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Verso un governo tecnico-militare? I nomi per il dopo Renzi

La prima metà del 2016 vede il mondo fermo in una stagnazione dolorosa sia a livello economico sia a livello geopolitico. I conflitti in Siria, Iraq e Libia non vertono verso alcuna soluzione e uno stormo di cigni neri sta per arrivare, dall’odierna elezione austriaca, al referendum sul brexit, alle guerre civili prossime in Turchia, Venezuela, Egitto (?). Quelli elencati sono solo alcuni cigni neri, in realtà ve ne sono molti di più. Anche l’Italia ne ha uno, il referendum sulle riforme costituzionali del governo Renzi. Lo definiamo cigno nero perché in caso di vittoria del no, Renzi, come ribadito di recente, lascerà il suo posto da Presidente del Consiglio (che in sé non è una cosa negativa, è solo che il dopo-Renzi potrebbe essere peggio).

La prima metà del 2016 vede il mondo fermo in una stagnazione dolorosa sia a livello economico sia a livello geopolitico. I conflitti in Siria, Iraq e Libia non vertono verso alcuna soluzione e uno stormo di cigni neri sta per arrivare, dall’odierna elezione austriaca, al referendum sul brexit, alle guerre civili prossime in Turchia, Venezuela, Egitto (?). Quelli elencati sono solo alcuni cigni neri, in realtà ve ne sono molti di più. Anche l’Italia ne ha uno, il referendum sulle riforme costituzionali del governo Renzi. Lo definiamo cigno nero perché in caso di vittoria del no, Renzi, come ribadito di recente, lascerà il suo posto da Presidente del Consiglio (che in sé non è una cosa negativa, è solo che il dopo-Renzi potrebbe essere peggio).

Proprio questo ultimo punto mi sembra veramente sospetto: perché un premier con un consenso inferiore al 40% dovrebbe rendere un referendum su una riforma elettorale non perfetta ma comunque facilmente propagandabile, un voto su se stesso? Non ha senso perché anche lui sa di non avere un gran sostegno popolare. Quindi o Renzi è stupido e ignorante di politica oppure vuole andare a casa. Io propendo più per la seconda ipotesi. Alle prossime amministrative probabilmente il PD confermerà l’andazzo negativo, la maggioranza inizierà a scricchiolare sempre di più, dopo novembre l’Unione Europea batterà cassa e quasi sicuramente nel 2017 avremmo l’aumento automatico dell’IVA. E’ imminente la missione militare per difendere la diga di Mosul (vicini vicini ai miliziani “numericamente infiniti” dell’ISIS) e in Libia anche l’azione militare sembra essere inevitabile dopo il no americano ad un intervento diretto e con il governo riconosciuto minacciato da milizie islamiste, dall’ISIS e dal potente generale Haftar. Oltre tutto questo nel 2017 probabilmente saranno da gestire migliaia di profughi bloccati nel nostro territorio, le tensioni con i paesi confinanti, probabili nuove ondate provenienti direttamente dalla Turchia (e non parlo di siriani ma proprio di turchi e curdi), la vicina Grecia al collasso e via dicendo.

Troppi problemi, una situazione esplosiva, che rischia di portare il già basso consenso di Renzi verso percentuali ad una cifra, dato che saranno quasi sicure nuove tasse, soldati morti in guerra e probabilmente anche attentati sul suolo nazionale in risposta ai nostri interventi. Renzi sa bene tutto questo e sa bene che trovarsi al governo in una situazione del genere vuol dire suicidarsi politicamente, stroncarsi la carriera. Per quello ha resistito con tutte le sue forze per evitare aumenti delle tasse e per evitare l’intervento in Libia, ora però non può più scappare e il referendum è la via di fuga, se perde si dimette ed esce alla fine a testa alta, come presidente dell’ultimo periodo leggermente in crescita del paese, come presidente che ha eliminato l’IMU, come presidente che ha provato a riformare il paese (badate bene, so perfettamente che questa è solo un’immagine superficiale, però sto pensando come se fossi Renzi). E il lavoro sporco che dovrebbe fare lui lo lascerà ad un governo tecnico, che nel titolo ho chiamato di guerra perché si troverà a gestire almeno due importanti missioni militari, la risposta violenta dei terroristi sul suolo nazionale (e conseguenti misure d’emergenza e militarizzazione del paese) e nuova austerità e conseguente esplosione sociale stile Grecia e chi lo sa forse data la gravità della situazione potrebbe anche posticipare le elezioni (dite che è impossibile? State vedendo la Turchia come velocemente si sta dirigendo verso la dittatura? Nulla è impossibile). A mio avviso, questo governo tecnico di guerra sarà quello che gestirà la completa cessione della sovranità nazionale all’Europa.

Detto questo potrebbe essere interessante un toto-nomi, vediamone alcuni:

MONTI-BIS: il governo tecnico di Monti è stato tra i più impopolari della storia italiana. Difficilmente si riuscirebbe a formare una maggioranza attorno al suo nome, però dato il suo prestigio da senatore a vita e da uomo dell’Europa potrebbe avere qualche possibilità. PADOAN: in tempo di crisi economica non è possibile non includere tra i papabili il ministro dell’economia in carica, soprattutto se è un uomo dell’Europa. Padoan è un burocrate più anonimo di Monti e quindi potrebbe attirare meno impopolarità come austero premier tecnico. DRAGHI: molto difficilmente Draghi lascerà un ruolo di rilevanza mondiale per ottenere la presidenza del consiglio italiano, però non possiamo escluderlo dato che darebbe veramente molta più rilevanza all’Italia. Probabile nel caso venga nominato senatore a vita (e lui avrebbe più meriti di Monti per questo ruolo). MOGHERINI: Come ministro degli esteri europeo Federica Mogherini ha ottenuto una certa rilevanza in Europa però le sue posizioni spesso sono state troppo blande soprattutto se viste da Washington. Quindi un cambio della guardia, spostandola come premier italiano, ci sembra assolutamente da non scartare. Soprattutto considerando il fatto che il governo tecnico avrà gravi problematiche di politica estera oltre che economiche.
 

BOERI: alcuni indiscrezioni parlando dell’attuale presidente dell’INPS come successore di Renzi e il suo pedigree rende questa ipotesi tra le più probabili. COTTARELLI: è il nostro uomo di punta, a mio avviso tra i più papabili. Chi meglio di un direttore del FMI con faccia da duro e con missione di tagliare la spesa sarebbe ideale per gestire un paese economicamente disastrato come l’Italia? (Dal punto di vista dei mercati). PINOTTI: il ministro della difesa italiano potrebbe avere un volto e un carattere abbastanza neutro per gestire un governo tecnico che non sia troppo impopolare e che debba gestire missioni militari, anche se non crediamo troppo a questa ipotesi. GRAZIANO: Claudio Graziano, capo di stato maggiore italiano fresco di nomina da parte di Renzi, potrebbe essere il renziano giusto per guidare un governo tecnico-militare di transizione. Inoltre il suo curriculum denso di missioni internazionali, tra cui l’Afghanistan, lo rende ideale per gestire un anno pericoloso come il 2017. A nostro avviso è tra i favoriti, tra l’altro un militare potrebbe ricevere i consensi necessari da quelle forze di destra da sempre vicine alle forze dell’ordine (NCD, FORZA ITALIA, FRATELLI D’ITALIA E LEGA NORD)

L’alternativa ad un governo tecnico sarebbe tornare alle elezioni con l’attuale legge elettorale modificata dalla Consulta, che presumibilmente vedrebbe una risicata vittoria dei Cinque Stelle con una o tutte e due le camere ingovernabili (situazione spagnola). Di conseguenza molto probabile un governo tecnico anche in questa seconda ipotesi. Se il governo tecnico nascesse dopo fallite elezioni sono più probabili i nomi più neutri, politicamente parlando.

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