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 Home page > Tempo Libero > Recensioni > Viaggiare, lavorare e morire da clandestini: Bilal

Viaggiare, lavorare e morire da clandestini: Bilal

Bilal. Viaggiare, lavorare, morire da clandestini. Un libro di Fabrizio Gatti. 

Cronaca di un viaggio all’inferno del coraggioso giornalista Fabrizio Gatti che decide di seguire le orme di migliaia di migranti che attraversano il deserto del Sahara lungo la “rotta dei nuovi schiavi”.

Le pagine di questo libro raccontano di uomini e donne, ragazzi e ragazze, a volte bambini, che affrontano il viaggio in cui hanno investito tutte le loro speranze, i loro pochi soldi, la loro stessa vita.

Un viaggio che li dovrebbe rendere finalmente liberi, in quanto la meta dovrebbe essere un Paese sicuro, dove trovare un posto di lavoro e poter vivere in modo dignitoso, e poter assere d’aiuto a chi è rimasto a casa.

Ma in realtà si tratta di una vera e propria roulette russa. Perché nel deserto la fame e la sete sono mali temibili tanto quanto i militari e le forze di polizia che pretendono la tangente, e torturano uomini e donne per estorcere loro i soldi. E se non hai soldi, la tortura è ancora più pesante e il corpo, già in uno stato ai limiti della sopravvivenza per il caldo atroce, la fame e la sete, rischia di cedere.

Tutto questo mentre i ministri e parlamentari italiani si vantano degli accordi sulla migrazione con la Libia che nei fatti non ha risolto alcun problema, anzi ha visto una recrudescenza delle violazioni dei diritti umani a danno dei migranti.

Dopo gli accordi con l’Italia in Libia sono avvenute delle vere e proprie retate: anche stranieri che vivevano in Libia da tempo e avevano un lavoro venivano espulsi attraverso il deserto. Senza acqua e cibo a sufficienza. Un viaggio di ritorno attraverso il deserto, terribile come quello dell’andata.

Intanto in Italia politici commentavano positivamente le diminuzioni di sbarchi a Lampedusa.

E il viaggio-inchiesta prosegue proprio a Lampedusa dove Fabrizio Gatti per poter entrare nel centro detenzione, il cui accesso era negato anche ai parlamentari se non dopo congruo preavviso, fa credere di essere Bilal, immigrato curdo arrivato con uno dei tanti barconi, ed effettivamente ripescato fortunosamente dal mare da abitanti dell’isola.

Una volta rinchiuso nel centro Bilal è testimone di indegni, inumani trattamenti a danno dei migranti, e testimonia la presenza anche di minori, che per la legge italiana non dovrebbero essere rinchiusi nel centro.

Il viaggio all’inferno di Bilal continua nelle campagne di Foggia dove i braccianti vivono, e anche muoiono come schiavi. “E forse nessuna morte da vivi laggiù è dolorosa come la morte da schiavi in Europa”.

Pagine crude, intense, pregne di indignazione e denuncia che colpiscono nel profondo dell’animo di chi crede nel rispetto della dignità di ogni uomo e di ogni donna.

Un’esperienza coraggiosa, che segna l’animo, da cui non si puo’ più tornare indietro. Testimonianza di un giornalismo che vuole far conoscere la verità a difesa di coloro a cui viene tolta la dignità, e a volte la vita. Di coloro che soffrono ingiustamente.

Un libro che tra l’altro chiarisce in modo disarmante come le leggi italiane e europee possano influire sulla vita e la morte di migliaia di persone, sul loro benessere o sofferenza, e di come, in quanto cittadini italiani e europei, abbiamo il dovere civile di tenere alta l’attenzione riguardo al trattamento dei migranti e prendere posizione.

Fabrizio Gatti, nel 2008, con Bilal ha vinto il Premio Terzani.

 


articoli di Monica Mazzoleni

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.178) 2 settembre 2013 18:10

    Perché la testimonianza di un giornalismo che vuol far conoscere la verità a difesa di coloro a cui viene tolta la dignità, e a volte la vita si interessa di altri e non dei problemi dei cittadini italiani?Gatti conosce i danni che hanno fatto al Ministero della Difesa La Russa e Crosetto? Questi due personaggi hanno tolto la dignità (a volte anche la vita) a cinquemila pensionati invalidi, diversamente abili, famiglie con bambini ed altri. Questi cinquemila persone saranno sfrattati e/o per rimanere nelle abitazioni stanno pagando un canone di affitto superiore alle loro possibilità economiche oppure acquistare la casa a prezzi esagerati. Gatti deve infiltrarsi nella Difesa e verificare a chi è stata tolta la dignità e la vita!

  • Di angelo umana (---.---.---.235) 6 settembre 2013 08:24
    angelo umana

    bilal si chiama pure il ragazzo afgano del film "Welcome", che vuole attraversare la Manica a nuoto per raggiungere la sua ragazza. Bell’articolo, grazie!

  • Di (---.---.---.128) 8 settembre 2013 00:28

    Il punto non è interessarsi di italiani o stranieri. Il punto è interessarsi delle persone. Che siano italiane o straniere. Alcuni stranieri che vengono qui in italia saranno i badanti dei nostri pensionati. Quindi anche se stranieri ci riguardano. Tutto ci riguarda in questo mondo globalizzato. E vanno denunciate tutte le ingiustizie che avvvengano in Italia o fuori dall’Italia, a danno di italiani o stranieri.

    E per questo Gatti si è occupato anche di tanti problemi italiani, tra cui la sanità. Sempre con lo stesso coraggio e passione per il suo lavoro. espresso.repubblica.it/dettaglio/milano-la-sanita-rubata/2175712

    Un grazie ad Angelo per aver ricordato il bellissimo file "Welcome". Da vedere

    Monica Mazzoleni

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