza dell’altra vita in cui egli crede fermamente.Come si vede,nei confronti del credente l’intervento del legislatore su questi temi è del tutto inutile,improprio,addirittura offensivo.Infatti,non muta la condizione del credente neppure in quei Paesi nei quali la legislazione è rigorosamente laica.Nel nostro Paese purtroppo la laicità dello Stato è soltanto un nomen perchè poi nei fatti il legislatore interviene con leggi che non servono ai cattolici ed ignora colpevolmente i non credenti,o comunque coloro che intendono fare i conti solo con la propria coscienza e non pure con leggi che in pratica pretendono di vietare il peccato.Si tratta insomma di voler penalizzare tante persone perbene che informano la loro vita sul principio"honeste vivere,neminem laedere",ma che della loro vita vogliono disporre liberamente.Ecco perchè le tesi che il nostro legislatore porta a sostegno delle leggi che riguardano la sfera privata dell’individuo,la sua coscienza,quand’anche non importino palesi violazioni della Carta,sono assurde,prive di senso logico,ma soprattutto inutili.Anche perchè,ed è questo l’aspetto peggiore,queste leggi le subiscono soltanto i non abbienti che non possono intraprendere viaggi per esempio per andare a comprare all’estero costosissime maternità. Lo Stato è di tutti,credenti e non,ed è questo,e soltanto questo,il concetto di laicità. Il resto sono fole,chiacchiere al vento che sottendono opportunistici comportamenti vòlti alla raccolta del consenso,soprattutto presso le gerarhie ecclesiali.Dovrebbe rendersene conto la stessa Chiesa cui certamente non sfugge che neppure con la legge penale si ottengono comportamenti virtuosi. "Il cielo stellato su di te,la legge morale in te",come insegna il grande filosofo Immanuel Kant.


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