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PD: verso il congresso (2)

Qui la prima parte

Il senso di un segretario. Qual è? Spesso viene identificato come il leader e nella visione veltroniana del PD il segretario è leader e quindi candidato premier. Una visione di un PD che non fa alleanze, che nasce per inglobare. Un PD cui però è mancato un organizzatore. Bersani è stato in mezzo al guado. Da una parte visto come il leader, ma dall'altra, per sua stessa ammissione, non come unica punta ma come colui che tiene insieme la baracca. È rimasto però in mezzo, e quindi né carne né pesce. Né leader carismatico (e lo abbiamo visto), né organizzatore (e anche questo li si è visto).

Ora è chiaro che un partito ha bisogno di entrambe le figure e che è difficile che un leader carismatico sia un grande organizzatore o comunque qualcuno che tiene le fila delle varie anime, come è difficile che un organizzatore sia un leader carismatico. Nella tradizione della sinistra italiana del dopoguerra il segretario era il leader (Togliatti, Longo, Berlinguer) ma aveva dietro un organizzatore. Un organizzatore che però non doveva tenere conto di troppe anime. Il PCI pur sotto il centralismo democratico aveva delle "anime" ma poche e ben salde intorno alla centralità del suo segretario. La DC invece funzionava diversamente, tante anime, tante correnti, tante visioni del mondo anche molto diverse tenute insieme. Con un segretario che tesseva la fila e poi altri che diventavano primi ministri (l'Andreotti che proprio in questi giorni ricordiamo essere stato sette volte primo ministro non è mai stato segretario del partito), partito che non poteva reggere un segretario-premier (e infatti quando fu primo ministro De Mita la DC fibrillò non poco). Ora il PD se vuole mantenere la sua vocazione plurale (e quindi maggioritaria) forse dovrebbe (paradossalmente) cambiare sistema: avere un segretario che rifletta le anime, che ne faciliti la dialettica per giungere ad una visione politica necessariamente complessa ma non contraddittoria e cacofonica, e un candidato premier che ne sia il leader.



E se vogliamo vedere a quel Partito Democratico che, piaccia o no, è il riferimento internazionale del PD italiano, ovvero i Democrats americani, questi hanno un chairman e un candidato presidente che non coincidono.

Se invece si vuole un partito più cementato intorno ad un unico scopo, allora il segretario-leader è un modello migliore. Come sempre, prima di chi, prima di "dieci misure concrete", bisognerebbe capire come il partito vede se stesso e il mondo.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.46) 16 maggio 2013 19:03

    Dopo essere stato ricattato per un ventennio con la paura di Berlusconi, costretto a votare gente politicamente inqualificabili: Occhetto, Prodi, Rutelli, Prodi, Veltroni, Bersani, ho deciso di rifiutare questo ricatto. Non voterò più per il PD e farò propaganda in tal senso al solo scopo di distruggere il gruppo di politici permanenti che si sono impossessati di questa etichetta e la usano a proprio vantaggio (personale), vecchi e giovani (immeritatamente autonominatisi giovani turchi).

    Senza cacciare via gli attuali "dirigenti" del PD la sinistra italiana non avrà mai la reale opportunità di governare il Paese.

    Alle prossime elezioni NON VOTATE PD

  • Di (---.---.---.46) 16 maggio 2013 19:05

    Ciò premesso, esprimo un giudizio sull’articolo: ARIA FRITTA; di un "giovane turco" ????

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