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Via i dirigenti e i parlamentari Pd che votano la fiducia all’inciucio

I deputati e i senatori del Pd, che votano la fiducia al Governo con Berlusconi, si devono dimettere dal Parlamento, perché violano il patto elettorale, e impongono alla base, contraria all’inciucio, la loro volontà.

I dirigenti Pd che hanno votato in direzione l'accordo con Berlusconi, si dovrebbero dimettere dal partito, perché non hanno interpellato la base su tale scelta, e per questo hanno spacciato ,come volontà di tutto il partito ,quella che era la volontà della direzione.

Gli elettori del Pd hanno fatto tanto per cambiare, per dire basta a venti anni di berlusconismo, di governi che ci hanno portato allo sfascio. Sono andati alle primarie ed hanno votato per il cambiamento, sono andati alla manifestazioni, alla feste dell'Unità, hanno fatto il porta a porta, hanno convinto gli indecisi.

Ma tutto questo non conta per i vertici del Pd. Non c'è alternativa ad un governo Pd/Pdl, anche a costo di violare un patto con gli elettori. Dalle elezioni non è uscita una maggioranza, e al Paese serve un governo, l'unico possibile è quello con Berlusconi.

E chi l'ha detto che non c'è alternativa? Ci sono le elezioni anticipate. Un danno per il Paese? Forse, ma certamente minore di un governo Berlusconi.

Comunque la base del Pd non ha accettato mai l'inciucio, ha contestato, ha occupato le sezioni del partito, si è ribellata, alla violazione del patto elettorale. Ma non è valso a niente. Una nomenclatura oligarchica, ha imposto il suo volere, e mette a tacere, con minacce di espulsione, le poche voci dissenzienti che hanno il coraggio di parlare.

Una linea politica, diversa da quella promessa, viola il patto con gli elettori. Ma questo non conta. Conta invece la direzione che è stata chiamata a legittimare questa violazione. E gli elettori? Gli elettori non sono stati neppure interpellati.

Eppure quando si cambia la linea di fondo di un partito, occorrerebbe interpellare la base, gli iscritti e gli elettori.

E se ciò non avviene, come è possibile riferire quella linea al partito? Una linea di un partito combattuta dal suo popolo, non è la linea di quel partito, ma dei soli dirigenti che la sostengono.

Il fatto è che il governo con Berlusconi, non è la linea del partito. Ma solo della direzione.

Quando la direzione di un partito delibera una modifica della linea di fondo del partito, al punto da cambiarne i connotati e gli elementi identificativi, delibera una sostanziale del programma elettorale, e con essa la violazione del patto con gli elettori.

Al di fuori di questi casi, il voto di fiducia in contrasto con la linea del partito non è voto di coscienza, e può dar adito anche a provvedimenti di espulsione.

Ma se c’è violazione del patto elettorale, non c'è linea di partito, e il voto di fiducia, diventa una scelta tra il rispetto dei vertici del partito e il rispetto degli elettori del partito.

Per questo il voto di fiducia è un voto di coscienza, perché investe il rispetto del mandato elettorale, e la sua violazione.

E ciò interpella l'attualità, e i limiti della disciplina di partito.

Fondamentale al riguardo è la regola della maggioranza. La maggioranza decide, e la minoranza si deve adeguare. Ma quale maggioranza, quella della direzione o quella degli iscritti e degli elettori? Perché i parlamentari devono attenersi al volere della maggioranza della direzione, e non possono attenersi, invece, al volere della maggioranza degli elettori e degli iscritti? La base non conta, conta solo la direzione? Il voto di fiducia all'inciucio, è fedeltà alla direzione, e infedeltà all'elettorato. Il voto di sfiducia è fedeltà all'elettorato e infedeltà alla direzione.

Ma i parlamentari rappresentano l'elettorato, e non la direzione del partito.

E se ciò è vero, non si capisce perché i deputati e i senatori del Pd, contrari alla fiducia, debbano essere espulsi, mentre quelli favorevoli, restare nel parlamento anche quando perdono, sul piano politico, la legittimità elettorale.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.209) 27 aprile 2013 10:33

    Ma come ti sei sbraccicato e dimenato tanto per Bersani e il gruppone di oligarchi dietro di lui e oggi che vuoi?? sei arrivato a insulti a Renzi al limite della calunnia, considerato amico di Berlusconi e non ti accorgi nemmeno che l’unico veto posto dal caimano alla formazione di un governo unitario era l’affidamento dell’incarico a Renzi.

    Sono i militanti come te la rovina della sinistra italiana, Ma perché non te ne vai con Di Pietro?!?

     

     

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