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Vignettocrazia

Era il 18 aprile 2002.
Non sapendo come fare per eliminare quel piccolo dissenso che cresceva, e che minacciava di arrivare persino alla popolazione, il cavaliere da Sofia promise severe punizioni, andando a colpire un comico e due giornalisti.
In seguito altri comici verrano colpiti da editti simili o messi alla pubblica gogna.

Pochi giorni fa, nel 2009, l’anno in corso.

Il dissenso, stando ai suoi dati, alle sue televisioni, non esiste.
E’ proprio per questo che è necessario colpire all’istante il minimo segnale di disappunto o di ironia contro la persona del cavaliere.

Con un provvedimento blando il cavaliere colpisce e si vendica, ammonendo Vauro, il vignettista. Prima ancora si era cercato di fare una legge ad hoc per ammettere che cacciare le taglie non è illegale se la testa è quella di Mauro Biani.

Nel 2002 si bloccavano i giornalisti, si bloccava la parola, temendo che potesse arrivare alla gente. Nel 2009 si bloccano i vignettisti.

Sembra che l’Italia riesca ormai ad opporsi solamente ironizzando, facendo caricature, dicendo qualcosa di vero e qualcosa di falso, ingigantendo un orrore e scempio che è già mostruosamente grande di per sè.

Se quella del governo, quella del cavaliere è l’era dei media e dei mediocri, una mediocrazia, quella dei tanti scoraggiati che si trovano all’opposizione è l’era della vignetta, la vignettocrazia.

Non esiste periodo in cui le vignette e il diritto di satira siano stati difesi come questo.


E giustamente, non sono qui ad obiettare.

Sarei d’accordo, se non fosse che nello stesso periodo le parole vengono lacerate, ridotte a singoli comuni denominatori, salendo dalla trachea, scivolando verso la mano perdono purezza ed intenzione, dal cervello fino al trotterellare dei tasti perdono obiettivi e precisione.

E’ come se non riuscissimo più ad esprimerci se non mostrando, disegnando, come se la capacità di astrazione fosse stata per sempre risolta in una bolla mediatica che tutto mostra senza dire niente.

Io continuo a scrivere. Continuo a scrivere, cerco parole appropriate, e talvolta lascio che scivolino di rabbia come gocce di sudore in un giorno di agosto.

Non me ne vogliano alcuni carissimi amici che hanno fatto delle vignette un’arte, non è loro il demerito della vignettocrazia, loro sono un valore aggiunto alla società e alle giornate.

La capacità di sorridere e di far sorridere è un dono prezioso, per cui li ringrazio di condividerla con me.

Non è proprio colpa loro, la Vignettocrazia.


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