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Verso l’integrazione in SudAmerica

L’ex presidente argentino Néstor Kirchner rimane l’unico candidato in campo per la carica di segretario generale dell’Unasur. La vittoria della diplomazia cilena della Bachelet lascia isolato Chavez 


Nessuna nuova, almeno sembrava fino all’ultimo istante, sull’Unasur. L’oggetto politico, l’Unione degli Stati sudamericani, non c’è ancora e fatica a diventare un soggetto reale sia in termini politici che economici. Ma qualcosa, faticosamente si muove. A rivelarne l’assenza operativa in questa fase è l’impossibilità da parte della presidenza ad interim, affidata al presidente cileno Michelle Bachelet, di riportare nell’organizzazione il Venezuela di Chavez. Molti osservatori valutavano il tentativo di avviare un consolidamento al processo di formazione dell’Unasur destinato al fallimento anche questa volta, dopo le riunioni saltate a settembre; fra cui quella, “dimezzata”, tenutasi a New York in coincidenza con l’assemblea generale dell’Onu. Non è più un’incognita, se non la struttura definitiva del nuovo organismo, la nomina del segretario generale, punto di scontro per quasi un anno. Dopo la forte presa di posizione sulla strage dell’11 settembre in Bolivia, e l’istituzione di una commissione indipendente che indaghi sui fatti e sul probabile coinvolgimento di elementi stranieri negli scontri (in particolare statunitensi come denunciano Bolivia e Venezuela), il rallentamento del processo di integrazione latinoamericano stava diventando un caso politico deflagrante per gli equilibri locali. In particolare, a causare l’empasse, è stata per mesi l’opposizione netta del Venezuela a una nomina dell’ex presidente argentino Néstor Kirchner alla carica di segretario generale dell’Unasur. Kirchner ha però ricevuto la scorsa settimana il sostegno chiave della Bolivia alla sua candidatura.


Lo ha comunicato al ministro degli Esteri argentino, Jorge Taiana, il ministro boliviano Héctor Arce, offrendo il pieno «sostegno del governo di Evo Morales alla candidatura del ex presidente Néstor Kirchner». Questa decisione del governo del Paese andino, rimescola ancora una volta le carte di questa querelle che si sta trascinando ormai da tempo e che neppure lo sforzo del governo brasiliano, vero motore dell’azione di avvio dell’integrazione continentale, era riuscito finora a sbloccare. Una decisione che mette in difficoltà soprattutto il Venezuela, che sembrava essersi schierato dalla parte dell’ambasciatore boliviano Pablo Solón Romero, unico altro candidato possibile alla carica di segretario generale dell’Unasur. È stato lo stesso Arce, braccio destro di Morales, a dichiarare pubblicamente che la candidatura di Romero poteva essere dichiarata decaduta. La probabile nomina del marito dell’attuale presidente argentino, Cristina Fernandez, è stata frutto della fitta rete di contatti diplomatici attuati dal presidente cileno Michelle Bachelet nelle ultime settimane. Ha certamente pesato il lavoro diplomatico cileno, ma soprattutto ha contribuito a sbloccare la situazione delle due candidature contrapposte l’istituzione della commissione di inchiesta internazionale sugli scontri avvenuti in Bolivia nella prima decade di settembre, dove hanno perso la vita decine di sostenitori di Morales. Il numero ufficiale dei caduti non è ancora conosciuto, ma contemporaneamente non è un caso che proprio osservatori argentini si siano attivati nelle scorse settimane per indagare, ancor prima dell’insediamento ufficiale della commissione, sui fatti avvenuti in Bolivia. Una posizione, quella assunta dall’Argentina, che ha convinto Morales a cercare con la Bachelet una soluzione unitaria. Anche senza il consenso dell’alleato, forse ormai ingombrante, Chavez. 

left 42, 17 ottobre 2008

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